Palermo, la mitica Targa Florio torna a ruggire. Dalle corse in moto a una mostra sul Futurismo
La versione su due ruote della storica competizione, ideata oltre cent’anni fa da Vincenzo Florio, è tornata sul vecchio circuito madonita della provincia di Palermo. Un’edizione accompagnata da varie iniziative culturali, inclusa una mostra con rarità futuriste. E domani? La Regione Siciliana di Nello Musumeci raccolga la sfida: il rilancio del marchio Florio è possibile. E i privati pronti a investire ci sono.
I FLORIO IN SICILIA. UN MITO SENZA TEMPO
“Continuate la mia opera perché l’ho creata per sfidare il tempo”. E all’idea del tempo, in perfetta sintonia con l’audace esprit d’inizio Novecento, Vincenzo Florio sembrò legare davvero – come il padre Ignazio e il fratello Ignazio Junior – la sua potente opera imprenditoriale. Fare, correre, restare, durare. Negli anni del nuovo splendore siciliano e palermitano, tra un’aristocrazia ancora fiorente e una borghesia in corsa, tra le grandi rivoluzioni di fine Ottocento e poi i fasti della Belle Époque, tra gli sfavillanti salotti culturali e un’aria felicememente internazionale, la famiglia Florio scrisse un capitolo memorabile della storia dell’Isola. Fatto d’innovazione, d’intuizioni imprenditoriali, di benessere e di lavoro, di progresso e di velocità.
A loro si devono, tra l’altro, la Tonnara di Favignana, gli storici Cantieri Navali di Palermo, i fiorenti stabilimenti vinicoli di Marsala, il sostegno a diverse opere pubbliche – incluse le attività del Teatro Massimo, il complesso di Villa Igea e vari palazzi in stile Liberty – oltre a importanti eventi come l’Esposizione Nazionale del 1891. Un impero pazzesco, tramontato inesorabilmente alla fine degli anni Trenta, sotto la pressione dei debiti e della crisi economica.
LA TARGA FLORIO SU DUE RUOTE. IL RITORNO
E a proposito di crono-mitologie e di valore del tempo, resta assolutamente simbolica l’impresa sportiva condotta da Vincenzo, appassionato di corse automobilistiche, pilota lui stesso e fondatore della mitica Targa Florio. Sessantuno edizioni in tutto, dal 1906 al 1977, con due lunghi stop dovuti alla prima e alla seconda Guerra Mondiale. Il circuito accidentato partiva da Cerda, in provincia di Palermo, dove si trovavano – e ancora si trovano – le tribune e gli stabilimenti. E sempre qui terminava: un anello in terra battuta disegnato tra le zone montuose dell’area madonita, lungo cui si scontravano sfavillanti vetture di ultima generazione.
Non solo quattro ruote però. Tra il 1920 al 1929 il nome Florio fu anche legato al mondo delle moto, con gli stessi 329 chilometri di sfida e di passione percorsi da campioni europei alla guida di fiammanti Harley Davidson, Indian, Bmw, Rudge-Whitworth, Moto Guzzi. Oggi, a 86 anni dall’ultima gara, la Targa Florio Motociclistica è tornata ad animare quel tratto di Sicilia, grazie a un accordo siglato fra il presidente dell’ACI Palermo, Angelo Pizzuto e al promotore Ciro De Petri, campione del Rally Dakar negli anni ‘80.
UNA MOSTRA SUL FUTURISMO E IL MITO DELLA VELOCITÀ
Intorno a questa 19° edizione, tenutasi lo scorso 4 e 5 novembre, è così nato Il Ruggito della Velocità. Miti e modernità della Targa Florio motociclistica, progetto culturale ideato dal Dipartimento Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, dietro impulso e col coordinamento di Sergio Alessandro, già direttore del Museo Riso nella sua brillante stagione iniziale, oggi a capo del Servizio Valorizzazione e Fruizione del Patrimonio dell’Assessorato regionale ai Beni Culturali.
Diverse le iniziative lanciate per questa fine del 2017. A partire da una collaborazione con la Scuola del Fumetto di Palermo: un concorso di idee per la realizzazione di un fumetto dedicato alla cultura delle corse, nel vivace contesto dell’epoca, con tanto di pubblicazione e borsa di studio destinate al vincitore. Quindi, una serie di conferenze sui temi guida dell’evento, dallo sport all’economia siciliana tra le due guerre, dalle vicende della famiglia Florio alla gloriosa esperienza del Futurismo siciliano.
