Esistono giovani attivisti che riescono a mobilitare le folle come Greta Thunberg, e giovani designers che tentano di utilizzare l’arte per sensibilizzare le coscienze su tematiche ambientali. È il caso del sedicenne inglese, Adriano Souras che è diventato un social designer proprio nello stesso periodo in cui Greta iniziava il suo attivismo con i #fridaysforfuture. In realtà tutto è iniziato molto prima, nel 2017, quando Souras aveva 14 anni. Quell’anno ha avuto la possibilità di disegnare la propria collezione di abbigliamento con il suo brand Krow, e di presentarne i risultati alla Vancouver Fashion Week, dove è stato notato come più giovane designer di sempre.
THE LAST STRAW
Una collezione, la sua, che si è distinta nel tentativo di andare oltre le differenze di genere: “È stata un’esperienza fantastica che mi ha spinto ad andare oltre. Volevo che il mio design fosse utilizzato per far riflettere le persone, per sensibilizzare e smuovere le coscienze su temi sociali e ambientali”, ha commentato. Una domenica d’estate, passeggiando su una spiaggia in Grecia, Adriano si trovò a calpestare un’infinità di cannucce di plastica abbandonate sulla spiaggia. “Ricordo bene quel pomeriggio, stavo facendo snorkeling e mi colpì vedere un pesce intrappolato in un sacchetto di plastica”.
Tornato a casa ha iniziato a pensare ad un design che parlasse dei danni provocati da cannucce e plastiche sugli animali. Ha sviluppato così il concept “the last straw”, con l’immagine di un panda che gioca con una cannuccia in vece del convenzionale bambù. Il disegno è piaciuto subito a WWF Young che l’ha trasformato in una T-shirt.
IL LAVORO PER IL WWF
“Aver avuto l’attenzione di WWF Young mi ha dato le motivazioni per andare avanti perché quando disegno o creo qualcosa, non lo faccio pensando a dove o come potrebbe essere utilizzato. Faccio tutto questo perché mi sento ispirato”.
Adriano è tornato poco dopo sulla stessa spiaggia ed ha iniziato a raccogliere le cannucce abbandonate. “Volevo continuare a sviluppare il concept The Last straw, anche se in quel momento non sapevo come”. Ben presto la sua camera è stata sommersa da cannucce usate. È nata così l’idea della Killer Net, una rete gigantesca di oltre cinque metri di lunghezza, costruita intrecciando oltre 9000 cannucce. “L’idea è quella di richiamare le reti dei pescatori che oggi, a causa dei nostri comportamenti, si trovano sempre più spesso a raccogliere residui di plastiche oltre che pesci”.
Il giovane designer ha chiesto ad amici e parenti di contribuire al reperimento di cannucce abbandonate nell’ambiente, la rete doveva essere gitante proprio come è il problema delle plastiche oggi. “Ho impiegato molte domeniche a lavorare sulle Killer Net, ci sono voluti mesi, non è facile conciliare gli impegni con l’IB School e l’arte però mi sono appassionato molto a questo progetto anche se in quel momento non sapevo a cosa sarebbe servito”.
AL CARDS AGAINST HUMANITY
Certamente non avrebbe immaginato che un anno dopo la sua rete sarebbe stata esposta al Cards Against Humanity in collaborazione con il Design Museum di Chicago, un museo che nasce proprio con l’obiettivo mostrare come il design possa migliorare la condizione umana. “La Killer Net s’inserisce perfettamente nella nostra programmazione e mission che è quella di educare, innovare e ispirare attraverso il design” afferma il direttore del museo Tanner Woodford. La rete sarà in questo contesto fino al 9 luglio 2019 ma altri musei hanno manifestato il desiderio di averla. “Mi fa molto piacere” dice Adriano, “il mio obiettivo è smuovere le coscienze, se anche una sola persona guardando la mia opera sentisse l’impulso di fare qualcosa, cambiare un’abitudine, sarebbe una conquista”.
IL PERCORSO DI ADRIANO
Prima di arrivare alla Killer Net, Adriano ha collaborato con il Museo di Arte Contemporanea in Libano, il Macam, disegnando la grafica per la ricorrenza del 70° anniversario della carta dei diritti dell’uomo che poi è diventata una T-shirt. Ha collaborato con l’Ong sudafricana Women of Vision per la giornata mondiale contro la discriminazione e con l’organizzazione italiana Fight The Stroke che sostiene i giovani sopravvissuti all’ictus. “Mi piace, per quello che posso, sostenere queste piccole organizzazioni che hanno risorse limitate ma che nel piccolo cercano di fare la differenza. Credo che sia questa la chiave per cambiare il mondo, piccoli passi avanti, tutti i giorni”.
-Federico Bastiani
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