Riparte il progetto del Museo del Compasso d’Oro a Milano. A ospitarlo l’ex centrale dell’Enel

Dopo due anni di blocco ripartono i lavori per realizzare il Museo del Compasso d'Oro dell'ADI, la mitologica competizione per il design italiano. Con una importante collezione

Il 14 ottobre 2015, Luciano Galimberti, Presidente dell’Associazione per il Disegno Industriale (ADI), intervistato su Artribune affermava: “I lavori dovrebbero iniziare sul finire della primavera 2016. La suddivisione e i tempi dei diversi incarichi corrispondono quasi esattamente alla ripartizione degli spazi. Infatti un quinto dei 5.000 mq sarà dedicato alla mostra permanente del Compasso d’Oro, altri 1.000 agli uffici che raggrupperanno altre associazioni, legate all’architettura, all’urbanistica e al design […]”.

Pianta della sede Adi

Pianta della sede Adi

FINALMENTE IL MUSEO

Ma negli oltre due anni a seguire, i lavori dell’ex centrale elettrica dell’Enel al Monumentale a Milano, atti a realizzare la nuova sede ADI e il museo del Compasso d’Oro, il più prestigioso premio di design italiano (e forse mondiale?) nato nel 1954, hanno subito numerosi ritardi causati da inattesi, rilevanti lavori di bonifica e dai numerosi ricorsi dei residenti. Solo in questi giorni, dunque, si è potuta finalmente chiudere la gara d’appalto e preventivare una successiva fine lavori per gli spazi liberty dell’ex rimessa dei tram a cavallo di via Bramante 42, in zona Cimitero Monumentale, che potranno essere inaugurati nel 2020. L’area concessa dal Comune e dall’immobiliare Porta Volta – che rimane la proprietaria – verrà data completamente ristrutturata con un progetto di riqualificazione che è già stato seguito direttamente dal Comune. Siamo in una zona di interessanti trasformazioni urbanistiche (benché centralissima) non lontana dallo Scalo Farini, dalla Fondazione Feltrinelli, da Via Sarpi e da nuovi significativi investimenti alberghieri.

LA COLLEZIONE

L’investimento sarà di circa 6 milioni di euro, che permetteranno di costituire un complesso funzionante entro un anno e mezzo dall’inizio dei lavori. “Il nostro patrimonio materiale” ci raccontava Galimberti, “è in progressivo aumento ed è in giacenza in un magazzino sempre più complesso da gestire, dato che ogni prodotto è inseparabile dal proprio imballo. Ma i problemi al riguardo non sono stati affrontati fin da subito e solo di recente ci è stata offerta la possibilità di esporre il Premio (e i suoi oggetti) in maniera permanente e di renderlo fruibile al pubblico secondo modalità sistematiche. Di conseguenza, date le metrature che ci sono state fornite, nasceranno uffici e servizi che restituiranno un centro culturale completo non solo alla città, ma anche alla regione, all’Italia e al resto del mondo. È quella che noi chiamiamo la casa del design”. Non resta quindi che augurarci che i quasi 3.000 pezzi appartenenti alla collezione dell’ADI (tra 330 oggetti premiati e oltre 2500 menzioni giunte negli anni dalle giurie delle sedi regionali) possano essere fruibili prima possibile e finalmente restituiti alla storia – e alla gloria – del design italiano.

– Ginevra Bria

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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