A Matera la rigenerazione urbana passa anche per l’ascolto

Promossa dal Comune di Matera, l’iniziativa “La voce dei quartieri di Matera” si qualifica come un esperimento di ascolto partecipativo unico nel suo genere, potenzialmente replicabile altrove, non solo in queste tre fondamentali aree cittadine

I quartieri materani di Lanera, Serra Venerdì e Spine Bianche costituiscono un brano rilevante per la storia dell’architettura moderna dell’Italia del secondo dopoguerra. Riflettono, a vario modo, le posizioni teoriche che contraddistinguevano a metà del Novecento la “scuola romana”: da Luigi Piccinato a Luisa Anversa, da Carlo Aymonino a Mario Coppa, Marcello Fabbri e altri ancora. Tutti e tre furono progettati dai citati architetti e costruiti negli Anni Cinquanta del Novecento in seguito allo scandalo che portò all’emanazione della Legge Speciale n. 619 per il Risanamento dei rioni Sassi e al successivo affidamento all’architetto e urbanista Luigi Piccinato del nuovo piano regolatore di Matera. A quasi sette decenni da allora, la locale amministrazione ha attivato un percorso per la loro riqualificazione in cui è coinvolta una pluralità di professionisti. Vincitori di un bando pubblico, lo studio DeAssociati, oggi guidato dall’architetto Georg Josef Frisch, e il laboratorio CITERA di Sapienza Università di Roma, coordinato da Spartaco Paris, architetto e professore ordinario di progettazione tecnologica, si stanno attualmente occupando della redazione delle schede norma da attuare per le prossime trasformazioni dei tre quartieri. Un incarico, gravoso e appassionante, che costituisce una sorta di un unicum nel panorama nazionale e deriva dallo “speciale riconoscimento” attribuito, nell’ultimo piano regolatore, dal Comune di Matera a Lanera, Serra Venerdì e Spine Bianche.

Il futuro dei quartieri Lanera, Serra Venerdì e Spine Bianche a Matera

In nome della loro qualità i tre quartieri sono stati inseriti in quelli che si chiamano tecnicamente ‘tessuti A’, ovvero i centri storici, pur essendo quartieri moderni” spiega Paris. Tale condizione, non ricorrente per il patrimonio moderno italiano, giustifica il lavoro in corso, finalizzato – entro la fine della primavera 2025 – a stilare le linee guide entro cui potranno compiersi la loro rigenerazione e il loro riuso. Condotta in forma consortile da Sapienza e DeAssociati, tale attività è strutturata in più fasi e ha volutamente carattere interdisciplinare. “Nella progettazione di Lanera, Serra Venerdì e Spine Bianche particolare attenzione è stata destinata al rapporto tra costruito e spazi pubblici” chiarisce Maria Clara Ghia, ricercatrice in storia dell’architettura di Sapienza Università di Roma, sottolineando che i tre casi esaminati sono emblematici perché “pensati a partire dall’idea di unità di vicinato, quindi lasciando aperta la possibilità di uso degli spazi comuni da parte degli abitanti”. 

Matera, Serra Venerdì. Foto Carlo Vannini
Matera, Serra Venerdì. Foto Carlo Vannini

Le schede norma per la rigenerazione urbana, architettonica e sociale

Proprio l’attuale comunità dei residenti è stata coinvolta nei mesi scorsi in un processo di “costruzione della consapevolezza” circa le peculiarità di questi manufatti edilizi, divenuti nei decenni di proprietà privata secondo il meccanismo della “casa a riscatto”: realizzate con risorse pubbliche, le singole unità immobiliari sono state concesse in locazione e, al termine di un definito periodo di tempo, sono divenute di proprietà degli stessi (ex) locatari. “Abbiamo iniziato con una fase di acquisizione di consapevolezza e conoscenza, attraverso la consultazione e lo studio di documenti, carteggi, materiali d’archivio” prosegue Paris. “È quindi seguita un’esperienza di sensibilizzazione e ascolto. Ora siamo alle prese con la fase di indirizzo normativo, ovvero quella più tecnica, in cui stabiliremo che cosa riteniamo sia consentito fare e cosa riteniamo sia non consentito fare in queste zone di Matera. Di questo strumento disporrà l’amministrazione, che potrà farlo proprio e attuarlo”. In sostanza il Comune potrà decidere se considerarle norme di raccomandazione, norme di indirizzo oppure assegnargli carattere restrittivo.

L’iniziativa partecipativa “La voce dei quartieri di Matera”

Nell’attività a carattere partecipativo, che si è conclusa lo scorso dicembre e ha avuto una concreta ricaduta “fisica” nella comunità materana, un ruolo centrale è stato svolto dall’ingegnere Francesco Maggiore, docente di storia dell’architettura presso l’Università della Basilicata e presidente della Fondazione Gianfranco Dioguardi. Attraverso il coinvolgimento di associazioni attive sul territorio e di Carlo Picerno, laureando che ha svolto una tesi focalizzato su questo processo, sono stati realizzati tre totem, collocati in luoghi strategici dei quartieri in questione. “Li abbiamo chiamati dispositivi di ascolto” racconta Maggiore, evidenziando che sono stati costruiti “con materiali da cantiere, quindi riconvertibili e reindirizzati verso l‘impiego in edilizia al termine delle settimane di attivazione”. Triplice la loro funzione: “sono stati espositori e sui loro pannelli abbiamo mostrato le fotografie di com’erano questi luoghi al termine dei cantieri, negli Anni Cinquanta e Sessanta, a confronto con lo stato di fatto restituito attraverso gli scatti recenti di Carlo Vannini, eseguiti dai medesimi punti di vista. Inoltre hanno agito come macro cassette postali, in cui i cittadini sono stati invitati a recapitare lettere, cartoline e le risposte al questionario messo a punto con il gruppo di lavoro. Non da ultimo sono divenuti delle lanterne urbane, perché nelle ore serali e notturne erano illuminati”.

Matera, Spine Bianche. Foto Carlo Vannini
Matera, Spine Bianche. Foto Carlo Vannini

L’eredità del Moderno a Matera e la sua rigenerazione

In parallelo, nel periodo di attivazione dei totem sono state promosse ulteriori azioni di partecipazione e dialogo, tra cui delle camminate collettive. Pur con le differenze riferibili a ciascun contesto, dagli oltre 150 questionari visionati a conclusione di questo iter emerge un comune, forte, senso di appartenenza ai luoghi espresso dalla comunità residente. Un punto di forza destinato a fare la differenza, anche nel lungo periodo. L’obiettivo del progetto di ascolto, più che finalizzato alla raccolta delle criticità relative alle singole abitazioni, ovviamente esistenti, “era orientato a definire un insieme di desiderata e di possibilità principalmente orientate alla migliore qualità dei quartieri, e all’articolazione dei loro spazi pubblici di Lanera, Serra Venerdì e Spine Bianche” conclude Maggiore, indicando come la loro principale dote vada proprio identificata nell’impostazione urbana, figlia dell’epoca della loro progettazione. Proprio tale aspetto acquisisce per il team incaricato della stesura delle schede norma un valore irrinunciabile, destinato a incidere sulla permanenza del valore storico e architettonico e sulla qualità delle trasformazioni future dei tre quartieri, accanto alle questioni più strettamente derivanti dall’età e dall’usura degli edifici che afferiscono al vasto (e sempre acceso) dibattito sul restauro del Moderno.

Valentina Silvestrini

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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