Il progetto del Grande MAXXI e Roma: intervista a Margherita Guccione

Dagli aggiornamenti sulle tre linee di intervento del progetto Grande MAXXI al (sempre attuale) dibattito sulla Legge per l'architettura: intervista a tutto campo a Margherita Guccione, Direttore scientifico del Grande MAXXI

A qualche mese di distanza dall’iniziativa pubblica in cui il Museo nazionale delle arti del XXI secolo ha chiamato a raccolta amministratori, progettisti e cittadinanza per dettagliare lo stato di avanzamento del progetto di ampliamento del MAXXI, abbiamo incontrato Margherita Guccione. Dagli obiettivi più imminenti ai traguardi successivi, in qualità di Direttore scientifico del Grande MAXXI ci spiega a che punto siamo. Con una riflessione conclusiva sulla Legge per l’architettura.

Grande MAXXI: il cantiere pilota per l’efficientamento energetico

Grande MAXXI non è solo il progetto di ampliamento dell’edificio progettato da Hadid. A che punto siamo con questa articolata operazione?
Grande MAXXI è andato avanti, con l’appoggio del Presidente Giuli, ora Ministro della Cultura, e adesso di Emanuela Bruni, Consigliere reggente. Include tre linee di interventi che corrispondono ad altrettanti e distinti finanziamenti. In questo momento siamo in uno stato avanzato per tutte, prossimi alla conclusione della progettazione e all’avvio dei primi lavori, a partire da quelli per la realizzazione del parco lineare di 7200mq che diventerà la quinta urbana della piazza del MAXXI. Così facendo il sito comincerà a perdere la connotazione cementizia che l’ha qualificato finora; il piano prevede anche due parcheggi che saranno molto utili per il quartiere.

Iniziamo dalla riconversione energetica dell’edificio esistente
Assolutamente sì. Abbiamo sempre parlato di un intervento prototipo anche per altre istituzioni. Il nostro è un progetto custom per l’intero complesso, ma quanto stiamo facendo potrebbe essere molto interessante nel territorio italiano, pieno di centri storici e monumenti, e anche per la filiera dei produttori del fotovoltaico. Stiamo lavorando sul duplice binario della forma (e quindi della qualità estetica) e della produttività. Nella linea d’intervento MAXXI Energy abbiamo previsto quindi più azioni, tra cui la sostituzione di tutte le tegole degli edifici tradizionali che fanno parte del complesso con tegole fotovoltaiche che contribuiranno a produrre l’energia pulita per il museo. Si tratta di un’operazione anche comunicativa: un’istituzione pubblica o un museo pubblico devono avere un comportamento corretto su questi i temi. Noi, insieme al quartiere, vorremmo realizzare una “comunità energetica”.

Tecnicamente può farci qualche esempio di quanto sta avvenendo?
Sulla copertura della Galleria 5, che non può sostenere l’appesantimento di pannelli e apparati tecnologici tradizionali, sperimenteremo una modalità di fotovoltaico che adotta un film sottile e molto leggero; tra l’altro, si tratta di una superficie grande ed esposta bene, quindi molto produttiva. Il mondo della tecnologia è in continua evoluzione ed essendo il MAXXI anche un museo di architettura le sperimentazioni rientrano nel suo DNA. Di fatto è diventato una sorta di “campionario” di varie modalità d’azione, data la sua dimensione e la configurazione. Vorremmo restituire questi risultati con momenti didattici e prossimamente organizzeremo delle visite specialistiche al cantiere sulle coperture, anche insieme all’OAR. Penso che l’architettura sia talmente importante per la vita delle persone che bisogna sviluppare sensibilità e partecipazione, restituendo lo stato d’avanzamento delle opere. 

