Il Museo Permanente del Design: nuove sinergie con la città. Ecco la Triennale secondo Boeri

A Milano è stato presentato il nuovo corso dell’istituzione: si è parlato del Museo Permanente del Design, che aprirà a febbraio e sarà destinato a evolvere nel tempo, della prossima Esposizione Universale targata Paola Antonelli e di altre iniziative per aprire il palazzo dell’Arte e il parco Sempione alla città.

Il Museo Permanente del Design Italiano aprirà a febbraio, e lo farà senza voli pindarici o grandi installazioni multimediali, attingendo soprattutto alla ricca collezione della Triennale e ai fondi già presenti “in casa”, per poi crescere gradualmente con la costruzione di un grande archivio. La nuova triennale targata Stefano Boeri che lo ospiterà, inoltre, sarà più aperta alla città in senso sia proprio che figurato, con l’importante lavoro di recupero della “fossa dei serpenti” – la striscia di verde lungo la ferrovia, di fronte al Palazzo dell’Arte – già annunciato nelle scorse settimane ma anche con una serie di iniziative che coinvolgono l’amministrazione. Lo ha annunciato il nuovo presidente nel corso di una conferenza stampa indetta per fare il punto sui progetti per i mesi a venire e sul nuovo corso dell’istituzione, un incontro che segue un settembre reso burrascoso dalla polemica scoppiata intorno alla chiusura anticipata- poi smentita- dell’undicesima edizione del Triennale Design Museum.

L’ALLESTIMENTO

Il curatore dell’area Design, moda e artigianato, Joseph Grima, non si è voluto sbottonare sull’allestimento (del quale sappiamo soltanto che sarà “semplice ma flessibile” e che “gli oggetti avranno una voce”, ma il loro dialogo con i visitatori non avverrà per mezzo di installazioni multimediali complesse) o sul concept del nuovo museo, preferendo concentrarsi sulle finalità dell’operazione. “Il Museo Permanente del Design Italiano farà quello che dice il suo nome” ha spiegato “sarà un punto stabile all’interno della Triennale che raccoglierà una serie di testimonianze del design italiano, e del rapporto fecondo tra aziende, artisti e creativi in questo paese. Non ci saranno soltanto oggetti ma anche opere grafiche, prototipi, materiale promozionale d’epoca”. Grima ha ribadito la volontà di operare in continuità, piuttosto che in rottura, con l’esperienza del Triennale Design Museum, spostando però il focus dalla narrazione alla sedimentazione progressiva della memoria. L’idea è di attingere, per lo meno in un primo momento, soprattutto al materiale già nella disponibilità dell’istituzione: oltre ai 1600 pezzi della collezione, si parla del fondo di prototipi realizzati da Giovanni Sacchi, di quello che raccoglie disegni e opere grafiche di Alessandro Mendini e degli archivi delle ultime ventuno Triennali.

IL PROGETTO ORIGINALE

Il primo nucleo del museo – al quale sarà riservata la curva inferiore del palazzo, dove fino al 16 settembre era allestita la mostra su Osvaldo Borsani, uno spazio di pregio e rimasto pressoché fedele al progetto originale di Muzio ma non enorme – sarà la base sulla quale continuare a costruire, nel tempo, un grande archivio. Un lavoro in progressione continua sul quale veglierà un board scientifico la cui nomina sarà formalizzata prossimamente dal Consiglio di Amministrazione, ma del quale sono già stati svelati i membri, tutte figure di primo piano del mondo del design e dell’architettura italiani: Paola Antonelli, Andrea Branzi, Mario Bellini, Antonio Citterio, Michele De Lucchi, Piero Lissoni, Claudio Luti, Fabio Novembre, Patricia Urquiola. Non sono escluse collaborazioni con le aziende, in particolare con quelle che dispongono di archivi significativi. La volontà della Triennale di rinsaldare il legame con il mondo dell’imprenditoria, d’altra parte, si evince anche dal nuovo status di socio sostenitore di Federlegno e dall’ingresso della federazione nel Cda, annunciate contestualmente ai nuovi progetti.

LE MOSTRE

Tra le altre mostre previste nel prossimo biennio, ci sono anche la già annunciata grande retrospettiva dedicata a Enzo Mari, a cura del direttore artistico della Serpentine Gallery di Londra, Hans Ulrich Obrist, le mostre sull’architetto romano Carlo Aymonino e sullo studio dell’architetto danese Bjarke Ingels (entrambe nel 2020) e la prima personale italiana di Pedro Reyes, poliedrico artista messicano che ha una formazione di architetto e non disdegna incursioni nell’urbanistica.  Alcune anticipazioni riguardano anche la XXIIesima Triennale targata Paola Antonelli che inaugurerà a marzo: oltre alla prima partecipazione di paesi come lo Sri Lanka e il Camerun, la curatrice del Dipartimento di architettura e design del MOMA ha annunciato un nuovo progetto dedicato alla nazione delle piante – la più popolosa sul nostro pianeta, anche se priva di voce e spesso ignorata – a cura di Stefano Mancuso. Uscendo dall’ambito del design, altri progetti per il nuovo corso della Triennale puntano a consolidare il rapporto con i cittadini milanesi e con l’amministrazione. Per esempio, l’Urban Center che attualmente si trova in Galleria Vittorio Emanuele II si sposterà in un annesso del Palazzo dell’Arte, all’interno di un nuovissimo padiglione a due piani. Tra le iniziative annunciate, anche la creazione di una Radio Triennale per informare sulle attività dell’istituzione.

-Giulia Marani

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Giulia Marani

Giulia Marani

Giornalista pubblicista, vive a Milano. Scrive per riviste italiane e straniere e si occupa della promozione di progetti editoriali e culturali. Dopo la laurea in Comunicazione alla Statale di Milano si specializza in editoria a Paris X-Nanterre. La passione per…

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