Fuorisalone Digital. Il fondatore racconta il come e il perché
Focus sulla proposta e sui possibili sviluppi futuri dell’evento digitale che si svolgerà dal 15 al 21 giugno sulla piattaforma web di fuorisalone.it, con l’aiuto di nuovi strumenti sviluppati per l’occasione. Ce ne parla Cristian Confalonieri, uno dei due fondatori di Studiolabo, all’origine di un progetto nato per necessità ma pensato per durare.
Dopo una lunga gestazione, il Fuorisalone digitale è ai nastri di partenza. L’iniziativa, promossa da Studiolabo e ospitata da una nuova piattaforma collega al sito fuorisalone.it, nasce da una contingenza – la cancellazione del Salone del Mobile e di tutta la galassia di eventi che da molti anni lo accompagnano – e dalla necessità di presidiare in qualche modo le date nelle quali le manifestazioni si sarebbero dovute svolgere, dal 15 al 21 giugno, ma ragiona sulla durata. Ambisce, infatti, a consolidarsi nel tempo diventando un nuovo distretto delle design week che verranno.
Questa edizione pilota ha preso forma mettendo attorno a un tavolo alcune delle realtà più dinamiche del Fuorisalone classico (tra gli altri, Isola Design District, Belgium Is Design, Tortona Rocks, Brera Design District, anch’esso emanazione di Studiolabo, e la galleria Nilufar) e coinvolgendo oltre trecento fra designer e aziende. Come abbiamo anticipato, il format prevede l’uso di due nuovi strumenti, la Fuorisalone TV, che strizza l’occhio a Netflix, e la piattaforma webinar Fuorisalone Meets, e la possibilità di comunicare i contenuti su due nuovi canali dedicati alla Cina e al Giappone.
A pochi giorni dal debutto, abbiamo fatto il punto su alcuni aspetti della proposta e sul passaggio dal mondo fisico all’online con Cristian Confalonieri, uno dei due promotori del progetto (l’altro è Paolo Casati).
L’INTERVISTA
È stato facile mettere d’accordo le varie anime del Fuorisalone e arrivare a una proposta unitaria? Avete sentito come un limite il fatto che la design week sia pensata più per distretti che come entità unica?
Non è mai facile coordinare le diverse anime del Fuorisalone, perché sono molto diverse tra di loro per obiettivi e struttura. Da anni è in corso un progetto di coordinamento, molti risultati sono stati raggiunti e la stessa creazione di una versione digitale in assenza del Salone del Mobile secondo me è un grande risultato, impensabile pochi anni fa. Anche se l’ideazione e la produzione fa capo a Studiolabo, la maggior parte degli attori del Fuorisalone ci ha supportato nella comunicazione e curando parte dei contenuti. L’esistenza dei distretti non è un limite del Fuorisalone di per sé. Semmai i limiti sono i costi lievitati degli spazi espositivi, degli alberghi… Ma credo che, post-Covid, sia inevitabile una rivalutazione di tutto il sistema e dei prezzi.
Com’è andato il passaggio dal mondo fisico al digitale? C’è stato qualcosa che è andato “lost in translation”?
Non abbiamo mai pensato che il digitale potesse essere una sostituzione di quanto accade sul territorio. Ci sono elementi del Fuorisalone intraducibili digitalmente, basti pensare alle installazioni, all’importanza della componente tattile dei prodotti, ma anche agli aperitivi e alle feste. Il digitale è altro, è un elemento complementare all’evento fisico.
Quali opportunità si sono aperte proprio grazie al medium diverso?
È chiaro che l’edizione totalmente digitale di quest’anno è un punto di partenza, una sorta di puntata zero sicuramente migliorabile però adesso mi chiedo: come abbiamo fatto finora senza una piattaforma digitale pensata come elemento autonomo e non solo come supporto all’evento? fuorisalone.it è sempre stato un catalogo-guida-racconto dell’evento, da oggi invece è un nuovo distretto a tutti gli effetti. Sul digitale si troveranno contenuti diversi da quelli visitabili sul territorio e in alcuni casi gli eventi sul territorio saranno integrati a elementi digitali, con una serie di vantaggi: i contenuti digitali hanno costi infinitamente minori, sono potenzialmente eterni e sono raggiungibili da un pubblico più vasto e internazionale.
Che tipo di pubblico vi aspettate? Del tutto sovrapponibile a quello che segue ogni anno l’evento fisico oppure no?
