Sculture da indossare firmate da grandi artisti contemporanei. A New York da Hauser & Wirth

Da Louise Bourgeois a Pipilotti Rist, sono 15 gli artisti internazionali scelti dalla nota galleria newyorchese. In mostra gioielli molto speciali, che assomigliano a sculture per il corpo. Bellissimi, eccentrici, raffinati.

Un tempo erano nettamente separate: le arti applicate di qua, le arti figurative di là. Funzionali, ornamentali, preziose e decorative le prime; nobili, alte, orientate al pensiero simbolico, al concetto o alla narrazione, le altre. La linea di separazione, nel Novecento, cominciò ad assottigliarsi, inaugurando una stagione felice di contaminazioni, di ribaltamenti. Oggi i piani si incontrano con naturalezza e spesso si fondono, lasciando che l’ambiguità diventi occasione, invenzione. L’aura, perduta un secolo fa nel nome della famosa riproducibilità tecnica, ha lasciato il posto a una luce diversa, tra ironia, desacralizzazione, innesti di prosa e poesia, detournement e ready-made, l’alto mischiato col basso, i canali sovrapposti e i saccheggi tutti consentiti. Col corpo e l’idea a farsi ancora territorio di sperimentazione.
Di questa storia si occupa Portable Art Project, una mostra a cura di Celia Forner, ospitata nella sede newyorchese di Hauser & Wirth per celebrare una collezione di “oggetti indossabili”: gioielli e accessori progettati da artisti contemporanei. E quindi, concepiti con l’occhio, il gesto e lo sguardo dello scultore, del pittore, ma anche di chi lavora col video, con l’installazione, con la performance. Niente di nuovo sotto il sole, la pratica è ormai consueta, persino banale. Ma a fare la differenza è il parterre convocato in galleria. Quindici nomi internazionali di altissimo livello: John Baldessari, Phyllida Barlow, Stefan Brüggemann, Subodh Gupta, Mary Heilmann, Andy Hope 1930, Cristina Iglesias, Matthew Day Jackson, Bharti Kher, Paul McCarthy, Caro Niederer, Michele Oka Doner e Pipilotti Rist.

John Baldessari, Crowd Arm (Gold on Silver), 2016 and Crowd Arm (Gold on Gold), 2016. Ph. by Gorka Postigo, modelled by Rossy de Palma. Courtesy the artist, Marian Goodman Gallery and Hauser & Wirth

John Baldessari, Crowd Arm (Gold on Silver), 2016 and Crowd Arm (Gold on Gold), 2016. Ph. by Gorka Postigo, modelled by Rossy de Palma. Courtesy the artist, Marian Goodman Gallery and Hauser & Wirth

ALCUNE OPERE, FRA TESCHI, ACULEI E ARMATURE

Punto di partenza è l’opera che metaforicamente apre la mostra: sono due bracciali di Louise Bourgeois, in oro e argento placcati. Quasi due polsiere, ampie, fascianti, tubolari, avvolgenti. Due spirali scolpite intorno ai polsi, che tanto richiamano certi lavori plastici dell’artista: creazioni di grandi dimensioni, realizzate in alluminio, spesso sospese, in cui il corpo umano e la forma organica collassano l’uno verso l’altra, rigenerandosi in un dinamismo apparente. Il senso dell’abbraccio, del tepore, a contrasto con la freddezza dei materiali, è il medesimo: nei gioiello, come nelle sculture.
Ad avvolgere il corpo sono anche i pezzi ideati da Cristina Iglesias, nota per le sue strutture drammatiche create con materiali industriali. Ma qui l’intenzione è un’altra: nessuna dolcezza in queste armature di alluminio grezzo – un po’ posthuman, un po’ industrial-punk – con cui proteggere l’anca, la spalla, il polso. Crude, informali, ruvide, rocciose: un erotismo alla Ballard, tra carne e alluminio.

Stefan Brüggemann, Fool’s Gold (Small), Courtesy the artist and Hauser & Wirth. Ph. Alex Delfanne

Stefan Brüggemann, Fool’s Gold (Small), Courtesy the artist and Hauser & Wirth. Ph. Alex Delfanne

Una specie di armatura anche per John Baldessari, ai limiti della portabilità. Anzi, decisamente da guardare più che da indossare. Combine tra il fantasy e il surrealista, che lascia sporgere dal gomito lunghi aculei d’oro giallo montati su piastre d’argento borchiate. Un singolo orecchino dorato, che ricorda le forme morbide di Hans Arp, un pendente che è una cornice vuota senza tela, un uccellino smaltato con occhi di smeraldo, impiantato su una protesi da spalla, completano la geniale serie dell’artista americano.
Splendido anche l’anello di Stefan Brüggemann: un cubo grigio in pirite, screziato da imperfezioni naturali e montato a contrasto su una fascia d’oro perfettamente levigata, si incastra in una scatola cubica dello stesso materiale. Insieme formano un unico elemento scultoreo. Si ispira alla Vanitas Matthew Day Jackson, tra teschi e scheletri in oro e in argento brunito elettroformato, combinati con elementi che rimandano al lusso e alla caducità: occhi di diamanti blu e un alto ramo piantato dentro a un ceppo. Tra de Dominicis, Penone e un omaggio all’iconografia barocca. Notevoli infine gli anelli di Andy Hope 1930, in oro giallo satinato, spogliati di ogni elemento decorativo e interpretati come forme pure, universali, matematiche.

– Helga Marsala

Portable Art Project
Hauser & Wirth
New York, 69th Street
20 April – 17 June 2017
www.hauserwirth.com

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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