Presto a Dubai il grattacielo sottilissimo disegnato da RCR Arquitectes
Vincitori del Pritzker Architecture Prize 2017, Rafael Aranda, Carme Pigem e Ramon Vilalta, ovvero RCR Arquitectes, hanno sviluppato il Muraba Veil: un grattacielo "ultra thin" che entro il 2028 sorgerà a Dubai. Ma come si colloca quest'opera nella storia dello studio spagnolo?
RCR Arquitectes e la società immobiliare Muraba hanno svelato lo scorso 5 novembre un progetto destinato a rivoluzionare lo skyline di Dubai: il Muraba Veil, un grattacielo residenziale di soli 23 metri di larghezza che vedrà la luce entro il 2028. Durante l’evento andato in scena contestualmente alla Dubai Design Week, i fondatori dello studio hanno spiegato i dettagli e la genesi del progetto, le sfide affrontate e il profondo legame della struttura con la tradizione locale.
A Dubai il grattacielo ultra thin Muraba Veil
Fondatori nel 1988 di RCR Arquitectes, con sede in Spagna, e vincitori del Pritzker Architecture Prize nel 2017, gli architetti Rafael Aranda, Carme Pigem e Ramon Vilalta, , stanno dando vita a un’opera che punta a fondere la modernità con la cultura emiratina. Noti per il loro approccio rispettoso dei luoghi e per il metodo creativo collaborativo, anche in questo progetto dimostrano la loro capacità di dialogare con la tradizione. “Non si tratta semplicemente di mostrare o spiegare una cultura, ma di comprenderla” ha sottolineato Carme Pigem durante la presentazione. “Pensiamo che questo sia cruciale, perché alla fine si tratta di integrare non tanto le forme della cultura, quanto i suoi concetti, creando qualcosa di nuovo. Questo approccio non è immediato: è come osservare una montagna e scoprire il concetto che la definisce, anche se apparentemente non ha alcuna relazione con l’architettura” ha aggiunto l’architetta.
Il ritorno a Dubai di RCR Arquitectes con Muraba Veil
Muraba Veil si presenta come un edificio estremamente ambiziosa. Una torre, alta 380 metri e larga appena 22,5 metri – l’equivalente di un singolo appartamento – dotata di 131 unità abitative che si innalza lungo la Sheikh Zayed Road, l’arteria principale di Dubai. La posizione strategica e la particolare morfologia del sito hanno influenzato profondamente il progetto. “Questo è un luogo molto speciale” hanno dichiarto gli architetti. “Ci troviamo accanto al torrente che crea una sorta di isola estesa verso il mare, nel cuore di Dubai, accanto al World Trade Center e al centro del business. In questa forma triangolare unica, abbiamo visto una grande opportunità per dare vita a qualcosa di straordinario.” Nonostante si distacchi dall’estetica tradizionale dello studio – caratterizzata da opere per lo più radicate nella ruralità, come il Laboratorio Barberí o la Cantina Bell-Lloc – il Muraba Veil non si limita a rispondere a mere esigenze funzionali. Gli architetti intendono dare vita a un’opera che superi il presente: un proposito che, secondo Carme Pigem, “implica una riflessione profonda sull’uso dei materiali esistenti, reinterpretandoli in chiave innovativa. Per noi è fondamentale ridurre e ripensare, creando un legame tra tecnologia moderna e saggezza tradizionale.”
Entro il 2028 a Dubai si innalzerà una nuova torre di 380 metri
Un elemento distintivo della struttura è la sottile rete in acciaio che la avvolge, ispirata alla tradizionale mashrabiya (un dispositivo per la ventilazione forzata naturale ricorrente nell’architettura araba, n.d.R.). Questo elemento non solo filtra la luce esterna, ma protegge anche gli interni dal calore, mentre gli ampi cortili verdi favoriscono la ventilazione naturale, reinterpretando il concetto di casa araba con un’impronta contemporanea. “Abbiamo adattato i principi tradizionali al contesto odierno, utilizzando tecnologie e ingegneria moderne per ribaltare i concetti consolidati e creare qualcosa di nuovo” hanno indicato da RCR Arquitectes. La sfida principale è stata quella di ridurre al minimo l’impatto ambientale, sviluppando soluzioni capaci di limitare l’uso dell’aria condizionata. “Speriamo che questo progetto possa fornire spunti per affrontare sfide globali come il cambiamento climatico.”
La duratura collaborazione tra RCR Arquitectes e la società Muraba
Muraba Veil è il frutto del rapporto di fiducia profondo tra gli architetti e il committente. “In architettura, si possono realizzare opere audaci e significative solo se c’è fiducia reciproca”, hanno affermato i fondatori dello studio. Questo è il caso della relazione decennale con Ibrahim Al Ghurair, fondatore della società immobiliare Muraba, che si è trasformata in una solida amicizia. “Quando abbiamo visitato il loro studio, abbiamo percepito immediatamente qualcosa di unico. Non era una questione di materiali, ma di sensazioni”, ha raccontato l’imprenditore. “In RCR Arquitectes hanno la capacità di creare spazi che vanno oltre il semplice ‘mattone e malta’. Con ogni progetto abbiamo imparato qualcosa di nuovo e il nostro legame si è rafforzato. Guardando questo edificio, si nota come sia stato concepito per un gruppo specifico di persone, in armonia con un luogo ben definito. Questa unicità è ciò che ci ha attratto verso il loro lavoro.”
Il futuro di Dubai secondo RCR Arquitectes
A margine della presentazione di Dubai, abbiamo chiesto agli architetti come immaginano il futuro della città e qual è il loro rapporto personale con il suo peculiare contesto urbano. “La nostra relazione con Dubai è iniziata nel 2005 quando abbiamo ricevuto un invito a partecipare a una competizione internazionale, un processo poi interrotto con la crisi finanziaria del 2008/09. In questi quasi 20 anni abbiamo visto la città crescere e siamo felici di rilevare come la città abbia la capacità di adattarsi alle nuove esigenze che la società richiede. È una città che si sta umanizzando e dove le persone stanno acquisendo i loro spazi per le relazioni”, hanno illustrato ad Artribune. Muraba Veil si qualifica come un progetto unico nel loro portfolio. Ma quali elementi possiede in comune con i lavori già portati a termine da RCR Arquitectes a Dubai, ovvero Muraba in Jumeirah Palm, Muraba Dia o la scuola Dar Al Marefa? “Siamo stati molto fortunati ad avere un cliente che ci ha aiutato a comprendere il luogo e la cultura araba beduina. Sulla base di questa analisi, tutti i progetti che abbiamo realizzato hanno cercato di riflettere e fornire risposte a queste due premesse. La protezione dal clima, l’isolamento, gli spazi interni/esterni, l’ombra, gli spazi di semioscurità, il rapporto con l’acqua e la vegetazione, la materialità sono elementi che ci aiutano a dare una risposta buona e unica a questo luogo“.
Carolina Chiatto
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