Tutte le volte che i mattatoi sono diventati spazi per la cultura. La mappatura in Italia e in Europa

Nel corso del Novecento abbiamo assistito alla nascita dei mattatoi e poi al loro disuso, fino a una rivalutazione del loro ruolo architettonico e sociale, spesso in chiave culturale. Abbiamo raccolto alcuni buoni esempi italiani ed europei

Italia, 1928. Il Regio Decreto n. 3298, Approvazione del regolamento per la vigilanza sanitaria delle carni, definisce il mattatoio come luogo deputato alla macellazione degli animali bovini, bufalini, suini, ovini, caprini ed equini, destinati all’alimentazione, i pubblici macelli. La norma obbliga tutti i comuni fino a quel momento sprovvisti a dotarsi di tale struttura, dettagliandone gli spazi, le dotazioni indispensabili e le disposizioni interne; ne affida quindi la direzione e l’ispezione sanitaria ai veterinari municipali. Già dalla fine dell’Ottocento, nelle località con oltre 6mila abitanti, alcuni precedenti regolamenti avevano iniziato a prevedere la costruzione di pubblici macelli per rispondere a necessità di tipo sanitario. Stabilimenti che in un contesto nazionale ancora in larga parte a trazione rurale, e con consumi di carne non paragonabili a quelli attuali, avevano infatti lo scopo di assicurare che lo svolgimento delle lavorazioni avvenisse in sicurezza, nel rispetto dei parametri di igiene del tempo. Poco più di un secolo fa, il legislatore aveva inoltre provveduto a riconoscere una sorta di “gerarchia geografica dei macelli”, identificando per quelli nei capoluoghi di provincia e per “quelli che hanno notevole importanza in rapporto all’entità della macellazione” una gamma aggiuntiva di impianti, come il reparto per le macellazioni d’urgenza. Esigenze burocratiche, tecniche e legate alla salute collettiva che, sul piano architettonico, si sono progressivamente tradotte nella scelta di destinare a tale scopo intere porzioni di territori, coinvolgendo nella progettazione degli impianti anche tecnici e professionisti di riconosciuto rilievo. Specie nelle città più grandi o nei centri nevralgici, ai padiglioni destinati alle funzioni di macellazione, talvolta arricchiti all’esterno con elementi decorativi, erano associate le aree per il mercato del bestiame (o fori boari). Il risultato? La nascita di “cittadelle” tendenzialmente ai margini dei centri urbani, funzionali a una filiera produttiva che, nel corso del Novecento, di pari passo con l’evoluzione della società e dei consumi ha poi intrapreso percorsi di altra natura, anche per effetto della spinta esercitata dall’allevamento intensivo e dell’ascesa delle aziende private in tale comparto. Pur non rendendo il contesto italiano un unicum su scala europea, il carattere prevalentemente “pubblico” dei mattatoi ha di fatto inciso nelle diffuse esperienze di riqualificazione di un patrimonio immobiliare che, in particolare dagli Anni Settanta in poi, ha conosciuto fasi di progressiva dismissione, degrado e abbandono. In questo articolo e in una prossima uscita presentiamo qualche esempio emblematico tratto dallo scenario italiano ed europeo.

La riqualificazione dei mattatoi: qualche esempio in Italia

Agli esempi di maggiore pregio, come il complesso del Mattatoio di Roma nel quartiere Testaccio, costruito tra il 1888 e il 1891 su progetto dell’architetto Gioacchino Ersoch e tra le più rilevanti testimonianze di archeologia industriale della capitale, si affiancano sul territorio una rete di luoghi talvolta meno noti al grande pubblico, ma con storie e trascorsi affascinanti. Risalente al 1894, l’ex macello civico di Busto Arsizio (in provincia di Varese) ha negli anni accolto persino una sede della Poste Italiane e una caserma di polizia. Nel luglio 2024, il Comune ha annunciato l’avvio della sua rigenerazione con il proposito di dotare la città di un polo “dedicato prevalentemente ai giovani, con spazi per attività aggregative, culturali e associative”. Un intervento che oltrepassa i 9 milioni di euro, finanziato per oltre 6,3 milioni di euro dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, non isolato.

Valentina Silvestrini

Obiettivo Città delle Arti: la rigenerazione dell’Ex-Mattatoio di Testaccio, a Roma

Realizzato insieme alle residenze dei lavoratori, il Mattatoio di Testaccio è da sempre un modello di riferimento europeo dal punto di vista urbanistico e funzionale; nel 1978 è stato vincolato per il suo valore storico-architettonico. Dal tempo della sua costruzione (1888-1891) all’anno di interruzione della mattazione (1975) ha attraversato le diverse epoche di sviluppo di Roma come capitale moderna: da stabilimento pubblico all’avanguardia per la nuova Italia repubblicana, a centro di un quartiere operaio, da luogo cosmopolita nei vent’anni conclusivi del Novecento, a complesso polivalente per la cultura e la formazione tecnica e artistica nella città del XXI Secolo. È anche il luogo in cui è stato girato il primo video musicale della storia d’Italia e qui si è svolto il primo festival Enzimi. 

