MÒSHÌ: così nasce un progetto per valorizzare il design ciociaro
Tutto è iniziato alla fine di maggio 2019, quando un gruppo eterogeneo formato da uno studio di architettura basato in zona, un designer interessato alla cultura vernacolare e una giovane casa editrice ha cominciato a mappare il territorio.
Un nome che può trarre in inganno: MÒSHÌ sembra un progetto arrivato da chissà dove, di design giapponese magari, mentre in realtà non ci siamo allontanati dalla Ciociaria, nel Lazio, e precisamente da Frosinone. Pur celando sembianze esotiche, il termine altro non è che una tipica espressione dialettale, che vuole dire “Adesso sì!”. Un nome che tiene insieme i concetti di locale, internazionale e processo condiviso, poiché è anche l’acronimo di Modus Operandi Of Sharing Identity. Sviluppato a partire da un’idea di Paolo Emilio Bellisario – socio con Emilia Caffo e Matteo Di Soradi NINE associati, studio di architettura multidisciplinare specializzato in architettura d’interni, retail identity e product design di base a Frosinone – MÒSHÌ nasce con l’intento di ri-allacciare la tradizione artigiana locale con una più vasta rete di distribuzione. In sintesi: mette a sistema l’expertise del territorio reinterpretandola in chiave contemporanea attraverso la creazione di oggetti – non pezzi unici – che ripeschino tecniche e morfologie archetipiche, rilette e attualizzate. È infatti il frutto dell’incontro tra laboratori artigiani, aziende manifatturiere che incarnano l’eccellenza della Ciociaria e il design attuale. Una vera e propria fabbrica diffusa sul territorio che dà vita a una collezione di prodotti ispirati alle lavorazioni, ai materiali e alla storia locale con un twist contemporaneo. “MÒSHÌ” – racconta Paolo Emilio Bellisario –“è nata dopo una mia precedente esperienza come curatore in un workshop di artigianato e design come esigenza di dare identità al territorio, la Ciociaria, vista però dall’esterno: tante potenzialità non raccontate abbastanza, da salvaguardare attraverso il potente strumento del design e dell’incontro tra professionalità del suo mondo. In sostanza ci piacerebbe risolvere il gap del mercato, momento in cui troppo spesso il processo tra la prototipazione e la commercializzazione si ferma interrompendo di fatto lo sviluppo, la distribuizione e la vendita del prodotto”.
I PARTNER DEL PROGETTO
Promosso e fortemente voluto da ASPIIN– Azienda Speciale Internazionalizzazione e Innovazione Camera di Commercio di Frosinone – come volano di rilancio e internazionalizzazione del patrimonio culturale locale, vede, in collaborazione con i NINE associati, la partecipazione del designer Giulio Iacchetti e della giovane casa editrice Iam Edizioni che curerà per MÒSHÌ non un catalogo, ma una sorta di guida ragionata del territorio visto attraverso la lente del design e dell’architettura.“Abbiamo coinvolto Giulio Iacchetti per tanti motivi” racconta ancora Paolo Emilio Bellisario.“Innanzitutto per la sua grande sensibilità, attenta allo storytelling di prodotto. Poi per il suo essersi calato completamente nella realtà locale, ascoltandone i segreti. E infine, per essere l’ideatore diInternoItaliano,brand diffuso che valorizza la tradizione manuale italiana, che ospiterà, offrendo loro una vetrina di tutto rispetto, gli oggetti che stiamo realizzando”.
GLI OBIETTIVI
Obiettivo principale di MÒSHÌ, infatti, è comunicare le eccellenze del territorio ciociaro nel mondo del progetto e a livello internazionale, rileggendo le forme per renderle contemporanee, mediante una reinterpretazione rispettosa che mantenga l’essenza simbolica degli elementi ed elimini tutto ciò che è marcatamente folkloristico. Per farlo è però necessario partire dalla fine, lavorando parallelamente al mondo reale e a quello digitale: sia mostrando i prodotti sulla piattaforma di e-commerce sia aprendo dei punti vendita fisici, 3 in Italia (Nord-Centro-Sud) sia nel mondo (preferibilmente a NY, Londra e Shangai, o Dubai). Giulio Iacchetti, guidato dai creativi locali, ha scelto di sviluppare quattro filoni di ricerca e produzione di manufatti significativi per il loro valore iconico intrinseco. Quattro +1: le terracotte per la cannata, il cuoio per le scarpe (la ciocia), il legno per liuteria e zampogne, il rame per le conche. Con un extra: le campanelle artistiche di Arpino. “Tre giorni in una terra ricca di tradizione sono serviti per cercare di comprendere la storia di tanti oggetti che, nati in epoche remote, ancora trasmettono l’identità di un popolo e di un’antica area geografica.” afferma Giulio Iacchetti.Intento comune: ampliarlo, rifarlo, ripetere l’esperienza e, perché no, allargare la sperimentazione ad altri archetipi che rischiano di scomparire.
– Giulia Mura
www.moshi-ciociaria.it
www.giulioiacchetti.com
www.studionine.it
www.iamciociaria.it
www.internoitaliano.com
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