Siamo sulle rive del lago di Como ma non mancano i rimandi a terre più esotiche, dai fiumi dello stato messicano di Oaxaca stilizzati e riprodotti su un tappeto progettato dalla designer francese Matali Crasset per CGN Design Gallery alle antiche tecniche di intreccio, parenti del macramé, usate dagli indiani mapuche del Cile e attualizzate dall’artista Milla Novo. La quinta edizione del Lake Como Design Festival, in corso fino al 24 settembre, propone un viaggio a tappe alla scoperta della potenza creativa insita nella natura e dei tanti modi in cui il mondo vegetale, animale e naturale possono ispirare artisti e progettisti. Il percorso, che tocca alcune tra le architetture simbolo della città lariana, per esempio il duecentesco Palazzo del Broletto, antica sede comunale diventata spazio espositivo, e la neoclassica Villa Olmo, e location più confidenziali come l’ex Convento Orsoline San Carlo, per la prima volta aperto al pubblico, ha come guida uno scrittore dell’antichità: Plinio il Vecchio, nato proprio a Comoduemila anni fa. Ai tempi dell’autore della Naturalis Historia, ovviamente, il design come disciplina era di là da venire; esisteva, però, il senso di meraviglia nei confronti dell’occulta forza generatrice che plasma il mondo, e nella sua capacità di progettare forme tanto perfette sul piano estetico quanto funzionali che due millenni più tardi farà dire ad Alexander McQueen che “non esiste miglior designer della natura”.
Lake Como Design Festival 2023. Parole antiche e opere contemporanee
La prima mostra, The Other Animals, curata da Lorenzo Butti e dal Presidente dell’Accademia Pliniana Massimiliano Mondelli con la collaborazione di un gruppo di esperti e allestita al Broletto, fa dialogare una sessantina di passaggi tratti dai libri del trattato pliniano dedicati alla zoologia con altrettanti frutti della creatività umana ispirati agli animali. Disposti su tre grandi tavoli che rappresentano l’acqua, la terra e l’aria, iconici oggetti di design di ieri (per esempio, la coloratissima lampada da tavolo Tahiti di Ettore Sottsass, in puro stile Memphis, o il Boalum, il serpente luminoso disegnato da Livio Castiglioni e Gianfranco Frattini per Artemide nel 1970) e di oggi (la brocca Pellicano firmata da Jaime Hayón per Bosa, il Toro di legno dei Formafantasma e molti altri) convivono con opere d’arte realizzate con una varietà di tecniche e materiali. Il tutto si presta a due livelli di lettura, uno più ludico e l’altro più approfondito. C’è anche un pezzo esposto per la prima volta in Italia: la lepre giocattolo disegnata dagli artisti austriaci Friedl Dicker-Breandeis, poi internata e uccisa ad Auschwitz, e Franz Singer negli anni Venti, nel contesto del loro “Laboratorio di arti visive”.
Lake Como Design Festival 2023. Tra arte e natura
A pochi passi, un altro edificio medievale, la chiesa sconsacrata di San Pietro in Atrio, ospita un approfondimento sul tessile con una selezione di opere di designer italiani e internazionali accomunati dal guardare alla natura come fonte di ispirazione o serbatoio di materie prime rinnovabili. Sotto il cappello di Stories of Fabrics trovano spazio diverse esperienze, dalla riscoperta di antiche tecniche produttive agli Arazzi Contemporanei di i-Mesh, costruiti con un’impalcatura di fili di carbonio o basalto rinforzati da resine termoplastiche riciclabili. Pensato come un evento diffuso nel centro di Como, il festival fornisce anche l’occasione per penetrare nelle stanze di un ex convento delle suore Orsoline, sulle cui pareti si snoda il percorso di Between Art and Nature. Photographs from the collection of Fondazione Sozzani, a cura di Maddalena Scarzella. Ottanta scatti selezionati all’interno della vasta e per certi versi anarchica collezione fotografica di Carla Sozzani e firmati da autori di primissimo piano come Alfred Stieglitz, Sarah Moon, Kenro Izu e Tom Baril restituiscono diverse sfaccettature della natura mettendo in evidenza pattern e geometrie.
Lake Como Design Festival 2023. Design contemporaneo e incursioni vegetali nelle ville affacciate sul lago
Dopo aver visitato Villa Casa Bianca – una residenza patrizia degli anni Venti rimasta a lungo disabitata e trasfigurata da un allestimento degli architetti olandesi Van Beek & Dings che affianca con delicatezza i materiali di Fenyx e Arpa agli arredi d’epoca (per esempio i lampadari a bolla di Luigi Caccia Dominioni) e si presta all’invasione di piante orchestrata dalla flower designer Letizia Dei Fiori, nomen omen –, ci spostiamo a Villa Salazar. Qui troviamoContemporay Design Selection, la selezione di design contemporaneo curata da Giovanna Massoni a partire da una call rivolta a designer indipendenti, artisti e gallerie che fossero in grado di proporre una ricerca formale originale ispirata alla natura o basata sull’uso di materiali naturali. Le opere in mostra, tutte in vendita su Catawiki grazie a una partnership con il festival che prosegue da diverse edizioni, costruiscono un racconto efficace di quello che è il design contemporaneo, in bilico tra il recupero del vernacolare e l’uso delle nuove tecnologie e particolarmente attento alla rigenerazione di rifiuti e scarti. Tra le pratiche che vanno in questa direzione ci sono, per esempio, quella dello studio greco basato ad Amsterdam The New Raw, che dona nuova vita ai materiali di scarto attraverso la stampa 3d e la tessitura a maglia robotizzata, e delle designer tessili Mopsa Marciano e Estelle Chatelin (RAG Fabrics), che trasformano vecchi peluche in feltro con cui realizzare tappeti e altri oggetti per la casa. A Villa Olmo, gioiello neoclassico in riva al lago, una cascata scenografica formata da oltre 30mila fiori stilizzati apre Back to Nature, un circuito in dodici stanze con progetti speciali di grande impatto a cura di designer, editori e gallerie. I più sorprendenti, secondo noi, sono la foresta di sculture di vetro a forma di fungo e di radice di mandragora dell’artista austriaca Melli Ink, eterea e portatrice di un messaggio ecologico, e il monumentale letto-scultura dai riflessi lacustri progettato dal duo creativo Draga&Aurel e dall’architetto Giuliano dell’Uva con la collaborazione dell’azienda tessile Somma1867 e presentato dalla Galleria Rossana Orlandi.
Giulia Marani
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati