Parola ai designer #4. Andrea Isola, l’exhibit designer
Tra i settori sui quali la crisi che stiamo vivendo potrebbe avere un impatto importante c’è sicuramente quello degli eventi: fiere, mostre, manifestazioni culturali. Ecco perché, per la quarta intervista del nostro ciclo dedicato alla fase 2 dei designer, abbiamo sentito Andrea Isola, che per mestiere progetta allestimenti.
Sardo di origine ma trapiantato a Torino (dove nel 2015 si laurea al Politecnico in “Architettura per il progetto sostenibile”), Andrea Isola, classe 1990, di mestiere fa l’exhibit designer. Con altri tre soci, nel 2017, fonda lo studio Startarch, specializzato nella progettazione di allestimenti di fiere e mostre d’arte, sia in Italia che in Europa, mettendosi a servizio di fondazioni, gallerie e direttori di fiere, per esempio Affordable Art Fair di Milano, Artefiera o Flashback. Nel 2019 lancia sul suo profilo Instagram l’hashtag #appuntidiunexhibitdesigner per parlare delle diverse tematiche di un mestiere ancora poco conosciuto (per lo meno in Italia) e raccontare i retroscena e le esperienze del suo lavoro. Abbiamo chiesto un suo parere, a fine lockdown, su quali cambiamenti ci saranno nel settore degli eventi e delle manifestazioni culturali, e sul futuro della fruizione dei contenuti per tutti. Con l’obiettivo, tra gli altri, di capire come la sua professione stia rispondendo al cambiamento in atto e come si ponga rispetto alle nuove opportunità che si apriranno, forse, dopo la crisi.
Tre parole/aggettivi per descrivere il tuo lavoro di designer, prima, durante e dopo la Pandemia.
Creativo, Dettagliato, Risolutivo.
Che cosa ti resterà di questo lockdown? Cosa butti e cosa tieni?
Mi resterà la sensazione di calma percepita nel primo periodo, perché ero abituato ad un ritmo frenetico tra riunioni, telefonate, viaggi, valigie e inaugurazioni. Le prime due settimane ho apprezzato il fatto di avere tempo libero per aggiornarmi, leggere riviste e cercare tematiche inerenti al mio lavoro che avevo bisogno di approfondire. Verso la fine devo ammettere che mi è mancata la mia routine pre-lockdown. Allo stesso tempo, cerco di accantonare i pensieri negativi e la preoccupazione per gli eventi rimandati, vista la generale incertezza del momento che stiamo vivendo. Spero si possa ripartire presto.
Pensi che dopo questo momento sospeso il tuo lavoro subirà variazioni (nei tempi, nell’approccio, nei contenuti) o ritornerà identico a prima?
Subirà senza dubbio delle variazioni. È un lavoro di contatto, di relazioni umane, di riunioni e di idee riportate su carta. Bisognerà abituarsi a fare tutto ciò davanti ad uno schermo, almeno nei prossimi mesi in cui ci viene richiesto di limitare le interazioni. Questo potrebbe rallentare i tempi organizzativi dell’evento/mostra/fiera, ma accelererà i tempi di creazione di disegni e progetti per far capire il prima possibile al cliente cosa passa nella testa del designer. Mi piace essere ottimista e il problem solving è una caratteristica imprescindibile del mestiere, perciò sono sicuro che ci abitueremo prima del previsto.
I designer hanno l’opportunità di riacquistare un ruolo centrale per la società post-Covid, mettendosi al servizio dei tavoli di dibattito che guidano le strategie per il rilancio. Quali sono gli strumenti secondo te più utili per ripensare i sistemi relazionali e culturali da questo momento in poi?
Designer e architetti avranno sicuramente un ruolo fondamentale per la società post Covid sotto vari aspetti, dalla collaborazione per la riorganizzazione di negozi e spazi commerciali, agli interventi diffusi nelle città per quanto riguarda la manutenzione e la riqualificazione sia del patrimonio immobiliare esistente, sia di quello pubblico che privato. Fondamentali e da non sottovalutare dovranno essere gli interventi sulle infrastrutture per la stagione turistica, tassello fondamentale per l’economia del nostro Paese. Bisogna rivolgersi a dei professionisti che abbiano idee veloci e soprattutto concrete, anche solo per evitare di fomentare polemiche sui giornali per delle idee (spero solo provocazioni) folli come i box in plexiglass sulle spiagge, di cui si è parlato settimane fa.
Su cosa indirizzerai – o vorresti indirizzare – la tua ricerca futura?
Ho già iniziato una ricerca che spero abbia dei risvolti concreti futuri con diverse aziende per la realizzazione di allestimenti sostenibili, a partire dall’impiego di materiali naturali e riciclati, di corpi luminosi a basso consumo e il recupero totale o di una buona parte degli elementi che compongono un allestimento.
– Giulia Mura
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