La rigenerazione urbana di un borgo in Calabria. “Come riaccendere il fuoco sotto la cenere”
Dal 2021 il Simeri Laboratorio Urbano invita gli studenti (non solo) di architettura a misurarsi con il contesto di un centro calabrese, tra la Sila e lo Ionio. Con il contributo di tutor e il coinvolgimento della comunità locale, nell’ultima edizione una scuola dismessa è stata riattivata in centro culturale
Distanti dalle rotte più battute, afflitti da fenomeni di declino demografico, abbandono o emarginazione socio-economica, alcuni territori dell’Italia negli ultimi anni hanno guardato con interesse alle potenzialità di rilancio legate ai linguaggi contemporanei. In giro per il Paese, per volontà di singoli artisti, professionisti o collettivi, su impulso di amministrazioni locali, soggetti del terzo settore o imprenditori, sono germogliate iniziative che hanno contribuito a ridefinire l’immagine e l’attrattività (anche in termini turistici) di luoghi che forse, altrimenti, sarebbe stati destinati a una duratura marginalità. Parallelamente, quella stessa tipologia di contesti ha iniziato ad accogliere operazioni dal dichiarato slancio sperimentale, in cui temporanee comunità di progettisti (e di progettisti in formazione) vivono accanto ai residenti: attraverso pratiche che prediligono l’ascolto, la condivisione e la cura, si misurano con il patrimonio locale, immateriale o materiale. Spesso l’obiettivo di tali percorsi è lasciare un’eredità permanente nei borghi o paesi di intervento, senza volerne stravolgere in alcun modo l’identità. Ricorrente punto di partenza dei micro-progetti sviluppati in loco sono risorse, memorie e peculiarità dei siti scelti.
La rigenerazione culturale e sociale di Simeri, borgo in decrescita in Calabria
Di origine medievale, ma probabilmente abitato fin dall’età del ferro come testimoniano alcuni reperti archeologici, Simeri è uno dei due agglomerati del Comune di Simeri Crichi, istituito nel 1848 nel catanzarese. Con circa 160 residenti, a partire dal 2021 annualmente Simeri accoglie una summer school interdisciplinare. Un’occasione per ragionare, in modo corale, sulla sua rigenerazione culturale e sociale ribattezzata Simeri Laboratorio Urbano. A raccontarci l’ultima edizione, promossa dalla locale associazione Asperitas, con il Comune di Simeri Crichi e Borneo Architecture, sono Flavio Mancuso (co-fondatore di Simeri Laboratorio Urbano e suo direttore artistico, nonché ricercatore e docente associato presso la cattedra di Architettura del Paesaggio dell’Università Hafencity di Amburgo), Sabrina Morreale e Lorenzo Perri (fondatori di Lemonot e docenti alla Royal Academy of Art di Londra), ovvero due tra i docenti e supervisori coinvolti nell’estate 2024 (con loro anche Sven Kohlschmidt, Matteo Fiorentino, Antonio de Paola, Antonio Seghini e lo street artist Massimo Sirelli, n.d.r.). All’insegna del tema-motto Hhocu sutta cinnara – un’espressione del dialetto calabrese che si riferisce al “fuoco sotto la cenere” – studenti internazionali e tutor hanno concentrato il loro sforzo in termini di pensiero sul dismesso edificio scolastico di Simeri, risorto grazie a un’esperienza di co-creazione con la comunità locale.
Dalle ceneri della scuola di Simeri è nato il Centro Culturale Collettivo
Inaugurato lo scorso settembre, a conclusione del laboratorio, l’edificio oggi accoglie il Centro Culturale Collettivo di Simeri. Per i promotori si candida a essere “uno spazio libero da ogni forma di discriminazione e violenza, concepito per promuovere la vita comunitaria e dove insegnare ai nostri giovani l‘importanza delle risorse del nostro territorio”. Flavio Mancuso spiega ad Artribune che si tratta di “uno spazio culturale per la comunità e per le attività creative contemporanee”, sottolineando come lo spirito alla base del progetto sia evitare l’insorgere di quel gap che, talvolta, si verifica al termine delle residenze d’artiste canoniche. “In questo caso, l’aspetto interessante è che la vita del CCC è iniziata proprio quando il laboratorio è finito e gli architetti se ne sono andati. I giovani che vivono a Simeri hanno iniziato a utilizzarlo per stare insieme. Quello, ora, è il loro spazio” prosegue Mancuso, citando come punto di riferimento il professore e ricercatore Vito Teti e la sua visione di una Calabria finalmente in grado di accettare sé stessa e ciò che è stata. Un orizzonte concettuale per ripartire da quanto più profondamente appartiene a questa terra, mettendo in circolo le energie che ancora la attraversano.
“In attesa”, la serie di cartografie che analizza il territorio di Simeri
L’eco della tesi di Teti, che a una certa “romanticizzazione delle rovine” e dei paesi in stato di abbandono predilige una maggiore consapevolezza circa il tipo di impegno richiesto a chi sceglie di restare in questi luoghi, si rintraccia anche nel racconto di Sabrina Morreale, che con il duo Lemonot nel 2023 ha preso parte al Padiglione Italia curato dal collettivo Fosbury Architecture. “L’isolamento del luogo, il silenzio, il numero ridotto di persone con cui interagire sono state condizioni diverse da quelle abituali per la maggior parte di noi, di base in città anche grandi. Tuttavia la difficoltà maggiore va identificata nel non voler romanticizzare la vita rurale e anche le difficoltà quotidiane di chi abita a Simeri”. Tale approccio si riflette nelle attività coordinate da Lemonot, che nel territorio di Simeri ha agito su vari fronti, inclusa la catalogazione delle piante, spontanee o coltivate, e degli edifici in uso o in stato di abbandono. Un’esperienza talvolta coincidente, perché in alcuni casi la natura si sta appropriando del patrimonio edilizio non più in uso o degradato. Intitolata In attesa, la serie di cartografie che restituisce gli esiti di tale “mappatura” è stata la “parte più bella e interessante del nostro lavoro” e ha preso anche la forma di “nuove cartoline turistiche che per chi è di passaggio a Simeri, che sono state donate all’associazione di donne del paese”, conclude Morreale. Preceduta dalla consueta call, la prossima edizione del Simeri Laboratorio Urbano dovrebbe tenersi nelle prime due settimane di settembre. E chissà con quali nuove traiettorie di indagine sarà in grado di osservare il piccolo borgo calabrese, tra la Sila e lo Ionio.
Valentina Silvestrini
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