Una nuova identità visiva e un nuovo look per la Triennale di Milano
La comunicazione dell’istituzione milanese si rinnova. Il cambio di look è stato affidato a due studi internazionali, studio NORM per la parte grafica e Accurat per il sito, scelti tra decine di candidature.
Riuscirà il nuovo logo della Triennale – una T formata dall’incontro di tre bande verticali e tre orizzontali – a non far rimpiangere la solida T rossa a sostegno del Palazzo dell’Arte disegnata da Italo Lupi? Il cambio di look arriva a meno di due settimane dall’apertura dell’attesissima esposizione internazionale curata da Paola Antonelli, in un momento nel quale l’istituzione milanese punta in maniera decisa a un rilancio sia cittadino sia internazionale. “La Triennale va avanti tenendo presente che poggia sulle spalle dei giganti”, ha spiegato il presidente Stefano Boeri durante la presentazione al pubblico della nuova identità visiva, ricordando oltre all’apporto del maestro indiscusso della grafica italiana anche quello di Pierluigi Cerri.
IL PROGETTO
La progettazione è stata affidata allo studio zurighese NORM. Fondato da Dimitri Bruni e Manuel Krebs, soci dal 1999, lo studio si inserisce nella tradizione della grafica svizzera caratterizzata da un approccio radicale e da una composizione geometrica rigorosa (ricordiamo, per esempio, il lavoro di Max Miedinger, il creatore del carattere Helvetica, o in tempi più recenti quello di Armin Hoffmann, creatore del famoso logo dell’Expo 64 di Losanna). I due hanno all’attivo collaborazioni con diversi musei internazionali, dalla Tate Modern alla sede di Lens del Louvre, al Museum für Gestaltung di Zurigo per il quale hanno anche pubblicato un’opera di riferimento sulla storia del graphic design elvetico (100 Jahre Schweizer Grafik, Cent’anni di grafica svizzera, 2014).
IL SITO
Ad accompagnare il rilancio internazionale dell’istituzione milanese c’è anche un nuovo sito web realizzato da Accurat, società di ricerca e innovazione nel campo del data-driven design con sedi a Milano e New York i cui progetti sono stati esposti in prestigiose sedi internazionali (MoMA e Hall of Science di New York, Petach Tikva Museum of Art di Tel Aviv e altre ancora) e premiati con riconoscimenti importanti come il premio O’Reilly Strata per il Data Journalism o il Leone di Bronzo al Festival of Creativity di Cannes. I due studi sono stati scelti al termine di un processo di selezione cominciato nell’autunno del 2018. Al bando avevano risposto 200 candidati, provenienti da 15 paesi, per la parte relativa all’identità visiva e 44 per quella relativa alla progettazione del sito. Il rebranding di un museo è in effetti un’operazione delicata, che però può avere effetti positivi già nel breve periodo. La nuova immagine del Metropolitan Art Museum di New York – diventato “The Met”, il soprannome usato dai newyorchesi, anche nel logo realizzato dal gruppo londinese Wolff Olins nel 2016 – ha fatto storcere il naso a diversi commentatori ma ha consentito al museo di guadagnare popolarità, e ingressi, soprattutto nella fascia dei 18-35 anni.
-Giulia Marani
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