In quali modi e secondo quali prospettive il design, e il suo ripensamento, possono aiutarci a comprendere le profonde trasformazioni che attraversano il mondo in cui viviamo?
È questa la domanda che percorre l’agile e denso libro di Marco Petroni. Il percorso del saggio, partendo dal Don De Lillo di Underworld e dal Paolo Virno di Grammatica della moltitudine, da Superstudio e dall’architettura radicale degli Anni Settanta, si impegna nel definire una “genealogia del possibile”: alla ricerca costante di un design liminale, sfuggente, pronto a catturare in forma veloce e precaria lo spirito del tempo.
Così, nella nuova visione del design che si viene delineando, la cultura del progetto non include più solo le cose ma le idee, i pensieri, le narrazioni e i “sogni sociali” (Dunne, Raby). Il tentativo delle riflessioni che si coagulano attorno a questi temi è quello, come afferma l’autore, di “scovare i lati oscuri degli oggetti e le loro relazioni con il mondo”.
CASI STUDIO E ARCHIVIO
Il design del possibile, in grado di dare forma e articolazione a una realtà costantemente in movimento e ibrida, sospesa tra stati e dimensioni (il non più e il non ancora, il già dato e l’eventuale), si muove dunque necessariamente tra differenti scenari e cornici interpretative, e viene declinato attraverso diversi casi-studio: la ricerca di Elio Caccavale (Future Families), in forte dialogo con la scienza; il progetto The Feminine Space in Between di Martina Muzi, in cui la riflessione sull’abitare si coniuga con quella sulla condizione della donna contemporanea; i ponti culturali offerti dai dispositivi ideati da Massoud Hassani, che si nutrono in dosi uguali di memoria e di consapevolezza civile (Mine Kafon).
Attraverso la forma dell’archivio, il design prova a gestire la memoria nelle sue stratificazioni digitali (Jon Stam), innestandone i contenuti all’interno dell’immaginario condiviso, e a trasformare il sovraccarico informativo da limite in opportunità (Accurat, Group Two). In quest’ottica, il seminale collage di Richard Hamilton (Just what is it that makes today’s homes so different, so appealing, 1956) diventa lo schema di riferimento in base al quale leggere orizzonti nuovi che si schiudono in tema di progettazione della vita contemporanea, tra tecnologia, intrattenimento e spazio esistenziale.
IBRIDAZIONE E RICERCA
L’equilibrio precario è ciò che tiene insieme oggi dimensioni apparentemente inconciliabili come scienza e cultura, tecnologia e natura, attraverso i numerosi esempi e studi citati da Petroni: l’ibridazione è la pratica centrale, declinata in infinite varianti. Ancora una volta, è quello dell’educazione il territorio principale in cui provare a reinnestare la cultura della sperimentazione e della ricerca: dal Dirty Art Department del Sandberg Instituut (Amsterdam) all’Institut für Raumexperimente (Berlino) fondato da Olafur Eliasson, ai workshop come InResidence (Torino), alla Domus Academy e all’accademia Abadir (Catania), proliferano negli ultimi anni i luoghi formativi – basati sul coinvolgimento attivo e sull’inclusione – in cui immaginare concretamente il possibile come progetto e come mondo.
Lo sconfinamento disciplinare e culturale, l’identità come continua negoziazione e la creatività come dimensione fortemente politica sono i concetti-guida del presente e futuro design del possibile.
Christian Caliandro
Marco Petroni – Mondi possibili. Appunti di teoria del design
Edizioni Temporale, Milano 2016
Pagg. 112, € 10
ISBN 9788890983948
www.edizionitemporale.it
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati