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Se ovunque nel mondo ogni grande capitale può dirsi alla ricerca di una nuova o rinnovata edizione di una design week, è anche vero che poche città possono vantare un potenziamento tematico e territoriale al riguardo, presentando un design festival d’accompagnamento. A Shanghai, la fortunata e costantemente in espansione settimana del design sta raggiungendo numeri significativi per l’intera area asiatica. Lo scorso marzo, la fiera ha ospitato oltre 350 espositori da 70 diversi Paesi, arrivando a dare il benvenuto a più di 46mila visitatori in quattro giorni.
Shanghai Design è riuscita a supportare – e dunque a rafforzare ‒ se stessa anche grazie a una selezionata rosa di eventi e progetti collaterali che ha preso avvio oltre lo Shanghai Exhibition Centre, sebbene coordinati dall’organizzazione fieristica stessa. La design week, infatti, ha contagiato la città a partire da Xintiandi, un quartiere pedonale dov’è possibile fare shopping, trovare molti ristoranti e punti d’incontro.
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Xintiandi, quartiere di Shanghai
TRA PASSATO E PRESENTE
Una zona frequentata principalmente dai turisti, poiché è forse fra le ultime aree della città dove è possibile osservare la tradizionale architettura cinese.
Formato da vecchie abitazioni in pietra dette shikumen, completamente restaurate e adibite alle più svariate attività, il quartiere è diventato una piattaforma d’amplificazione del design curata da Song Tao, Hou Zhengguang e Cher Du e intitolata Design Shanghai @ Xintiandi Design Festival.
Nell’arco di due settimane, il festival ha allestito permanentemente per la promenade e fra gli eleganti negozi una selezione di installazioni interattive progettate da artisti e designer internazionali. Numerose navette, inoltre, hanno traghettato i visitatori dal centro fieristico al quartiere, per farli assistere a dibattiti, proiezioni ed eventi, proposti in piccole piazze e viali curatissimi, che hanno tracciato numerosi tour di design, e connesso anche musei, istituzioni e spazi dedicati al design del lusso.
‒ Ginevra Bria
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #39
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