L’anno italiano del grande architetto Frank Lloyd Wright raccontato in un nuovo libro
Nel suo nuovo libro, l’architetto Carlo Nardi analizza l’esilio volontario in Italia del progettista statunitense. Durato un anno e originato da una crisi personale e professionale, quel periodo fu il punto d’avvio di una nuova fase della carriera del padre dell’architettura organica
Frank Lloyd Wright (Richland Center, 1867 – Phoenix, 1959) rappresenta il più grande architetto d’America, per sua aspirazione e per essersi autoproclamato tale. Lo è anche perché attraversa con la sua longevità le tappe della storia degli Stati Uniti nel Novecento e ne incarna i miti. Il primo in Italia ad occuparsi di lui è stato Edoardo Persico che nel 1935 tiene una conferenza a Torino dal titolo Profezia dell’architettura, in cui identifica nel progettista il padre della nuova architettura. È senz’altro vero però che Bruno Zevi, tornato dall’esilio negli USA nel dopoguerra ne promuove con impegno e caparbietà la diffusione dell’opera nel nostro Paese, presentandolo come il protagonista della nuova architettura che definisce organica e trasformandolo in un modello non solo culturale.
L’anno in Italia dell’architetto Frank Lloyd Wright
L’architetto Carlo Nardi (Treia, 1982) si rivolge essenzialmente al lettore italiano con un testo che documenta la permanenza dell’architetto americano in Italia, a Firenze e Fiesole, nel 1910 ben consapevole che Wright non ha mai fornito i particolari di quella esperienza. Ci racconta della sua formazione culturale, con particolare attenzione nei riguardi di ciò che possiamo definire la sua “americanità”. Inizia la narrazione con la profezia contenuta in Notre-Dame de Paris, il romanzo di Victor Hugo, mettendo a fuoco la frase “Ceci tuera cela” citata da Wright anche nell’Autobiografia e nel Testamento. Nel volumetto confronta il nuovo e l’antico linguaggio. Prevede una trasformazione epocale nella cultura dell’uomo in tempi in cui la stampa inizia a sostenere l’architettura. Wright nutre una vera passione per la carta stampata. La esprime con il grandioso Portfolio Wasmuth, edito a Berlino nel 1910, dove raccoglie cento grandi tavole litografiche che mostrano le sue architetture. Le vuole presentare sia in Europa che in America, nella convinzione che la nuova architettura, testimoniata da questi progetti, avrebbe riesumato, cinquecento anni dopo, la nobile arte della costruzione dopo la lunga decadenza.
L’esilio volontario di Wright tra Firenze e Fiesole
Il profeta lascia il suo Paese per l’Europa nel 1909, abbandonando la consorte e i loro sei figli per la moglie di un cliente e vicino di casa: Mamah Borthwick in Cheney, con la quale aveva una relazione. Giustifica il suo atteggiamento parlando di una profonda crisi personale, motivata dal crescente disagio per le poche realizzazioni messe a segno rispetto alle grandi aspirazioni. Giunge a Fiesole, un piccolo borgo d’arte e insieme un apprezzato salotto cosmopolita dove nascondersi, prima di tornare a riprendere il suo percorso e confrontarsi con i nuovi miti americani, ad iniziare da quello della frontiera e del coraggio presente nel capolavoro di Melville, Moby Dick. Nel luglio del 1910 scrive a Charles Robert Ashbee, l’amico e collega inglese: “La battaglia è stata combattuta. Sto tornando a Oak Park per riprendere in mano il filo del mio lavoro e – in una certa misura – della mia vita, là dove l’ho reciso”. Ciò che resta di quella esperienza riaffiora a tratti e lo si trova nell’Autobiografia, dove riporta i dolci ricordi dell’estate fiesolana troncati con la nostalgia del ricordo della scomparsa Mamah. Restano anche sei disegni realizzati quell’anno. Mostrano una casa-studio con un giardino bordato da un’alta muratura, in sintonia con la tradizione mediterranea, certamente conosciuta a Fiesole. In uno appare in basso, con la grafia che si può immaginare essere di Wright, la scritta “Villa: Florence, Italy, Via Verdi. Madame Illingworth – 1910. Feb”.
L’architettura di Wright dopo i mesi in Italia
C’è da chiedersi cosa rimane nel lavoro successivo dell’architetto americano dell’esperienza fiesolana. Per Nardi la si può identificare come il modello che vorrà sviluppare a Taliesin che non sarà solo una casa ma il centro del mondo dell’architetto, dove vita e lavoro, famiglia, collaboratori e allievi (o meglio discepoli a un certo punto) saranno insieme, “la base donde battermi per ciò che ritenevo giusto”. Ed ancora “il sogno di una vita più autentica, lontana dalle liturgie e dalle regole della società, protetta e introversa in una fortezza cintata per l’intimità”.
Mario Pisani
Carlo Nardi, La crisi del profeta Frank Lloyd Wright
Quodlibet, Macerata 2024
Architettura 2024
Pagg. 184, € 19,00
https://www.quodlibet.it
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