È morto a Milano Tomás Maldonado. Pittore, designer e filosofo argentino
Nato a Buenos Aires nel 1922, Maldonado è stato compagno della compianta Inge Feltrinelli. Figura poliedrica e trasversale, ha collaborato con Olivetti e lasciato tante importanti testimonianze sul mondo dell’arte, del design e dell’architettura.
In una giornata già resa triste dalla scomparsa del regista italiano Bernardo Bertolucci, ecco giungere un’altra drammatica notizia. È morto a Milano a 96 anni, lontano da Buenos Aires, la città che gli aveva dato i natali nel 1922, Tomás Maldonado. Pittore, designer, filosofo, fin dagli anni della formazione è stato una delle figure più attive dell’avanguardia argentina. Indissolubilmente legato all’Italia anche grazie all’unione con Inge Feltrinelli, regina dell’editoria scomparsa nella stessa città solo due mesi fa, con la quale era stato insieme per quasi quarant’anni. Nel 1935 fonda l’associazione Arte Concreta-Invenzione con un gruppo di intellettuali coetanei. Il cosiddetto gruppo invenzionista, autore dell’omonimo Manifesto, racchiuso nel testo a firma di Maldonado Avanguardia e razionalità: articoli, saggi, pamphlets 1946-1974 (edito in Italia da Einaudi), ha una durata breve e dopo un breve viaggio di Maldonado in Europa, si dissolve.
LA COLLABORAZIONE CON OLIVETTI
L’artista si mantiene un vivo esponente del movimento concreto e fonda nel 1945 Arte Concreto Invencìon, che promuoveva l’idea di un’arte non di rappresentazione bensì di invenzione. L’insegnamento ha costituito una parte rilevante della sua vita e carriera. È stato docente della Hochschule fur Gestaltung a Ulm (della quale è stato anche presidente e rettore), ha insegnato a Princeton negli Stati Uniti, all’Università di Bologna, ed è stato anche professore emerito al Politecnico di Milano. Importantissimo anche il suo ruolo nel design italiano. Negli anni tra il ‘64 e il ’67 realizza presso la scuola di Ulm e insieme a Gui Bonsiepe, un innovativo sistema di simboli pensato per i Computer Olivetti. Sempre per Olivetti collabora con il designer Ettore Sottsass, mentre per Rinascente e Upim sviluppa la corporate image. Testimonianze di queste splendide realizzazioni sono state in mostra alla Triennale di Milano nel 2009.
I TESTI
Tante le testimonianze teoriche lasciate da Maldonado, molte delle quali pubblicate da Feltrinelli. Tra queste Cultura, democrazia, ambiente (1990), Reale e virtuale (1992; UE, 2005), Che cos’è un intellettuale? (1995), nella quale riaffermava il ruolo di questi nella società contemporanea, Critica della ragione informatica (1997), Memoria e conoscenza. Sulle sorti del sapere nella prospettiva digitale (2005). Ma anche l’intervista con Hans Ulrich Obrist, Arte e artefatti. Testimonianze di un percorso (2010) nella quale analizza retrospettivamente il proprio lavoro e la propria carriera, ma anche, con uno sguardo più ampio il sistema dell’arte, dell’architettura e del disegno industriale. “La ricerca della trasversalità”, dice in queste pagine parlando di sé, “è stata sicuramente una costante in tutto il mio ormai lungo percorso intellettuale. Ogni volta che sono stato impegnato (praticamente o teoricamente) in un determinato campo di attività, mi sono sempre chiesto quali siano (o potrebbero essere) le possibili convergenze di questo campo con altri vicini o lontani. Il che mi ha portato spesso, nella mia riflessione, ad andare oltre l’attività che stavo svolgendo. Benché la mia formazione sia stata prevalentemente artistica, devo dire che fin dagli inizi i miei interessi sono andati ben oltre il campo specifico dell’arte. Quanto più forte era il mio impegno nella pratica artistica, tanto più si allargavano i miei interessi verso temi che avevano implicazioni filosofiche, scientifiche e sociologiche. E anche, e non per ultimo, politiche. Infatti, già da molto giovane, la mia preoccupazione (io direi quasi la mia ossessione) era quella di poter contribuire a una visione totale della cultura”.
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