Salviamo l’asilo Sant’Elia di Terragni, capolavoro dell’architettura italiana

Candidato alla campagna FAI “I Luoghi del cuore”, l’asilo Sant’Elia di Como è stato progettato da Giuseppe Terragni nel 1936-37. Unico nel suo genere, costituisce una testimonianza di eccezionale rilievo per l’architettura moderna italiana. Ecco perché la sua salvaguardia riguarda tutti noi, spiega il fratello Attilio Terragni

L’alte mura
Cangerò con la foresta

Ariosto, Orlando furioso

Un fatto che tutti conoscono: al suo ritorno a Itaca, Ulisse ritrova la sua casa occupata e degradata. Omero ci racconta come stando lontani quando torniamo da dove veniamo ritroviamo una situazione che non avevamo previsto, un mondo completamente cambiato.
Un fatto che tutti conoscono: nel 1936 viene inaugurato a Como l’asilo Sant’Elia di Giuseppe Terragni. Nelle sue parole, “una casa aperta alla luce all’aria e alla natura”. Se oggi torniamo a Como, come Ulisse, troveremo una casa abbandonata, un mondo nel quale i valori di Terragni e Maria Montessori sono diventati qualcosa che si è perduto durante la loro assenza.

Lo stato di abbandono dell’asilo Sant’Elia a Como

Alle nostre domande su cosa è accaduto la risposta è che sono cambiati i modi con cui noi educhiamo e accogliamo l’infanzia. Oggi ci dicono gli amministratori servono strutture protette, aule piccole e afone, corridoi, facilità di accensione e spegnimento con il controllo di tutti i parametri secondo standard che sinceramente nessuno sa di preciso da dove provengano. L’idea che un maniglione antipanico valga di più della gioia di stare in un luogo tutto aperto, con ben otto di uscite sul giardino interno, con pareti che si aprono intere sugli orti, con aule che danno direttamente all’esterno, è piuttosto imbarazzante. Nessuna Penelope ha tessuto la tela della legge e delle norme per poter proseguire con un’infanzia che facesse crescere nello stesso tempo adulti e bambini.
L’unica ragione dell’abbandono dell’asilo Sant’Elia sembra essere quella di una più facile manutenzione che non impegni nessuna responsabilità e, forse inconsciamente, anche l’idea che il periodo dell’infanzia sia meglio dimenticarlo al più presto, quasi fosse un fastidio.

Il destino dell’architettura moderna in Italia e il ruolo nuovo del FAI

Per fortuna o per sfortuna non siamo più nel mondo greco e non possiamo aspettare che arrivi e ritorni Ulisse, che con il suo arco risolva la questione e metta al sicuro la sua casa e i suoi abitanti. Oggi, dopo cinque anni di totale abbandono, tutto quello che si può fare è dare il nostro voto al FAI sperando di entrare in graduatoria entro i primi dieci edifici da preservare e incrociare le dita che questo risultato possa essere l’inizio di una nuova vita per l’asilo Sant’Elia e anche per il destino dell’architettura moderna in Italia: un patrimonio di incantati spazi poetici posti accanto alla nostra storia millenaria.
Certo, è un enorme passo culturale che il FAI si spenda per un’architettura moderna: usualmente la sua protezione interviene per edifici del passato, dal Cinquecento al Settecento. Ma questa buona notizia non deve far dimenticare la completa assenza degli organi preposti alla tutela, dello Stato e del governo nella difesa di valori che possiamo tutti condividere.

Salvare l’asilo Sant’Elia, un luogo per l’infanzia unico al mondo

Naturalmente l’impegno dei cittadini per salvare l’asilo ha molte motivazioni. La prima e la più ovvia è, come detto, che è uno degli edifici più importanti al mondo per l’architettura moderna, e questo già di per sé potrebbe essere sufficiente. Ma c’è di più. C’è che questo edificio per l’infanzia è unico al mondo, l’unico luogo dove chiunque può percepire quella meravigliosa sensazione di dissolversi nel tempo mitico della propria infanzia e della Natura che sostituisce le antiche mura. Nell’architettura di Giuseppe Terragni la Natura non è infatti un ritaglio del reale fatto dall’uomo, una scena precisa di una determinata ora del giorno o della notte, ma è un tutto indivisibile assorbito dalla vaghezza di un sogno silenzioso. Potrebbe assomigliare all’immagine di qualcosa che emerge dalle parti più elementari della materia, dalla simultaneità del nucleo microscopico della materia e dalla sua proiezione nel macrocosmo. Esattamente come accade nell’immaginazione dei bambini, che sono un piccolo spazio con una grande immaginazione a cui la Natura parla come un essere vivente.

Il progetto dell’asilo capolavoro di Giuseppe Terragni

Per un attimo visitando l’asilo Sant’Elia possiamo dissolverci nella magia del Tempo che si è fermato e in cui svanisce ogni distinzione tra Storia e Natura: non esiste l’istante che oppone una cosa all’altra, il positivo e il negativo, e il tempo è fermo, sospeso senza alcuna indicazione del suo scorrere. L’asilo sant’Elia è quindi un’opera che rappresenta non solo la storia dell’architettura ma quella della mente umana, capace di astrarsi, costruire, inventare e preservare la natura in cui viviamo. Questa è la costellazione dell’asilo: ed è ciò che di affascinante e misterioso accade. Una costellazione dove i pensieri non possono mai essere ridotti all’oggetto stesso, ma compresi nell’esperienza della loro dissoluzione, nel nostro dissolverci in quell’epoca mitica della nostra vita nella quale siamo veramente Natura.

Attilio Terragni

Qui il link per sostenere la candidatura dell’asilo Sant’Elia nella campagna FAI I Luoghi del Cuore – Il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare

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