E a proposito di Futurismo – immancabile riferimento in tema modernità e velocità – è attesa per il prossimo 22 dicembre una mostra presso il Real Albergo dei Poveri, gioiello settecentesco palermitano con funzione di sede espositiva. Al centro del progetto ci sono il mito del pilota, la ricerca tecnica ed estetica sui potenti mezzi a due ruote e, naturalmente, il contesto novecentesco che vide sbocciare la vicenda della Targa. Accanto a una selezione di motociclette storiche, provenienti dalle collezioni dell’Associazione Siciliana Veicoli Storici, e ad alcuni motori aeronautici databili tra gli anni ‘20 e ’40, custoditi dal Museo dei Motori dell’Ateneo Palermitano, troveranno posto opere futuriste e post futuriste di autori immensi come Giacomo Balla, Mario Sironi, Fortunato Depero, alcune esposte per la prima volta in Sicilia: prestiti di collezioni private e pubbliche, una su tutte quella sconfinata del Mart di Rovereto. Tra i pezzi forti la singolare Opera meccanica (Moto futurista) di Angiolino Spallanzani, affascinante prototipo-scultura in legno del 1926, l’iridescente Motociclista del 1914 firmato da Gerardo Dottori o un audace Treno notturno in corsa di Pippo Rizzo.
Preziosa la preview tenutasi il 20 novembre presso la Biblioteca Centrale della Regione siciliana, tutta incentrata sui documenti storici dedicati alla Targa Florio e al milieu culturale del tempo: fra i tesori cartacei da scoprire – dalle due lettere di Marinetti ai poeti bagheresi a un’edizione de La Lettura del 1918 (allegato del Corsera), dal Manifesto Futurista ad alcuni numeri di Rapiditas, rivista ufficiale della Targa Florio – c’è anche il celeberrimo Depero Futurista, meglio noto come “Libro Imbullonato”, un volume-oggetto rilegato con viti e bulloni, in cui sono contenute tavole parolibere stampate su carte di differenti colori e grammature, insieme a riproduzioni di quadri, arazzi, disegni e progetti del genio futurista. Tra i primi libri d’artista moderni, è una vera pietra miliare nella storia del graphic design. Depero lo pubblicò nel 1927 in pochissime copie, una delle quali posseduta proprio dall’istituzione siciliana. Un pezzo talmente raro e significativo, che una ristampa anastatica è stata di recente realizzata grazie a una campagna di crowdfiding lanciata su Kickstarter dal sito americano Designers & Books e dal CIMA – Center for Italian Modern Art di New York.
IL FUTURO? IL PUBBLICO INTERCETTI I PRIVATI E RILANCI IL BRAND FLORIO
Ma che ne sarà del brand Targa Florio e dei luoghi destinati a celebrarne la memoria, spesso non valorizzati a dovere? Luoghi, nel caso di Cerda, che hanno conosciuto lunghe stagioni di degrado e che ancora oggi – nonostante i recenti sforzi dell’ACI, che le ha ricevute in gestione dall’ex Provincia di Palermo – continuano a versare in uno stato di generale disinteresse istituzionale. “Floriopoli, meglio conosciuta come “Tribune di Cerda” e cioè gli originali box, i paddock, le tribune, la torre dei cronometristi, è un luogo da rivalutare e rendere pienamente fruibile”, ci dice Sergio Alessandro. “È stato il cuore pulsante dell’automobilismo mondiale per oltre 70 anni. E oggi, tra suggestioni e rimpianti, si può solo constatare il silenzio che vi è calato sopra. Il 4 novembre scorso, in occasione della gara, si sono ritrovati qui famosi personaggi del mondo dello sport (tra cui indimenticati campioni come Giacomo Agostini o Marco Lucchinelli), oltre che del giro dei costruttori di motori e della componentistica: cito tra tutti il vice presidente di Honda Motors e il direttore della Brembo. Un fatto che credo debba essere d’incoraggiamento per percorrere strade vincenti finalizzate a forme di project financing. L’obiettivo? Il restauro dei corpi di fabbrica e l’attuazione di modelli di co-partecipazione e co-gestione tra soggetti pubblici e soggetti privati”.
Insomma, attrarre capitali si può e si deve. Riuscendo a restituire prestigio a spazi, storie, nomi, pagine eccellenti del passato, tramite normali operazioni di management, di fundraising e di ricerca intellettuale, che in Sicilia hanno ancora il gusto dell’utopia.
Floriopoli come un futuro super museo, magari ripensato da un team di archistar, tra memorie da preservare e contaminazioni culturali da immaginare? Sì, purché il livello sia internazionale e l’ambizione vera. Un tempio dedicato ai Florio, alle loro gesta imprenditoriali e alla mitica Targa, ma anche al design storico e contemporaneo, con sconfinamenti nell’arte contemporanea, nella pubblicità d’autore, nell’editoria. Un modello possibile, per questa come per altre cento storie da scrivere in relazione a un territorio dalle incredibili potenzialità.
Il governo regionale del neoeletto Nello Musumeci prenda appunti. Iniziando a raccogliere alcune delle sfide in ballo e a togliere di mezzo un po’ delle macerie antiche, seminate da menefreghisti cronici e demolitori di professione.
– Helga Marsala
www.movio.beniculturali.it/regsicilia/ilruggitodellavelocita/
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati