La Fondazione Cirulli apre a Bologna nel 2018. Foto, video, anticipazioni da San Lazzaro
Un'eterogenea collezione di opere made in Italy, nata a New York, trova casa a San Lazzaro di Savena. In un edificio firmato da Achille e Pier Giacomo Castiglioni che già da solo vale una visita...
Tra un anno San Lazzaro di Savena, a una manciata di chilometri da Bologna, scoprirà di avere un centro di riferimento per la storia dell’arte italiana novecentesca. Una Fondazione privata, che ancora prima di inaugurare ufficialmente si dichiara pronta ad assumere funzioni da istituzione pubblica: è la nascente Fondazione Massimo e Sonia Cirulli, presentata nei giorni di Arte Fiera agli ospiti del Vip Program come parte di un road show di avvicinamento all’apertura ufficiale e alla messa a regime dell’ambizioso piano di attività, che il neonato ente vuole intraprendere entro l’inizio del 2018, probabilmente in conconcomitanza con la prossima edizione dell’evento fieristico bolognese.
PER UNA CULTURA MATERIALE ITALIANA
Come spiegato dallo stesso Massimo Cirulli e da Marco Sammicheli – membro più giovane di un Comitato Scientifico per il resto composto esclusivamente da “italiani all’estero” – la Fondazione si immagina come una “nave pirata”, foriera di incursioni anomale – almeno per il panorama nazionale – nel mondo della cultura. Perché si parla di cultura materiale, innanzitutto, senza porre distinzioni tra arte visiva classicamente intesa e arti applicate: nella sterminata collezione – di oltre 200mila opere, di cui nelle immagini è possibile avere un assaggio esemplificativo – che i Cirulli hanno raccolto a partire dagli anni Ottanta a New York, convivono fotografie di Carlo Mollino e dipinti di Osvaldo Licini; poster firmati da Lucio Fontana – con l’assistenza di un Bruno Munari ancora agli esordi – e carte da pasticceria stampate nel secondo Novecento in tutta Italia; gli impeccabili disegni di Bob Noorda per la comunicazione dei pneumatici Pirelli e l’annuncio della svendita indetta da Balla delle sue opere “passatiste”, cui voleva rinunciare in nome del credo futurista.
DINAMISMO E VARIETÀ: LO SPAZIO ESPOSITIVO E I SUOI FUTURI UTILIZZI
Una difformità di stili e media che Massimo Cirulli identifica come cifra stilistica della propria collezione, nonché della Fondazione a lui e alla moglie intitolata: da emiliano doc, e complice il clima della Grande Mela sullo scorcio del Novecento, il collezionista vede nella creazione, nel “fare”, l’unico comune denominatore di grafica e design, pittura e scultura. Una figura volitiva, la sua, che trova nell’ex showroom SimonGavina una controparte architettonica di particolare pregnanza: progettato da Achille e Pier Giacomo Castiglioni nel 1960 per Dino Gavina, questo “granaio” – che granaio non è mai stato, essendo l’interpretazione moderna dell’archetipo edilizio – su tre livelli mantiene persino in fase di cantiere una sorprendente concatenazione dei piani, con una moltiplicazione degli scorci prospettici che rende dinamico lo stesso spazio espositivo. Varietà e flessibilità che, dal Futurismo e dall’industrial design, la Fondazione intende declinare nella propria mission: tenendosi volontariamente lontano da distinguo accademici, il centro di San Lazzaro proporrà iniziative diversificate per un pubblico eterogeneo, nella convinzione che un’arte varia debba raggiungere la più variegata delle platee.
– Caterina Porcellini
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