La celebre mostra Italy. The New Domestic Landscape, tenutasi al MoMA di New York nel 1972, portò alla ribalta il design italiano nel mondo, segnando uno dei momenti più alti della storia del Made in Italy. 51 anni dopo, l’ADI Design Museum propone un’interessante rilettura di quell’indimenticabile evento, puntando a sua volta i riflettori su una nuova generazione di progettisti. L’esposizione, il cui titolo volutamente omaggia e rievoca quella ideata da Emilio Ambasz, sposta però il focus dalla realtà domestica, luogo della sperimentazione sociale ed estetica che fu, alle inevitabili sfide poste dal momento globale e da una situazione di emergenza che muove dal cambiamento climatico a quello sociale.
DESIGNER UNDER 35 IN MOSTRA A MILANO
Domestic non può quindi che diventare Collective, in riferimento a un gruppo di progettisti under 35 le cui riflessioni non appartengono più alla manifestazione culturale di quella controriforma che si interrogava sull’abitare e sulla produzione, ma si trasformano in azione alla luce di una rinnovata libertà radicale e di una responsabilità civica collettiva che abbraccia l’ambiente e la società. Selezionati tra i 329 candidati alla open call, i giovani protagonisti di Italy: A New Collective Landscape immaginano, attraverso progetti, prodotti e nuove pratiche, come le trasformazioni della realtà esterna possano avere un impatto sull’abitare estendibile allo spazio urbano e non urbano, alle relazioni sociali, alle alleanze simbiotiche e a nuovi comportamenti. L’intento di ADI Design Museum è dunque quello di presentare una visione d’insieme del contesto creativo italiano ed esaltare la qualità del lavoro dei singoli designer contemporanei che, grazie a nuovi strumenti progettuali, contribuiscono ogni giorno a ridefinire il ruolo del design e la sua utilità sociale.
I PROGETTI IN MOSTRA ALL’ADI DESIGN MUSEUM
La mostra, curata da Angela Rui con Elisabetta Donati de Conti e Matilde Losi, e allestita dallo studio Parasite 2.0. con il progetto grafico di Alice Zani e Paola Bombelli, si sviluppa all’interno di uno spazio fluido in cui prendono vita oggetti, materiali di indagine, ricerca e prototipazione. Le tre sezioni principali sono dedicate rispettivamente al progetto rigenerativo, incentrato su materiali innovativi e sistemi sostenibili in termini ambientali ed ecologici; al progetto relazionale, inteso come strumento sociale o pratica partecipativa in grado di favorire la comunità; e al progetto sistemico, riferito a sistemi di relazioni, risorse e processi alternativi capaci di ridurre l’impatto ambientale. “La scelta di riprendere il titolo della mostra del 1972 indica un superamento epistemologico della nostalgia e la volontà di abbracciare l’idea che il panorama del design italiano sia cambiato”, ci spiega Angela Rui. “La presenza di numerosi progetti editoriali, in particolare, mostra l’impegno che questi giovani professionisti – ricordiamo che nel resto del mondo un trentacinquenne non è un ragazzo ma un professionista ‒ mettono nella scrittura di una nuova narrazione”.
Maria Chiara Virgili
Articolo pubblicato su Speciale Design 2023
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