Il progetto architettonico del Mattatoio di Roma

Lo stabilimento (106.664 mq) è stato progettato da Gioacchino Ersoch, che lo definì opera “di grande interesse e pubblica utilità”, decretando l’importanza collettiva mantenuta durante la veloce parabola di dismissione e riuso dei suoi caratteristici padiglioni, trasformati in appena 130 anni da macello del “bestiame dòmito” a Città delle Arti.
Il quadrante ovest di Testaccio si era rivelato abbastanza periferico e vicino al fiume Tevere per sostenere la produzione industriale della carne e del vino; nel frattempo Testaccio ha conquistato una posizione di centralità nella città storica. 

La storia passata del Mattatoio di Roma

Negli Anni Settanta, il decentramento delle attività di mattazione ha fatto sì che i padiglioni diventassero una dotazione pubblica strategica per altre attività. Noto per la vita notturna degli Anni Novanta, l’Ex-Mattatoio ha manifestato una vocazione all’intrattenimento e una permeabilità alle culture urbane grazie ad un incessante movimento di associazioni e movimenti che hanno generato occasioni di trasformazione e riuso. Vale la pena nominare la Scuola Popolare di Musica di Testaccio (avamposto dal 1975), il Villaggio Globale (dal 1990), il Centro Culturale kurdo Ararat (dal 1999), tra le comunità che ancora abitano e hanno presidiato con funzioni culturali e sociali i luoghi dell’Ex-Mattatoio, contesi tra lungimiranza e casualità.

Ex Mattatoio di Roma. Foto © Martina Pietropaoli
Ex Mattatoio di Roma. Foto © Martina Pietropaoli

L’Ex-Mattatoio di Roma oggi: la rigenerazione culturale

Il programma odierno di riqualificazione a cura di Roma Capitale definisce un assetto organico dal punto di vista architettonico e funzionale, tentando un coordinamento pubblico delle iniziative (fiere, conferenze, mostre, didattica). Questo sforzo decisivo per realizzare la Città delle Arti, si coniuga con l’adattamento continuo e le trasformazioni di un quartiere generoso di spazi pubblici per i cittadini. 

Gli eventi ospitati nel nuovo Ex-Mattatoio di Roma

È importante ricordare che la fama del Mattatoio è dovuta alla sua capacità di ospitare eventi epocali come il concerto di Frank Zappa nel 1982, proprio grazie al carattere accogliente della piazza del Campo Boario. 
Questo grande spazio libero unico nel suo genere (più esteso di piazza Navona o di piazza San Pietro, per intenderci) attirò l’attenzione di Renato Nicolini che ne riconobbe la vocazione all’arte decretandone l’apertura pubblica in occasione dell’Estate romana. Negli Anni Duemila, la Giunta Rutelli ha restituito alla città un polo culturale e un mercato importante, preparando il terreno per i bandi che hanno destinato una parte dell’Ex-Mattatoio alla Città dell’Altra Economia (2007).

La riqualificazione dei padiglioni a nord e il loro futuro universitario

Se è più facile accompagnare la propensione fieristica, espositiva e sociale della parte sud del Mattatoio (il cosiddetto Campo Boario), che era già disegnato da Ersoch come spazio di mercato del bestiame e del vino, meno immediata è stata la riqualificazione dei padiglioni dello stabilimento di mattazione a nord (più vincolanti dal punto di vista architettonico), per cui ci sono voluti degli attori pubblici con maggiore capacità trasformativa. L’Università degli Studi Roma Tre ha avviato nella primavera del 2024 un cantiere importante, che completerà nel 2028 la rifunzionalizzazione dei padiglioni destinati all’Ateneo, con il recupero e la ristrutturazione dei padiglioni 14, 15b, 15c, 16, 24 e 25, concessi all’Università degli Studi Roma Tre per vent’anni da una delibera comunale del 2022, che rinnova quelli già destinati al Dipartimento di Architettura. 
L’Università si colloca nella configurazione funzionale sancita dal “Piano di utilizzazione dell’Ex-Mattatoio di Testaccio”, derivato dagli accordi di programma del Progetto Urbano “Ostiense-Marconi” (1999-2000). Il primo insediamento delle aule risale al 1999 e per anni l’Ateneo romano è stato uno degli ospiti più importanti per renderlo un luogo di ricerca, affiancato in successione da Azienda Speciale PalaExpo, che nel 2008 con La Pelanda battezza insieme alla sede del Macro i due luoghi principali della parte più istituzionale delle iniziative artistiche dedicata alle mostre ai festival (tra cui da anni spicca il Roma Europa Festival). In estate l’Aula Studio La Pelanda è stata inaugurata aggiungendosi ai cinque spazi comunali aperti tutta la settimana per i giovani. 

Le altre attività culturali dell’Ex-Mattatoio di Roma

Sotto il brand “Mattatoio” promosso da PalaExpo sono inclusi anche i cosiddetti Rimessini (ristrutturati e destinati da tempo alla ristorazione ma ancora chiusi). Tra i cantieri degni di nota, l’Accademia di Belle Arti (insediata dal 2011) sta ampliando i suoi spazi e il Centro per la Fotografia sarà visitabile dal 2025. Oggi la maggior parte della superficie del Mattatoio è costituita da strade e piazze pedonali, il cui valore pubblico è una risorsa imprescindibile per la trasformazione futura.

Martina Pietropaoli

Libri consigliati:

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Redazione

Redazione

Artribune è una piattaforma di contenuti e servizi dedicata all’arte e alla cultura contemporanea, nata nel 2011 grazie all’esperienza decennale nel campo dell’editoria, del giornalismo e delle nuove tecnologie.

Scopri di più