Obiettivo 2025 per il nuovo parco urbano del MAXXI

Esiste poi la linea di intervento che affronta il tema dell’accessibilità. In quale modo?
È un progetto molto interessante e partecipativo, sono state attivate convenzioni e accordi con le associazioni delle diverse disabilità. Intendiamo l’accessibilità come un approccio trasversale, un metodo di lavoro per favorire la fruizione dei contenuti del museo da parte di tutti, perché sappiamo che i linguaggi del contemporaneo non sono immediatamente comprensibili. Segnalo un dato che mi ha veramente impressionata: da quando Sofia Bilotta, responsabile del progetto MAXXIperTUTTI, ha cominciato a sperimentare questo tipo di attività, di recente nella mostra Ambienti e in quella dedicata ad Aino, Elissa e Alvar Aalto, i visitatori con disabilità sono aumentati del 102%. È un numero che ci fa capire come questo sia un lavoro estremamente necessario.

Visti i risultati, come intendete proseguire?
Oltre a strategie che prevedono l’uso dei del digitale (AI, realtà virtuale e aumentata), nel progetto convivono misure fisiche, come quelle per il superamento delle barriere architettoniche e la produzione di dispositivi accessibili come i modelli tattili, e una componente immateriale: laboratori, performance e visite tattili e in LIS per i pubblici con e senza disabilità e tanta formazione. Abbiamo in mente un museo inclusivo, che accoglie le persone non una sola volta nella vita, ma capace di entrare nella loro quotidianità.

GrandeMAXXI, Cantiere Pilota tegole fotovoltaiche. Photo courtesy Fondazione MAXXI
GrandeMAXXI, Cantiere Pilota tegole fotovoltaiche. Photo courtesy Fondazione MAXXI

Il Grande MAXXI e la rigenerazione urbana del quartiere Flaminio a Roma

Spostiamoci all’ampliamento della sede museale. Qual è la sua valutazione dell’intervento architettonico di LAN?
Penso sia un edificio giusto, corretto, che non vuole assolutamente entrare in competizione con Hadid; risponde alle funzioni richieste dal bando. Nello stesso tempo ha la capacità di integrarsi, con qualità architettonica, in un complesso che considera proprio quello della qualità come un elemento qualificante. Il colpo d’ala del progetto è certamente l’ultimo piano, con il tetto giardino che dialoga con il verde del parco sottostante e offre anche una nuova esperienza nella visita del museo: quella dell’affaccio sulla piazza da un punto di vista inedito e, da lì, si potrà vedere anche la cupola di San Pietro. Oltre all’offerta culturale, che si rafforzerà, per il MAXXI ci saranno dei “vantaggi funzionali”, con spazi per i depositi e laboratori di restauro, che consentiranno di stringere relazioni col sistema delle istituzioni dedite al restauro del contemporaneo.

Dal parco al nuovo edificio, da qui a dieci anni quali saranno le ricadute in termine di rigenerazione urbana per il Flaminio?
Il MAXXI del futuro sarà un museo più verde, più sostenibile, ma anche più complesso. E la sua offerta culturale sicuramente si arricchirà di tutto questo. L’aumento dello spazio pubblico per la città con il parco di 7.200 mq, che nel disegno dei paesaggisti di Bureau Bas Smets disporrà di 80 specie di piante, genererà un’immediata ricaduta nel quartiere. Si supererà l’idea novecentesca del verde decorativo, a favore di un verde che introduce una forma di benessere ambientale (con una mitigazione della temperatura di 2-3 gradi in estate). Di conseguenza anche l’edificio entrerà sempre di più nel flusso della vita urbana: di fatto già ora, tutto il piano terra essendo completamente trasparente, favorisce la permeabilità interno e esterno del MAXXI, le cui forme possono apparire enigmatiche. Pensando al Flaminio credo poi che nell’arco di un decennio prenderà forma l’idea di un distretto della cultura, del benessere, dello sport. Ci troviamo al centro di una situazione urbana inedita dove cultura, verde, sport, formazione, dipartimenti universitari creeranno un “intreccio” incredibile. Il Grande MAXXI farà parte di questo sistema, così come il Museo della Scienza. 