Nelle nostre previsioni sarà prevalentemente di addetti ai lavori, sul digitale mancano gli elementi di intrattenimento che ha reso il Fuorisalone una sorta di festa accessibile a chiunque. Paradossalmente l’edizione digitale va più in profondità, richiede più impegno dell’evento fisico. Il compito di allargare il pubblico lo abbiamo affidato a fuorisalone.tv dove troveremo un mix di contenuti altamente culturali, altri più settoriali e contenuti leggeri, format divertenti, film e documentari. Anche l’interfaccia “alla Netflix” è stata una scelta Pop e funzionale a questo obiettivo.
A proposito di film e documentari: come sono stati scelti? C’è una volontà curatoriale?
La volontà curatoriale c’è sempre ma Fuorisalone Digital è stato sviluppato in due mesi e mezzo in modalità smart working: un mezzo miracolo. Questo per dire che abbiamo già in mente format curatoriali e modalità più funzionali da sperimentare già da fine settembre-inizio ottobre (durante i Brera Design Days) e per questa edizione abbiamo scelto dei contenuti tra i tanti proposti; per fortuna la rete di partner che abbiamo ci consente di avere sempre a portata di mano contenuti validi. Tra i contenuti che invece abbiamo fortemente voluto siamo felici di presentare The new Bauhaus (lunedi 15 alle 21:30), un documentario speciale ancora non molto diffuso. Ci sono due film che avremmo tanto voluto ma la trattativa è lunga e complessa, per cui speriamo di poterli presentare dopo l’estate. fuorisalone.tv non si spegne il 21 giugno ma anzi abbiamo già altri eventi in calendario che useranno la nostra piattaforma.
Rimaniamo sui contenuti. Tra le tante proposte ce ne segnaleresti tre, non per la qualità ma per la loro capacità di “abitare” il medium digitale?
La serie LAPIS, a cura di SUPER Scuola Superiore D’Arte Applicata, è una serie di 40 brevissimi tutorial molto pratici su alcuni trucchi del mestiere, da come disegnare una riga diritta a come tagliare un pezzo di marmo. Molto interessanti, brevi, per tutti, perfetti per il media e la diffusione social. WORTH, un progetto di partnership tra designer europei, presenterà una striscia quotidiana dal 15 al 21 Giugno alle ore 12 con un video di presentazione dei progetti selezionati sul tema dell’economia circolare e in contemporanea ci saranno i designer presenti su zoom con i quali interagire. Anche H-Farm ha prodotto per l’occasione una striscia quotidiana per fuorisalone.tv (Design Digest dal 15 al 21, alle ore 14) e soprattutto coinvolgerà gli utenti in Paperleaves, un gioco interattivo di simulazione di un mercato accessibile negli stessi giorni sempre da fuorisalone.tv.
Una delle finalità dell’evento è quella di presentare prodotti nuovi che sarebbero stati presentati al Salone e che non hanno potuto usufruire di quella vetrina. Avete pensato anche una qualche forma di e-commerce o al collegamento con piattaforme dedicate?
Tutte le aziende che presentano prodotti possono inserire il link all’e-commerce dove poterli acquistare, noi stiamo sviluppando una partnership con un e-commerce che anticipa uno degli sviluppi futuri della piattaforma, cioè l’integrazione all’aspetto di comunicazione della vendita del prodotto.
Più a lungo termine, che ricadute avrà secondo te quello che abbiamo vissuto sui grandi eventi come il Fuorisalone?
Ovviamente nessuno può saperlo con certezza. Dal nostro punto di vista abbiamo guadagnato una piattaforma digitale che allarga a dismisura gli orizzonti e le strategie future. Sia nostre che delle aziende. L’evento fisico, soprattutto nelle prossime edizioni potrebbe vedere una notevole riduzione del pubblico in città. Le 400mila persone dell’edizione 2019 secondo me sono un numero che non vedremo per molto tempo. Anche da un punto di vista imprenditoriale, si è capito “davvero” che non è sempre necessario spedire persone dall’altra parte del mondo. Però la forma evento è una forma pubblicitaria che aveva raggiunto la sua maturità e quindi tornerà prepotentemente. Ho sempre detto che non è importante avere 400mila persone in città, ne avremo la metà ma con una percentuale più alta di addetti ai lavori e persone realmente interessate alla materia. L’evento diventerà più funzionale per le aziende di design, un design che tornerà al centro della discussione. Si tornerà a parlare di contenuti e si sperimenteranno nuovi formati fisici e digitali, questa è la mia speranza e sarebbe una bellissima conseguenza del periodo di crisi che ci aspetta.
Avete fatto pace con Deezen?
Sì, abbiamo fatto pace. Deezen ha ammesso di aver sbagliato nei confronti del sistema design milanese e nei fatti è diventato media partner di Fuorisalone Digital. Noi siamo sempre aperti alle collaborazioni e credo che, soprattutto in questo momento, ci sia necessità di lavorare insieme a livello di sistema, la concorrenza non esiste.
– Giulia Marani
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