I mobili “stupidi” di Joana Vasconcelos in mostra a Milano

Inglobano oggetti e memorie della storia familiare di Joana Vasconcelos i mobili presentati nella galleria Mimmo Scognamiglio a Milano. Offrendo nuove prospettive sull’idea di design

Nonostante la prossimità con il Salone del Mobile – in programma a Milano dal 7 al 12 giugno prossimi –, i mobili presentati da Mimmo Scognamiglio hanno poco a che fare con la consueta orgia di design che sta per esplodere nella capitale lombarda. I “mobili stupidi” di Joana Vasconcelos (Parigi, 1971) sono difatti una rielaborazione di oggetti dal design anonimo, privi di un qualsiasi valore estetico. L’innesco per il disegno di questa “collezione” sembra sia stata una credenza in legno dipinto e vetro della bisnonna, poi trasformatasi in una baldoria creativa fatta anche di angoliere, consolle Luigi XVI, un casco da parrucchiere, una colonnina, un tavolino a più ripiani, mensole con cassetti, étagèretutti poi sottoposti a trasformazioni che li fanno ora apparire coerenti con le precedenti produzioni dell’artista. Tranne che per una ragione: le loro dimensioni sono lontanissime dal rapporto con lo spazio che è tipico di Vasconcelos nelle sue installazioni, sempre propense al gigantismo. Lo scorso marzo, per la mostra inaugurata al Paolo Orsi di Siracusa, l’artista si è esibita utilizzando una gigantesca scultura tessile capace di inglobare molteplici reperti antichi, mentre nella stazione di Lille Flandres viene montata in questi giorni un’opera capace di raggiungere uno sviluppo lineare di oltre 70 metri di lunghezza.

Joana Vasconcelos, Capricciosa, 2021. Courtesy Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea, Milano

Joana Vasconcelos, Capricciosa, 2021. Courtesy Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea, Milano

LE OPERE DI JOANA VASCONCELOS IN MOSTRA A MILANO

Gli undici oggetti presentati da Scognamiglio sono invece opere “casalinghe” pensate per essere collocate in interni. Sono state infatti disegnate nel 2021 durante l’impennata della pandemia da Covid 19. Vasconcelos si è confrontata allora ‒ come ognuno di noi – per la prima volta con quanto stava accadendo, senza più mostre da allestire e luoghi da raggiungere. E ha cominciato a riconsiderare la sua vita familiare passata, a guardare a “vecchi” oggetti che la circondavano in modo diverso. Li ha poi inglobati all’interno di strutture complesse utilizzando stoffe colorate, perline, maglieria all’uncinetto, paillette colorate e passamanerie per avvicinarli a un territorio inaspettatamente organico. Restano oggetti misteriosi, ma non slegati dalla realtà che l’artista affronta come sempre in maniera gioiosa: senza tuttavia dimenticare il ruolo che la società tende ad attribuire alle donne, tanto nella vita domestica che in quella pubblica: un leitmotiv, questo, di tutto il suo operare.

Joana Vasconcelos, Torta della nonna, 2021. Courtesy Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea, Milano

Joana Vasconcelos, Torta della nonna, 2021. Courtesy Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea, Milano

VASCONCELOS E IL PORTOGALLO

Il lavoro di Vasconcelos si inserisce nel solco della manipolazione di oggetti d’uso quotidiano, non certo inedita nella storia dell’arte moderna. E tuttavia definire il suo modus operandi non è semplice. Demetrio Paparoni, che con questa artista intrattiene un rapporto professionale stretto (sua la curatela anche al Paolo Orsi), a questo proposito scrive: “Vasconcelos non può essere considerata né un’artista metafisica, né un’artista pop (…) la peculiarità delle tecniche usate rende inoltre i suoi lavori lontani dall’arte dei nouveaux realistes francesi (…) Se proprio si vuole inserire il suo lavoro in una tradizione , bisogna guardare allo stile manuelino, al tardo gotico e alle varie forme del barocco portoghese…. La biografia di Joana Vasconcelos ci parla di un’artista le cui opere sono presenti in collezioni pubbliche e private di ogni parte del mondo. Ma ‒ come lei stessa ama definirsi – è anche un’artista decisamente “portughesa: con tutto quello che di singolare e irripetibile la storia di questo Paese (poco) “europeo” porta con sé.

Aldo Premoli

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Aldo Premoli

Aldo Premoli

Milanese di nascita, dopo un lungo periodo trascorso in Sicilia ora risiede a Cernobbio. Lunghi periodi li trascorre a New York, dove lavorano i suoi figli. Tra il 1989 e il 2000 dirige “L’Uomo Vogue”. Nel 2001 fonda Apstudio e…

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