Broken Nature, a Milano la XXIIesima esposizione internazionale della Triennale. Le anticipazioni
L’esposizione internazionale curata da Paola Antonelli e incentrata sul rapporto tra uomo e natura aprirà al pubblico l’1 marzo. In anteprima vi proponiamo alcuni dei grandi temi e una galleria di immagini
“Ricostituente”, salvifico, catalizzatore di una serie di cambiamenti necessari per ricucire il legame che unisce l’uomo alla natura, il design riesce ad essere al centro della XXIIesima esposizione internazionale della Triennale senza farsi notare. La prima parte della mostra tematica che rappresenta il cuore del percorso espositivo inquadra il problema ambientale – “il più importante del nostro tempo, rispetto al quale tutti gli altri sono ancillari” secondo la curatrice Paola Antonelli – in una prospettiva ampia, quasi cosmica, con l’aiuto di immagini satellitari realizzate dalla NASA e dei lavori di alcuni artisti nei quali emerge chiaramente l’impatto dell’uomo sul pianeta. Da quell’altezza vertiginosa si ricade poi nella vita di tutti i giorni, con un centinaio di progetti selezionati tra quelli che negli ultimi trent’anni hanno saputo esercitare un impatto sulla società e alcune commissioni speciali affidate a designer o artisti. Che l’argomento della riflessione sia l’uso di nuovi materiali derivati da organismi viventi, come nelle ricerche di Neri Oxman, oppure il riciclo dell’esistente, come nel caso del lavoro sullo smaltimento dei rifiuti elettronici del duo Formafantasma o ancora nei rivestimenti di Scott Bodenner realizzati a partire dai filamenti magnetici delle audiocassette, in tutti gli esempi proposti una progettazione attenta e consapevole è la chiave per stimolare nel pubblico l’adozione di comportamenti più virtuosi.
LA MELANINA USATA SU SCALA ARCHITETTONICA NEI “TOTEM” DI NERI OXMAN
L’installazione curata da Neri Oxman è un assaggio del progetto di più ampio respiro che l’architetto di origini israeliane in forza al MIT di Boston sta portando avanti con il suo gruppo di ricerca Mediated Matter, una ricerca che fonde produzione digitale e design computazionale con la dinamica delle relazioni chimiche. Si tratta di sperimentare l’utilizzo della melanina – un pigmento presente nella maggior parte degli esseri viventi, che nell’uomo determina le diverse gradazioni di colore della pelle, degli occhi e dei capelli, e che può essere sintetizzato in laboratorio – su scala architettonica. Oxman e i suoi hanno “coltivato” una serie di elementi tondeggianti collegati tra loro da canali riempiti di melanina liquida, le cui applicazioni pratiche possono essere molteplici, in ambiti che vanno dall’architettura alla medicina. Per esempio, si può immaginare un edificio le cui finestre siano schermate con un rivestimento intelligente a base di melanina che sia in grado di reagire alla luce solare. I due “totem” che contengono e presentano al pubblico i primi frutti di questo lavoro di bioingegneria hanno anche un potere evocativo, poiché ricordano che la pigmentazione, per esempio della pelle umana, è una questione di adattamento all’ambiente piuttosto che una caratteristica intrinseca.
ORE STREAMS, LA QUESTIONE DEI RIFIUTI ELETTRONICI SECONDO I FORMAFANTASMA
La seconda installazione commissionata da Paola Antonelli affronta il tema dello smaltimento dei rifiuti elettronici, che rappresentano il flusso in più forte aumento a livello globale e un’emergenza assoluta nei paesi in via di sviluppo. In molti casi, inoltre, è il mercato stesso a spingere perché i prodotti abbiano un ciclo di vita limitato e debbano essere sostituiti quando si rompono, non potendo essere riparati da chi li utilizza. Il progetto che Andrea Trimarchi e Simone Farresin, i due fondatori dello studio Formafantasma, portano avanti da diversi anni guarda a questi problemi e si chiede che cosa possano fare i designer per disegnare device elettronici più facilmente riparabili e riciclabili. Oltre alla speculazione teorica, i due designer presentano al pubblico anche un esempio di produzione di design virtuosa, già esposto in Australia un paio di anni fa: una serie di mobili per ufficio dalle linee impeccabili che integra gli scarti elettronici – i telai di alcuni smartphone, per esempio, o ancora la tastiera di un computer – trasformandoli in finiture di pregio.
LE ALTRE INSTALLAZIONI REALIZZATE SU COMMISSIONE: LA “CANZONE DEGLI UCCELLI” DEL COLLETTIVO SIGIL E LA “STANZA DEL CAMBIAMENTO” DI ACCURAT
Il collettivo libanese ha lavorato come è suo costume su due piani, uno evocativo e uno territoriale, realizzando un monumento agricolo – uno spaventapasseri – da esporre all’interno della mostra tematica di Broken Nature e un intervento sul territorio, sull’altopiano vulcanico del Jawlan, al confine tra Israele e Siria, una zona sulla quale da più di cinquant’anni Israele esercita la propria giurisdizione e i cui abitanti sono apolidi per aver rifiutato di adottare i passaporti della forza di occupazione. “The room of change”, installazione realizzata dalla società di ricerca e innovazione attiva nel campo del data-driver design Accurat, è stata concepita come una carta da parati in cui i dati rappresentano il principio organizzativo del motivo decorativo. Il risultato è una sorta di arazzo che illustra come tutta una serie di aspetti del nostro ambiente siano cambiati nei secoli passati, stiano ancora cambiando e come è lecito pensare che continuino a cambiare in futuro.
LA NAZIONE DELLE PIANTE
Presenti sulla Terra da molto prima che l’uomo muovesse i suoi primi passi, le piante passano spesso inosservate ma hanno numerosi talenti. Sono in grado di percepire i suoni attraverso le vibrazioni del terreno e hanno sviluppato strategie raffinate per difendersi o riprodursi: alcuni alberi della famiglia delle acacie possono contare per esempio sulla collaborazione delle formiche per tenere lontani eventuali aggressori, mentre la pianta del caffè utilizza la caffeina come incentivo per ricompensare gli impollinatori più efficaci. Il neurobiologo vegetale Stefano Mancuso, al quale è stata affidata la curatela di un’esposizione immersiva che affianca la mostra tematica e le partecipazioni internazionali, parte dall’idea che dovremmo imparare dalle piante – cittadini della “nazione” più popolosa poiché rappresentano l’85 per cento circa degli organismi viventi presenti sulla terra – e approfittare del loro importantissimo bagaglio di conoscenze per correggere la nostra corsa verso l’autodistruzione.
LE PARTECIPAZIONI INTERNAZIONALI
Come nella tradizione delle esposizioni internazionali, diversi paesi forniscono le loro risposte all’emergenza ambientale e la loro interpretazione del concetto di design ricostituente.
Volendo citare solo un esempio notevole, nel padiglione tedesco l’installazione “Carceri d’Invenzione” (il titolo riprende quello di una serie di incisioni di Giovanni Battista Piranesi) ideata dal fotografo e regista Armin Linke in collaborazione con Giulia Bruno e Giuseppe Ielasi esamina attraverso il mezzo filmico la relazione tra sfruttamento delle risorse, istituzioni politiche e infrastrutture scientifiche, chiedendosi se l’Antropocene abbia trasformato il pianeta in un enorme carcere rendendoci prigionieri degli imperativi sistemici dell’accumulazione e dell’innovazione tecnologica.
– Giulia Marani
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