Essere una trend forecaster. Intervista a Lidewij Edelkoort
Parola alla leggendaria trend forecaster olandese in occasione dell'inaugurazione della mostra da lei curata per EDIT Cult, a Napoli. Qui, presso l'Archivio di Stato e in collaborazione con Charlotte Grün, ha presentato una rassegna dedicata ad Anthon Beeke, noto graphic designer scomparso nel 2018 e suo partner nella vita
Forse non tutti lo conoscono alle nostre latitudini, ma Anthon Beeke (Amsterdam, 1940-2018) è stato uno dei più prolifici graphic designer olandesi del XX secolo, capace di ridefinire l’immaginario delle arti visive nonostante una formazione da autodidatta. Beeke, che tra le altre cose ha fondato il dipartimento “Uomo e Comunicazione” della Design Academy di Eindhoven e lo ha diretto fino al 1997, continuando a lavorare presso l’istituzione fino al 2008, è stato un anticonformista, un guerrigliero, un “creatore di immagini poetiche, un collezionista dispettoso, il giocatore ingenuo, l’avido fotografo o il potente architetto di layout di collage”. Il resto è storia, fatta di jazz, tipografia e una grande passione per la poster art, specie se provocatoria.
CHI È LIDEWIJ EDELKOORT
Lidewij Edelkoort, invece, è forse tra le trend forecaster più famose al mondo, una pensatrice intuitiva e curiosa che viaggia studiando l’evoluzione delle tendenze socio-culturali prima di condividerle con i suoi clienti (e che clienti!). Grazie alla sua società Trend Union, con sede a Parigi, la Edelkoort crea trend book con almeno due o più anni di anticipo, raffinatissimi strumenti utilizzati da professionisti creativi, strategist, designer ed esperti di marketing di marchi internazionali che affrontano tematiche quali il futuro del colore, della bellezza, del benessere, dell’architettura e del lifestyle. Dopo aver diretto la Design Academy di Eindhoven dal 1998 al 2008 e aver fondato il Designhuis (un centro culturale per la promozione del design), nel 2011, ha fondato a Poznan, in Polonia, la School of Form, una scuola il cui curriculum riunisce design e studi umanistici. Come curatrice ha ideato mostre di design memorabili per il Museum of Contemporary Art di Chicago, il Nordiska museet di Stoccolma, il Museum of Architecture di Mosca, il mudac di Losanna (Museum of Contemporary Design & Applied Arts), il TextielMuseum di Tilburg, Design Museum Holon a Tel Aviv e 21_21 DESIGN SIGHT di Issey Miyake a Tokyo. La sua carriera di trend forecaster è stata anche oggetto di Archeology of the Future, una retrospettiva itinerante che è stata vista a Parigi e nei Paesi Bassi nel 2008-09. Innumerevoli i premi ricevuti internazionalmente.
LA MOSTRA A NAPOLI
La mostra allestita all’Archivio di Stato all’interno di EDIT Cult, il progetto curatoriale diffuso di EDIT Napoli, ha richiesto oltre due settimane di intenso lavoro che Lidewij Edelkoort, per lunghi anni compagna di Beeke, ha portato avanti in collaborazione con Charlotte Grün.
Il risultato è un archivio di libri straordinari appartenuti al grande graphic designer, un omaggio doveroso a una personalità geniale che dopo Napoli andrà in mostra presso la Royal Academy di Amsterdam.
INTERVISTA A LIDEWIJ EDELKOORT
Mi racconti come è nato questo progetto curatoriale, che ha molto a che fare con la sfera personale?
Non si tratta di una decisione presa, piuttosto di un processo naturale. In quanto vedova, mi sono dovuta confrontare con un’eredità, con questa casa che poi è un immenso archivio di libri di molti tipi, di arte, di politica, erotici, romanzi, manuali di grafica… È stato un viaggio straordinario, anche se infinitamente doloroso. Non che io non sapessi quanto lui fosse curioso e pieno di materiali – tra questi, ci sono vere e proprie chicche editoriali, ma anche volumi presenti in triplice copia; una comprata, una regalata e una donata dall’autore con dedica. Anthon ha smesso di studiare a quattordici anni, per cui ha dovuto prendersi cura della sua educazione e tutta la sua vita è stata una continua ricerca.
