Tempio, chiesa, mausoleo… lo spazio disegnato da Laetitia De Allegri e Matteo Fogale nel cuore della Milano commerciale per l’azienda Casone Group è un po’ tutte queste cose insieme, e ancora un modo per riflettere in maniera ironica sull’ossessione dei nostri contemporanei per una serie di pratiche pseudo-religiose e spesso posticce. Mystical Solace (Finding comfort in the metaphysical during times of great distress) si fa gioco dell’idea che sia possibile attingere a ricette esotiche preconfezionate per raggiungere un confortevole distacco dalle cose del mondo senza pagare il prezzo dell’inautenticità. È il karma degli occidentali tanto di moda in questo inizio 2017? “Nessun riferimento al Festival di Sanremo, che non ho seguito, né alla musica leggera”, spiega Valentina Ciuffi, curatrice del progetto con Studio Vedèt, il suo nuovo approdo dopo la fortunata esperienza di Actant Visuelle. “Semplicemente un tema che era nell’aria da un po’. Il privilegio del lavorare con la pietra, bellissima pietra, e di poter realizzare un’installazione immersiva, ci ha portati all’immagine di un piccolo tempio, qualcosa che potesse accogliere un rituale e mostrarsi sospeso in un contesto sovraccarico di cose come quello del Salone. Il pensiero di questo gesto ci ha portati da subito a una riflessione ironica e auto-ironica su quello che saremo andati a fare, e abbiamo calcato la mano, creando questo pezzo di mondo sospeso nel cuore del Fuori Salone”.
DOME MILANO INTERIOR
La ricetta è la stessa di Actant Visuelle, che aveva curato la Design Week dei bambini nel 2015 e aveva trasformato la sede di Macao in un originale happening multidisciplinare l’anno successivo. Ma questa volta ad affiancare la giornalista-curatrice c’è una squadra allargata e multidisciplinare. L’installazione, realizzata negli spazi di Dome Milano Interior all’interno del famoso stabile disegnato da Vico Magistretti in via San Marco 1, sta tutta dentro un triangolo che mescola la pietra gialla di Siena e il marmo scuro Noire Doré, e vive grazie alle persone che la attraversano per poi ritrovarsi in vetrina. Al fruitore, al suo personale bagaglio spirituale e alla sua capacità di farsi trascinare da una suggestione mistica si deve il buon esito dell’esperienza e il non superamento di quel limite, decisamente scivoloso, tra raccoglimento e ostentazione.
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Articolo pubblicato su Artribune Magazine #36 – Speciale Design
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