Recentemente in Inghilterra è stata presentata una linea di prodotti high-end per la cura del viso. Gli ideatori sono Adam e Maxine Flint, coppia di marito e moglie, impegnati nella ricerca medica e dermatologica da oltre vent’anni e in diverse parti del mondo, nonché entrambi appassionati di design.
Le premesse della linea partono dalla constatazione di quanto spesso i prezzi dei prodotti di bellezza differiscano dagli effetti/risultati paventati. Oltre alle difformità che si verificano tra il confezionamento e le composizioni di sieri, detergenti e creme nutrienti per la pelle.
Nel caso di Flint+Flint, la corrispondenza tra la conformazione del packaging e gli intenti programmatici sembra sintetizzabile, tra estetica e ingredienti, in tre aggettivi: transparent, robust, warm. Il logo apodittico, simbolo matematico, certificatore di unione e salute, si declina secondo diverse nuance fluorescenti a seconda degli ingredienti utilizzati e della tipologia di prodotto: il siero alla vitamina C, color buccia d’arancio; oppure la protezione solare all’olio di mongongo, contrassegnato dal color melograno. Croce talvolta fustellata (retro-rivestita da un’anima lucida interna), talvolta stampata tono su tono; emergendo con chiarezza su confezioni che occupano una volumetria essenziale, accolta da una carta spessa, leggermente ruvida, grigio ardesia. All’interno, dispenser e tubetti che non superano i 100 ml e stravolgono la sensazione tattile di superficie, proponendo contenitori vinilici color grigio antracite, serici, vellutati.
Il design, concepito da Corporation Pop di Manchester, è affiancato, tanto sul sito Internet quanto sulla comunicazione corporate cartacea, dalle storie illustrate, organiche di David Bailey, mentre il packaging è stampato a Leeds e gli ingredienti dosati nello Yorkshire.
Una linea british, minimalista e ultra-sensoriale, che abbina aromi fioriti e linee maschili, nebulizzando le essenze profumate dei trattamenti sulla cellulosa esterna delle confezioni.
Ginevra Bria
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #23
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