Viene dal MAXXI di Roma un interessante esperimento espositivo a cura di Domitilla Dardi e Elena Tinacci. Si tratta di Casa Mondo, una vetrina digitale che oscilla tra studio d’archivio e proposte in progress su uno dei social più popolari e diffusi: Instagram. Tutto nasce dal desiderio di dialogare col proprio pubblico nonostante le limitazioni imposte dalla pandemia in corso. Ecco che comportamenti, compiti, spazi, funzioni dell’abitare vengono dissolti e messi in questione attraverso la magistrale regia di Studio Formafantasma con il coinvolgimento di artisti, architetti e designer. È il principio collaborativo a segnare lo sviluppo della Casa Mondo, sacrificando l’individuo in nome del gruppo. Tutto scorre tra feed sequenziali che si formano come i piani di un grattacielo o di un albergo diffuso, una mostra di rete sociale che permette agli utenti di provare l’esperienza dell’abitare e condividerla. Un abitare da sciame che consiste in una modificazione dell’ambiente che è in grado di stimolare il comportamento di altri individui, come ad esempio guardare da una finestra immaginata da Humberto Campana come Open Windows, come unico contatto con il mondo esterno e grande occasione per indagare altre finestre: quelle del nostro mondo interiore.
Interrogarsi e proporre la propria visione sull’abitare è la questione posta dalle curatrici a Bêka & Lemoine, Didier Fiuza Faustino, Sou Fujimoto, Konstantin Grcic, Martí Guixé, Patricia Urquiola e al già citato Humberto Campana. I protagonisti di Casa Mondo hanno indagato aree funzionali della casa: homeworking, learning, care, open windows, exploring, threshold, food.
I DESIGNER DI CASA MONDO
I progetti prendono le forme tipiche della rete e del digitale, dal disegno al rendering, dall’acquarello al collage, dall’animazione al video. L’alternarsi dei singoli progetti è scandito dalla pubblicazione di materiali storici (fotografie, video, disegni, estratti di saggi): fondamenti teorici che costituiscono le “fondamenta” della Casa Mondo. In particolare, grazie alla ricchezza degli archivi del MAXXI sono i documenti legati alla mitica mostra del 1972 al MoMA di New York curata da Emilio Ambasz, Italy: The New Domestic Landscape, ad agire come dispositivi connettivi tra modernità e contemporaneità.
Il nomadismo, la domesticità, il fuori, l’interno e l’esterno attivano una centrifuga che mette in movimento il concetto di limite. Ecco che lo spazio digitale diventa un grande archivio che custodisce visioni e prospettive per una nuova idea di abitare al tempo pandemico. Konstantin Grcic vede l’apprendimento/learning come punto di partenza per allargare lo sguardo sull’opacità della conoscenza al tempo del capitalismo delle piattaforme. Martí Guixé ragiona sul consumo del cibo come fattore di ripensamento dello spazio domestico. Consumo, conservazione e preparazione del cibo vivono una dimensione esplosa e diffusa che spesso varca i confini delle mura domestiche. Il cibo è un vero ponte con il mondo, anche se sempre più spesso si tratta di una connessione virtuale.
VIAGGI, LAVORO E CURA DURANTE LA PANDEMIA
Bêka & Lemoine ci invitano a mantenere il desiderio di esplorare, la gioia della scoperta, la naturale indole al viaggio, ora che il mondo è diventato meno accessibile. Il viaggio dentro le nostre case assume il ruolo di una grande metafora che trasferisce il primario bisogno della scoperta dal paesaggio esterno a quello domestico. Sou Fujimoto indaga il passaggio dal dentro al fuori che è stato in architettura un tema affrontato e risolto nel tempo. Ingressi, facciate, vestiboli, pensiline e passaggi sono soggetti progettuali densi di interesse perché presumono l’unione di spazio e movimento. Da sempre questo limite è la soglia tra un posto sicuro – la casa – e uno spazio nel quale muoversi con circospezione – il mondo. Oggi questa connotazione ancestrale si arricchisce di nuovi significati. Conclude questo viaggio nella Casa Mondo Patricia Urquiola, che indaga la casa come spazio del lavoro che si attrezza con scenari di smart working e continua a essere la scena del lavoro domestico, incidendo nei rapporti sociali e personali, dentro e fuori. È Didier Faustino a sollevare la questione della cura, dell’abitare il nuovo mondo aprendo il senso del progettare alle analogie cariche di significati con il mondo come giardino planetario e spazio della mescolanza.
‒ Marco Petroni
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati