ContamiNation. Intervista doppia al designer di Pentagram Lorenzo Fanton e ad Emanuele Cappelli
Cappelli Identity Design ospita a Roma il primo designer del progetto culturale ContamiNation, organizzato con Vertigo Design e la Rufa: Lorenzo Fanton, membro dell'agenzia Pentagram, da New York. Abbiamo incontrato lui e il direttore creativo dell’agenzia romana l'ultimo pomeriggio di una quattro giorni densa di eventi
Dal 21 al 24 ottobre, lo studio Cappelli Identity Design – agenzia creativa fondata da Emanuele Cappelli e attiva dal 2009 – ha ospitato a Roma Lorenzo Fanton, senior designer di Pentagram New York, protagonista di un fitto ciclo di incontri articolati tra lo studio Cappelli, lo studio Vertigo Design e la Rufa, Rome University of Fine Arts. Realtà diverse che si fondono e si articolano in un mix fra progettazione, formazione e contaminazione visiva. “Stiamo parlando di design a Roma come non si faceva da anni” dichiara Emanuele Cappelli “con l’intenzione di consolidare le reti relazionali, simboliche e creative nella nostra città e oltre Oceano”. Durante l’incontro – dedicato alle strategie di comunicazione visiva e trasmesso live sui canali social dello studio Cappelli – si è parlato di molte cose, di dedizione e di talento, di scelte, di momenti sliding doors, di prospettive, di Roma e di New York, di ricerca, di ambizione, di consapevolezza, strategia e sviluppo. Ad esempio.
Raccontatemi di più del progetto ContamiNation: come nasce e quali le sue prospettive di sviluppo a medio e lungo termine?
EC: ContamiNation è un progetto culturale e di formazione pensato con un duplice intento: far incontrare creativi internazionali presso il nostro nuovo office studio a San Giovanni – inaugurato a giugno – e finanziare due borse di studio – una da Cuba e una dal Burkina Faso, con l’aiuto di Diébédo Francis Kéré – per portare otto settimane a Roma due studenti meritevoli. Filo rosso dell’operazione, la volontà di creare un gruppo umanamente di valore che sappia mettere in condivisione professionalità e sapere. Un progetto di cui sono orgoglioso, che punta ad avere cadenza mensile (ma i prossimi ospiti sono ancora top secret, n. d. r.) nonché a trasformare uno degli ambienti dello studio Cappelli in una residenza d’artista. Per alimentare lo scambio creativo tra le discipline e le persone.
Un’intensa agenda romana, in compagnia di Lorenzo Fanton, nata con l’intento di consolidare le reti relazionali, simboliche e creative nella nostra città e oltre Oceano: qual è il bilancio di questi incontri?
LF: Sono stati giorni molto intensi e formativi per me. Momenti di scambio e incontro anche con i ragazzi della RUFA a cui ho raccontato il mio lavoro da Pentagram a New York, come funziona la realtà di design indipendente più grande del mondo: tutto cominciò con 5 soci nel lontano 1972 e oggi ci sono 24 partners, ognuno con un team composto dalle 3 alle 15 persone, e sedi a NY, Londra, Berlino e Austin. Un’utopia realizzata. Io sono nel team di Emily Oberman, siamo in 12 creativi specializzati nell’entertainment world.
Comunicazione, design, marketing: tre argomenti difficili da trattare a Roma.. Eppure, se adeguatamente messi a sistema, rappresenterebbero una risorsa di innovazione per la città. Con ContamiNation intendete proporre una linea guida?
EC: Nessuna linea guida, semmai un’ispirazione, una volontà, un inizio. Roma possiede un incredibile sottobosco creativo. È una città molto vitale culturalmente, pur con le sue note difficoltà. È una città bellissima e chi vive qui ha la capacità – o almeno dovrebbe averla – di sviluppare un’educazione estetica enorme, ma manca spesso il giusto spirito imprenditoriale. In generale trovo ci sia poca condivisione, tutti pensano al proprio: è un peccato, no?
Alla Rufa avete incontrato diversi studenti e risposto alle loro domande: cosa ne è uscito fuori? Avete consigli da dare ai designer di domani?
LF: Ne è uscito un quadro di grande vitalità. In generale ho detto loro di tenere bene gli occhi aperti, di avere consapevolezza e grande curiosità. E di viaggiare molto.
L’anno prossimo entriamo negli anni ’20 del XXI secolo e molte nuove sfide ci aspettano. Qual è, secondo voi, il ruolo del designer oggi e quali saranno le prossime tendenze?
LF: Il designer è un creativo a servizio dell’industria, a cui presta dedizione e talento (elementi che vanno sempre mano nella mano, uno non vive senza l’altro). Il suo è un lavoro autoriale importante, capace di spostare molto, peccato che talvolta non riesca a farsi ascoltare adeguatamente, o che in altri casi abbia un ego troppo grande. Il design è fondamentalmente condivisione.
Per quanto riguarda le prospettive, non parlerei di tendenze ma di tecnologia. Il design è ormai un fatto dinamico, viaggia principalmente su video e nei team non può più prescindere l’utilizzo dell’animazione. Da Pentagram, ad esempio, trattiamo il visual design commerciale alla stregua di un lavoro elevato, culturalmente rilevante. Pensate a Massimo Vignelli (1931-2014): negli anni ’70 era considerato corporate, oggi è sinonimo di qualità.
È da poco arrivata a studio un’altra italiana di talento: Giorgia Lupi, recentemente nota al pubblico per il suo intervento alla mostra Broken Nature in Triennale curata dalla Antonelli.
LF: Sì, Giorgia è diventata recentemente partner nella sede di New York. Siamo gli unici due creativi italiani da Pentagram! Stando in team separati non lavoriamo a stretto contatto ma la stimo, è un’ottima designer.
– Giulia Mura
www.cappellidesign.com/en
lorenzofanton.com
www.pentagram.com
vertigodesign.it
www.unirufa.it
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