Casa Lana, il progetto di Ettore Sottsass ricostruito in Triennale a Milano
Dopo aver partecipato al “salvataggio”, con una cordata di istituzioni, della suite disegnata da Carlo Mollino per Casa Albonico, il museo milanese presenta al pubblico il corpo centrale di un appartamento disegnato da Sottsass intorno alla metà degli Anni Sessanta
Una stanza nella stanza è il titolo dell’articolo che Ettore Sottsass (Innsbruck, 1917 – Milano, 2007) pubblicò su Domus nel settembre del 1967 per presentare ai lettori il progetto di Casa Lana, una residenza privata i cui interni “compatti” erano stati studiati per rispondere alle esigenze dello stampatore Giovanni Lana e della sua famiglia. Oggi, a questo meccanismo di scatole cinesi si sono aggiunti un terzo e un quarto livello, e la “stanza nella stanza” è diventata una stanza in una stanza in una scatola rossa fiammante nella sala di un museo: il nucleo centrale in perfetto stato di conservazione dell’appartamento, che in origine si trovava in via Cola di Rienzo a Milano, tra il parco Solari e piazza Napoli, è stato infatti smontato e rimontato con precisione filologica al primo piano del Palazzo dell’Arte della Triennale, all’interno di un allestimento di Luca Cipelletti e Christoph Radl in cui il rosso è il colore dominante, e può essere visitato.
GLI INTERNI DI CASA LANA DI ETTORE SOTTSASS
L’operazione, resa possibile da una donazione della moglie di Sottsass Barbara Radice e certamente non facile da un punto di vista pratico, s’inserisce in un percorso di salvaguardia e valorizzazione del lavoro dei maestri del passato attraverso l’acquisizione non soltanto di singoli pezzi, ma di interni completi (o quasi), che la Triennale ha di recente intrapreso e che ha avuto un momento importante pochi mesi fa con l’allestimento della mostra Allusioni Iperformali dedicata a Carlo Mollino e alla sua Casa Albonico. A essere presentata al pubblico è la zona giorno dell’abitazione, realizzata da Sottsass eliminando il corridoio e riunendo tutte le funzioni diurne in un’unica stanza, composta da una “scatola” di legno al cui interno trovano posto tre divani Califfo, creando uno spazio per l’ascolto di musica e il relax, e dagli spazi che la circondano. Un ambiente sorprendente, al tempo stesso intimo e conviviale, che l’architetto e designer definì sulle pagine di Domus come “una piazzetta nella quale si gira e ci si incontra”, nel quale non mancano accorgimenti salvaspazio, come le scaffalature integrate, e soluzioni che rimangono modernissime a oltre mezzo secolo di distanza.
Il perfetto stato di conservazione e la ricostruzione attenta, effettuata in collaborazione con Iskra Grisogono dello Studio Sottsass e attraverso un confronto continuo con i familiari di Giovanni Lana, rendono questo interno “una vera e propria macchina del tempo, realizzata da uno dei geni internazionali del Novecento”, come ha spiegato Stefano Boeri durante la conferenza stampa.
LA MOSTRA TEMPORANEA DEDICATA A SOTTSASS
Attorno alla ricostruzione di questo interno domestico, pensata per essere permanente, è stata allestita la prima di una serie di mostre dedicate a diversi aspetti del lavoro di Sottsass a cura di Marco Sammicheli. Ettore Sottsass. Struttura e colore prende le mosse dal titolo di un articolo del 1954, e propone una selezione di opere pittoriche, disegni, fotografie e oggetti nei quali la questione del rapporto tra lo spazio, la forma e il cromatismo sembra essere centrale. Tra questi ci sono, per esempio, i disegni preparatori di alcune delle numerose serie di ceramiche (come le Ceramiche Sbagliate, realizzate tra il 1963 e il 1964, le Grandi Ceramiche del 1966, o ancora le Ceramiche Tantriche del 1968) alle quali il grande designer lavora tra la metà degli Anni Cinquanta e i primi Settanta.
‒ Giulia Marani
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