Morto il famoso designer e architetto brasiliano Fernando Campana
Aveva 61 anni. Insieme al fratello Humberto aveva fondato lo studio Campana nel 1984, ottenendo riconoscimenti internazionali nell'ambito del design, ma anche dell'architettura e dell'arte, con grandi collaborazioni
È morto il 16 novembre a San Paolo il designer e architetto brasiliano Fernando Campana, all’età di 61 anni. “È con profonda tristezza che annunciamo la morte di Fernando Campana“, si legge in una nota sulla pagina Instagram di Estúdio Campana, i primi a divulgare la notizia, che aggiungono, senza menzionare le cause della morte: “Apprezziamo la solidarietà di tutti e chiediamo di rispettare la privacy della famiglia in questo momento“.
Di famiglia italiana (i genitori sono di Ferrara e Lucca), Fernando si è formato come architetto e insieme al fratello maggiore Humberto – da poco intervistato da Artribune – ha fondato nel 1984 lo studio Campana, che ha presto accumulato riconoscimenti internazionali per il suo design di mobili e pezzi d’arredo innovativi, connotati da un linguaggio definito come “pionieristico”. La loro produzione spazia dal disegno industriale all’art design, utilizzando spesso materiali di recupero o naturali – dal bambù alle bambole, dalla gomma alla plastica – celebrando il caos, i colori e la generosità delle forme proprie dell’identità brasiliana con suggestioni oniriche. Ricordiamo, celebri, interventi come la Banquete chair di animali e peluche – in varie edizioni, da panda, coccodrilli, fino all’ultima firmata con Kaws nel 2019 – la poltrona Vermelha, prototipata nei primi Anni Novanta a partire da una struttura metallica poi riempita con colori materici, o l’installazione Garraffa, realizzata nel 2009 alla Reggia di Versailles al termine di un workshop per gli studenti dell’ENSA con circa 20mila bottiglie di plastica, trasformate in un anello luminoso. O ancora la poltrona Sade per Edra, il vaso per Louis Vuitton Tropicalisti, o l’apprezzata installazione a colonne vegetali poste in un chiostro dell’Università Statale di Milano per il Fuori Salone del 2019.
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ESORDI E SUCCESSI DELLO STUDIO CAMPANA
Con sede a San Paolo, lo studio Campana è sin dagli esordi concentrato sull’esplorazione delle diverse potenzialità del design, dalla produzione di mobili all’architettura e paesaggistica, dalla moda alla scenografia: una visione che ha permesso a Humberto e Fernando di essere tra i pochi artisti brasiliani a vantare delle opere nella collezione del MoMA di New York, oltre a quelle al Centre George Pompidou e al Musée des Arts Décoratifs di Parigi.
Questo connubio tra discipline, che vive di un positivo scambio di conoscenze tra comunità e artisti (favelas incluse), ha fatto sì che lo studio lavorasse con vari marchi e industrie – da Louis Vuitton a Edra, Fendi e Häagen Dazs – e combinasse il meglio dell’artigianato a pratiche di tecnologie all’avanguardia e produzione sostenibili. Approfittando dello iato della pandemia e mutuando l’amore per la natura dal padre agronomo, i due fratelli hanno persino trasformato i 20 ettari di terreno nell’entroterra di San Paolo in cui sono cresciuti, a Brotas, nel Parque Campana, un luogo di “contemplazione ed educazione” con 15mila esemplari di piante e alberi autoctoni.
Con l’idea iniziale di creare un museo, nel 2009 Fernando e Humberto hanno fondato l’Instituto Campana per preservare la collezione dello studio per le generazioni future e creare una comunità interdisciplinare ancora più ampia. Nel 2012 hanno ricevuto a Parigi il Colbert Committee Award: un premio, questo, che si va a sommare ai molti riconoscimenti ricevuti negli, ora dalla Design Week di Pechino, ora dai governi brasiliano e francese, che gli hanno conferito uno l’Ordine al Merito Culturale e l’altro l’Ordine delle Arti e delle Lettere dal Ministero della Cultura. Sempre in Francia, a Parigi, sono stati eletti Designer dell’Anno da Maison & Objet. Nel 2013 i fratelli Campana sono stati inseriti da Forbes tra le 100 personalità brasiliane più influenti, e nel 2019, lo studio è stato celebrato per i suoi 35 anni da pioniere del design.
Giulia Giaume
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