La Lettera 22, la celeberrima macchina da scrivere portatile disegnata da Marcello Nizzoli per Olivetti e presente nelle collezioni permanenti dei musei di mezzo mondo. La lampada Eclisse di Vico Magistretti, con il suo paralume girevole che va ad oscurare progressivamente la sorgente luminosa come la luna fa col sole e permette di regolare l’intensità della luce. Il Bollitore 9091 di Richard Sapper per Alessi, che quando l’acqua bolle emette un suono ispirato alle sirene delle chiatte sul Reno. Sono solo alcuni degli oggetti-icona che guidano i giocatori lungo il percorso di Clocked. Questa non è un’escape room. Sulla storia del design, la nuova attività ludica ospitata nel seminterrato dell’ADI Design Museum di Milano.
Clocked, l’escape room sul design italiano
Checché ne dica il titolo, si tratta proprio di un’escape room sulla storia del progetto italiano, un giro di squadra cooperativo in cui i partecipanti hanno a disposizione un tempo limitato per risolvere una serie di enigmi “guadagnandosi” la possibilità di uscire dalla stanza. Un tipo di gamification non digitale sempre più usato anche nei musei per agganciare pubblici diversi offrendo un’esperienza meno statica e ad alto coinvolgimento emotivo. L’obiettivo per i giocatori è quello di imparare divertendosi, mettendo alla prova le loro doti investigative, mentre l’ADI design Museum e gli altri spazi espositivi parte del Circuito Lombardo Musei Design, dove sarà possibile recarsi per proseguire la missione, possono approfittarne per avviare un dialogo con fasce di pubblico più giovani. “Un museo non ha un solo pubblico, ma una serie di pubblici diversi e noi abbiamo il dovere di cercare di capirli”, spiega il presidente dell’Associazione per il Disegno Industriale Luciano Galimberti. “Il gioco ci permette di conoscere le loro reazioni e di fare museo in maniera non convenzionale, diversa dal semplice conservare oggetti. Lavorando con i ragazzi, per esempio nel contesto delle nostre collaborazioni con il Politecnico, abbiamo notato la loro difficoltà nell’immaginare il proprio futuro e il design è proprio una disciplina che ha la responsabilità di progettare e costruire il domani”.
Imparare il design con un gioco all’ADI Museum di Milano
Fino al 29 ottobre, gli aspiranti investigatori nella storia del design potranno approfittare di uno dei 7 slot di gioco giornalieri. Non è richiesta nessuna competenza o conoscenza particolare, perché tutti gli indizi si trovano nella stanza, nascosti uno dei sedici oggetti di design esposti o intorno a essi. “Si tratta di un gioco non lineare che prova a condurre il pubblico attraverso una serie di stazioni che, loro sì, sono disposte lungo una linea temporale”, chiarisce la game designer Marta Palvarini, curatrice del progetto. “Le squadre, composte da massimo dieci persone, possono presentarsi al museo già formate oppure costituirsi sul momento con l’aiuto dei master, dei tutor che possono fornire aiuti non verbali o complicare le cose a seconda della situazione. Come nel cosiddetto gioco della matassa, è essenziale che i partecipanti collaborino e comunichino tra loro in maniera efficace”. In questo gioco di una volta, chiamato anche “ripiglino” o “gioco dell’elastico”, due o più persone tengono in mano un capo o un angolo di un lungo filo, che viene intrecciato passando di mano in mano con lo scopo di dare vita a figure il più elaborate possibile.
Giulia Marani
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