Qual è il valore di un archivio fisico di libri nell’era del “paperless”?
La sua libreria è davvero “ispirazionale”, piena di spunti interessanti per il graphic design, e ho avuto la sensazione che potesse avere ancora un valore e una potenza ancora maggiori se mantenuta intatta. Ogni libro è in dialogo ideale con un altro ed è la loro somma a fare la differenza, da qui la volontà di preservarla. L’obiettivo? Mostrare il mondo attraverso la lente creativa di un grafico geniale, attraverso le sue annotazioni, i suoi appunti, i suoi schizzi. Nonostante questa sia in un certo senso l’era del paperless, poi, le persone stanno riscoprendo il piacere della lettura, di frequentare spazi pieni di libri che ci rendono liberi di immaginare, di vivere vite che non sono le nostre, di assorbire nozioni ma anche di approfondire, di tornare indietro e rileggere. Quindi questa operazione ha anche un valore sociale, oltre che culturale.
L’ARCHIVIO DI ANTHON BEEKE
Napoli è magica, alchemica. Avete trovato intellettualmente stimolante lavorare in questa città e in una sede così storicamente connotata e piena di carattere?
Oh sì! Quando siamo entrate per la prima volta in questa stanza siamo state sopraffatte dalla sua bellezza, dalla storia che conteneva, da questi scaffali in legno scuro. Ci siamo sentite abbracciate. Ci piaceva il cortocircuito, volevamo innescare lo stesso processo di dialogo tra libri che abbiamo percepito sistemando e organizzando la libreria di Anthon. E poi il suo spirito qui sarebbe sicuramente felice, si sentirebbe in ottima compagnia.
A proposito, ditemi qualcosa di più sull’allestimento e sul perché avete scelto di lavorare sul color blocking.
Ovviamente tentare di imitare il contesto non avrebbe avuto senso, perciò abbiamo optato per un legno chiaro, biondo, per un setting molto semplice che dichiarasse la sua estraneità ma al contempo la sua connessione con tutti questi libri e volumi antichi. Il color blocking nasce da una scoperta divertente, di un dettaglio a cui non avevamo mai fatto caso. Per esempio: i libri erotici sono tutti rossi, sempre. Hanno la copertina rossa e le scritte nere.
Tre parole (ciascuna) per descrivere questo progetto.
Lidewij Edelkoort: bellezza, gratitudine, emozione.
Charlotte Grün: emozione, ispirazione, contesto
Cosa significa essere una trend setter, o meglio colei che ha la capacità di vedere con anticipo quali saranno le tendenze del futuro per il design?
Prima di tutto vorrei fare una precisazione doverosa: io non sono una trend setter, Kim Kardashian lo è. Al MET Gala si veste da ombra e tutti vogliono imitarla, i bambini scelgono lo stesso costume per Halloween. Non è il mio caso, ça va sans dire. Io sono una trend forecaster (che sì, letteralmente vuol dire meteorologa), cioè quella che io definisco una “archeologa del futuro”: colleziono informazioni estrapolate dalla società di oggi, dalla strada, che siano dei brani, dei video, un colore, un poster, un gusto, un profumo. Alcune cose colpiscono i miei occhi e le vedo tornare ancora e ancora. Tutti nel tempo ci costruiamo un archivio interiore, quasi sempre inconscio. Io ne sono semplicemente più consapevole. Ci sono elementi che all’inizio sembrano privi di un significato preciso, ma che in realtà sono in grado di definire standard futuri nel design, tendenze che in seguito prenderanno piede. Non mi occupo di “affari stagionali”, non sono io che definisco lunghezze degli abiti, mentre mi piace predire i colori. Possiedo, piuttosto, la capacità curiosa di vedere i cambiamenti prima che accadano. Mi piace definirmi come una specie di oracolo, e non è raro che io sottolinei il fatto che una certa cosa oggi evidente l’avevo effettivamente fatta notare anni fa [ride].
‒ Giulia Mura
editnapoli.com/edit-cult
www.edelkoort.com
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati