Peter Mabeo. Hic sunt leones
Utilizzo di materiali ecosostenibili. Elevato grado di artigianalità. Sviluppo di personale specializzato della comunità locale. Interrelazione e ricerca di creativi internazionali. Questi sono alcuni dei principi che guidano, da diversi anni, Peter Mabeo.
Peter Mabeo è un imprenditore che ha aperto la sua azienda di falegnameria nel 1996 in Botswana, arrivando oggi a quasi 500mila euro di fatturato annui (in aumento) e diventando di fatto uno dei massimi esportatori d’arredi in Africa.
Nel 2004 Mabeo comincia a collaborare con designer internazionali partecipando al programma The North South Project ideato dalla designer canadese Patty Johnson, la vera musa disegnatrice di Mabeo. Proprio la designer e progettista canadese ha proposto la collezione di sedie Maun Windsor, che reinterpretano la classica seduta Windsor; le sedute pieghevoli The Tswana Chair, che rivedono in chiave minimale i tradizionali sedili locali di legno e corda; la coppa Peo Bowl e gli sgabelli Thuthu, entrambi ispirati alle forme africane.
Degli svedesi Claesson Koivisto Rune la serie Kalahari composta da tavolo, panca, madia. Di Patricia Urquiola il tavolino Naledi e lo sgabello Kika. Tavoli, accessori da tavola, panche, credenze, sgabelli definiscono una produzione realizzata in pesantissimi legni massello, essenze scure ed eticamente certificate.
Da Luca Nichetto a Patricia Urquiola, da Patty Johnson a Claesson Koivisto Rune a Garth Roberts, la presenza scultorea dell’artigianato etnico si fonde alla linearità pulita di arredi e oggetti che sembrano, per il semplice fatto di essere unici, resistere all’economia del tempo. E quest’anno la settimana del Salone del Mobile di Milano li ha visti protagonisti di una delle sedi più esclusive: lo Spazio Rossana Orlandi.
Flavia Chiavaroli
Articolo pubblicato in versione ridotta su Artribune Magazine #25
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