Design Miami compie 15 anni nel segno dell’acqua. Le anticipazioni sulla fiera
Con Elements:Water, titolo e tema della quindicesima edizione della fiera dedicata al collectible design in partenza il 4 dicembre, prosegue il ciclo che il curatore Aric Chen dedica agli elementi. La trasparenza dell’acqua e del vetro sono protagoniste tra gli stand.
Per l’edizione numero quindici di Design Miami, al via il 4 dicembre come un giorno di anticipo su Art Basel Miami, il curatore Aric Chen ha scelto di proseguire lungo il filone degli elementi continuando a concentrarsi su quella che è stata senz’altro la preoccupazione principale del mondo del design in quest’ultimo anno, l’emergenza climatica. Il tema proposto all’attenzione delle gallerie di art-design e dei numerosi sponsor è, questa volta, l’acqua (Elements: Water), vista di volta in volta come spunto poetico, risorsa da preservare a tutti i costi oppure minaccia, per via dell’innalzamento del livello dei mari provocato dal riscaldamento globale. Un esempio di quest’ultima interpretazione è nella provocatoria collezione realizzata da un talento poliedrico come Virgil Abloh, che ritroviamo sullo stand di Carpenters Workshop Gallery dopo una prima presentazione al pubblico durante la Biennale di Venezia, nell’ambito di una mostra organizzata dalla stessa galleria. In Aqua Alta, sedie a dondolo, panche e lampade si ergono da terra inclinate come se dovessero essere sommerse da un momento all’altro. Il problema legato alla gestione dei rifiuti plastici che mettono a rischio l’ecosistema marino viene sollevato dalle 24 “bombe a orologeria” realizzate da altrettanti artisti per due organismi non-profit, Lonely Whale e Point Break Foundation, con oggetti e frammenti di plastica restituiti dall’oceano, mentre una visione più positiva emerge dalle installazioni frutto della collaborazione tra alcune aziende e designer internazionali, per esempio quella di Lexus con il giapponese Tao Namura che riproduce, al chiuso, il fenomeno della pioggia a ciel sereno.
L’ACQUA IL FILO ROSSO DELLA FIERA
Trasparente come l’acqua, anche il vetro corre come un fil rouge tra gli stand delle gallerie e all’interno dei “cabinets de curiosités” della sezione Curio. Tra le proposte più interessanti, due personali basate su opere in vetro e allestite in collaborazione con il Corning Museum of Glass di New York: nello spazio di Cristina Grajales Gallery l’immaginifico regista e artista Robert Wilson rilegge il lavoro del collega Paul Thek, in bilico tra memoria e fascinazione per la natura, mentre da R & Company vanno in scena le forme organiche dell’artista vetraio Jeff Zimmermann. Il vetro è anche al centro della collaborazione tra la Maison Perrier-Jouët e il designer italiano Andrea Mancuso (una delle due teste pensanti dello studio milanese Analogia Project), una collezione di bicchieri che unisce riferimenti all’art nouveau e accorgimenti tecnici propri del ventunesimo secolo presentata in maniera scenografica, all’interno di un paesaggio costruito con migliaia di pezzi di ceramica. Un’altra tendenza che possiamo rintracciare all’interno della sempre vastissima proposta della fiera è l’attenzione a ciò che succede a Oriente, con una vasta partecipazione di designer giapponesi e la presenza di alcuni pezzi storici poco visti in Occidente, per esempio i cesti intrecciati in bambù basati su forme ancestrali dell’artista Shōkansai Iizuka, nato nel 1919 e riconosciuto come “tesoro vivente” in patria, da Erik Thomson Gallery. Sul fronte contemporaneo, troviamo per esempio le ceramiche sperimentali di Takuro Kuwata (da Pierre Marie Giraud) e il lavoro dello studio Takt Project Glow Grow: Pottery, evoluzione della proposta presentata a Milano durante il Fuorisalone. Un processo nel quale una resina viene solidificata attraverso l’emissione di luce LED generando configurazioni (e riflessi) sempre nuovi.
LE GALLERIE ITALIANE
A questa edizione della fiera partecipano due gallerie italiane: la milanese Erastudio Apartment-Gallery e la fiorentina Galleria Antonella Villanova. La prima si concentra sulla sua specialità, pezzi unici e prototipi riconducibili alla stagione dell’architettura radicale. Tra i pezzi che possiamo riscoprire sullo stand c’è il tavolo da biliardo di Remo Buti, che nel 1982 preannuncia il bolidismo (movimento fondato quattro anni dopo da alcuni suoi ex studenti) con un sapiente mix di riferimenti futuristi e accenni allo streamline americano. Da Antonella Villanova, invece, il lavoro della designer di gioielli e artista Helen Britton combina cemento, vetro e acciaio semi arrugginito in una serie di oggetti poetici che rappresentano le diverse anime di un territorio, una fascia boschiva della Germania Est rimasta relativamente incontaminata proprio perché militarizzata e usata come cuscinetto tra i due blocchi ai tempi della DDR.
-Giulia Marani
Design Miami // dal 4 all’8 dicembre 2019, preview il 3 dicembre
Convention Center Drive tra la 18esima e la 19esima Strada
Miami Beach
miami2019.designmiami.com
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