Musei e grandi numeri. Il London Design Museum

Puntando su partecipazione, learning activities e mostre di richiamo, il London Design Museum si è affermato come una delle realtà museali più efficienti del panorama contemporaneo.

Il 24 novembre 2016 il London Design Museum si trasferisce all’interno del Commonwealth Institute a seguito di un investimento da 83 milioni di sterline nell’ambito di una operazione immobiliare di ampio respiro di quelle di cui tanto avremmo bisogno in Italia. Grazie a un progetto di John Pawson, sotto il vasto tetto paraboloide trovano letteralmente spazio 10mila metri quadrati comprensivi di gallerie per mostre temporanee, un auditorium da 210 posti a sedere, una biblioteca, un ristorante e i cosiddetti learning spaces. Superfici complessive che, secondo stime iniziali, avrebbero atteso 650mila visitatori annuali, ma che lungo l’arco del 2017 registrano quasi 780mila presenze, inaugurando ben 17 mostre, tra le quali: Fear and Love, Imagine Moscow: Architecture, Propaganda, Revolution, California: Designing Freedom, Breathing Colour di Hella Jongerius, Beazley Designs of the Year 2017 e la recente Ferrari: Under the Skin.

Fear and Love. Reactions to a Complex World – exhibition view at the Design Museum, Londra 2016 – photo © Luke Hayes

Fear and Love. Reactions to a Complex World – exhibition view at the Design Museum, Londra 2016 – photo © Luke Hayes

FEAR AND LOVE

Grazie al cambio di sede, di attività e programmi curatoriali, il museo ha modificato anche la propria attitudine, dotandosi della possibilità di allestire, accanto a un’area per le mostre temporanee, anche la collezione permanente, e offrendo in quella sezione accesso gratuito.
La prima mostra inaugurata, dal titolo Fear and Love: Reactions to a Complex World, ha rappresentato una dichiarazione d’intenti. Per la quale sono stati invitati dieci architetti e designer a creare altrettante installazioni che hanno reindirizzato il ruolo del design all’interno di urgenze come i cambiamenti climatici, l’ingiustizia sociale, la raccolta di dati sensibili e la privacy. L’intento, ha sottolineato il direttore Deyan Sudjic, è restituire alla portata di design e architettura un nuovo valore, al di fuori della ricerca dipartimentale, offrendo, grazie anche alla nuova sede, un proscenio più ampio.

MUSEO E PARTECIPAZIONE

Sulla stessa linea di pensiero si è più volte espressa anche la direttrice del dipartimento di Learning and Research, che afferma: “A oggi, dal giorno di apertura del London Design Museum, abbiamo avuto circa 900mila visitatori che hanno incrementato la curiosità in un sempre maggior numero di persone. Assieme a un programma di learning activities sia per adulti, sia per ragazzi, il museo sta contribuendo a ravvivare sensibilità, creatività e coinvolgimento della comunità, all’interno del quartiere in cui si è insediato”.
La nuova mostra, Hope to Nope: Graphics and Politics 2008-2018, inaugurata il 28 marzo, è dedicata a un altro momento di engagement da parte del museo, che mette a punto una riflessione sulle implicazioni politiche delle estremizzazioni tra ideologie di destra e di sinistra.

Ginevra Bria

http://designmuseum.org
www.newdesignmuseum.tumblr.com

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #42

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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