In ambito culturale, quali ricadute vi aspettate?
Riguardano l’incremento delle funzioni del MAXXI nel quadro della programmazione culturale sviluppata dal direttore artistico Francesco Stocchi con i due direttori dei Dipartimento Arte e Architettura, Monia Trombetta e Lorenza Baroncelli. Da una parte le mostre, i grandi allestimenti curatoriali, dall’altra tutto quello che riguarda il backstage, il funzionamento della macchina del museo, come si conservano le opere, la possibilità di vedere e visitare i depositi, come si restaurano, come si movimentano, la formazione specialistica. Sono previsti anche spazi per la formazione nelle professioni museali, che è un campo molto promettente.

Ci sono tanti percorsi in progress: qualche timore?
Intanto una buona notizia: si è conclusa, con pareri positivi, la conferenza dei servizi per il progetto MAXXI Hub +Green (quindi per la riconfigurazione del fronte di Via Masaccio). I suoi tempi erano un’incognita. Proprio come avvenuto per il progetto di Hadid, anche questo sarà realizzato dal Provveditorato delle Opere Pubbliche del Lazio. Per ora siamo in linea con la previsione. Le risorse ci sono, abbiamo bisogno di una sola integrazione e anche questo processo è stato messo in atto.

MAXXI per TUTTI_Laboratorio LIS, Mostra Ambienti. Foto Giada Spera
MAXXI per TUTTI Laboratorio LIS, Mostra Ambienti. Foto Giada Spera

La questione della Legge per l’architettura in Italia

In conclusione, con riferimento al suo precedente mandato, vorrei ricordare lo sforzo del MAXXI, anche a livello di pensiero, rispetto alla Legge per l’architettura, una misura di cui nel Paese si discute da tempo. 
È un tema su cui ho lavorato tanto e nel quale sono stata sempre coinvolta. In passato ho partecipato alla stesura dei primi disegni di legge e come direttore MAXXI Architettura ho organizzato la serie di incontri Verso la legge per l’architettura. Purtroppo i ragionamenti fatti in questi anni non sono mai precipitati in una norma organica; in realtà la situazione è anche cambiata nel frattempo, in parte perché abbiamo il Codice dei contratti che sostanzialmente privilegia l’idea dell’architettura come servizio. Per me, invece, è proprio necessario un ribaltamento concettuale per affermare questa visione, perché reputo l’architettura un’opera di ingegno, espressione della cultura di un popolo in un momento storico: un patrimonio comune con un interesse pubblico primario. L’architettura interessa a tutti, come l’acqua, la sanità, la scuola, ma questo concetto finora non ha trovato forma in nessun provvedimento normativo. 

Da dove ripartire per fare qualche passo in avanti?
Sono ammirata dal successo dei progetti didattici sull’architettura del MAXXI, da come le colleghe raccontano ai bambini come si passa dalla dimensione bidimensionale del foglio alla tridimensionalità del volume. Tutto questo mi fa pensare che l’architettura dovrebbe entrare nella formazione scolastica, avere maggiore peso nei programmi scolastici italiani. Dal punto di vista delle leggi, dovremmo ripercorrere le diverse azioni che sono state adottate nella storia, come le normative sui concorsi, che devono essere svolti con correttezza, da giurie qualificate, con consapevolezza della committenza e, non da ultimo, con spirito partecipativo e con il coinvolgimento delle comunità a cui le opere sono destinate. Dovremmo capire come strutturare e potenziare l’aspetto comunicativo e partecipativo delle scelte che modificano l’assento del territorio, anziché farle calare dall’alto. E, non da ultimo, la legge per l’architettura dovrebbe pensare alle giovani generazioni. Oltre ai premi, come quello di MAXXI e Triennale, bisognerebbe sostenere i giovani architetti e promuovere le loro ricerche. Infine, un tema che mi sta molto a cuore resta quello del riconoscimento e della tutela dell’architettura moderna e contemporanea di qualità attraverso un’azione pubblica che la includa nel nostro patrimonio culturale.

Valentina Silvestrini

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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