Dove va il design arabo? Qualche risposta alla nuova biennale Design Doha
In bilico tra la voglia di farsi conoscere in Occidente e la ricerca di una via originale al progetto, con un occhio all’artigianato e uno all’attualità, i creativi della regione compresa tra Marocco e Iran si incontreranno in Qatar tra il 24 e il 28 febbraio. Abbiamo chiesto a due donne attive nella promozione del design locale in quali direzioni si muovono le loro ricerche
Il mondo arabo non è soltanto uno dei più importanti mercati emergenti per quanto riguarda il design, ma è anche una fucina di talenti alla ricerca di una ribalta internazionale e un luogo in cui un approccio artigianale basato su saper millenari si mescola in maniera sorprendente con tecniche e linguaggi più moderni. Questa commistione sarà al centro della prima edizione di Design Doha, la biennale dedicata alla creatività dell’area MENA – un acronimo di Middle East and North Africa che indica l’ampia regione compresa tra il Marocco, a ovest, e l’Iran, a est – in procinto di essere inaugurata il 24 febbraio. Ospitata a Msheireb, il distretto dall’allure medioriental-futuristica del centro di Doha progettato secondo i dettami dell’architettura sostenibile, la manifestazione è stata organizzata da Qatar Museums, l’organismo incaricato dello sviluppo e della gestione dei musei del Paese, con la direzione artistica dello storico e saggista americano Glenn Adamson. Una delle esposizioni faro sarà Arab Design Now, focalizzata sulla presentazione del lavoro di oltre 70 designer provenienti da diversi Paesi dell’area culturale araba e visitabile anche oltre il termine della biennale, fino al 5 agosto 2024. Per capire meglio a quali esperienze e visioni si applichi questa etichetta di “design arabo”, e quale sia il rapporto dei creativi che a vario titolo si inseriscono in questo movimento con l’Occidente, abbiamo parlato con due professioniste impegnate sul territorio: Rana Beiruti, curatrice della mostra e già direttrice della design week di Amman, in Giordania, e Alia Rachid, imprenditrice che con la sua piattaforma Fromm. sviluppa in Italia prodotti disegnati in Qatar e nei Paesi vicini e ispirati alla cultura del posto.
Il design arabo tra modernità e tradizione. La parola a Rana Beiruti
“La regione formata dal Bilad al Sham (l’area conosciuta come “Levante” alle nostre latitudini, ndr), del Golfo Persico e del Nord Africa è molto grande ed eterogenea, ha una ricca storia di artigianato e design plasmata da un mix di culture, tradizioni, storie e credenze”, spiega Rana Beiruti. “Allo stesso modo, quello che chiamiamo ‘design arabo’ non è monolitico ma raggruppa un insieme di influenze, pattern ed espressioni culturali”. Un panorama variegato che, però, secondo la curatrice ha un elemento comune: un potente storytelling legato al territorio che attraversa il lavoro dei designer locali. “Sono profondamente legati alle loro radici culturali, alle tradizioni e ai rituali, ma sono altrettanto impazienti di reinterpretarli sviluppandoli in chiave contemporanea”, racconta. “Hanno un grande spirito di dedizione alla loro terra, che appare evidente nel modo in cui rispondono alla geografia peculiare dei diversi Paesi e nel loro uso dei materiali. Senza ombra di dubbio, poi, a unirli (e unirci) è anche l’uso di una lingua comune, l’arabo, caratterizzata da una scrittura così distintiva da essere diventata una forma d’arte a sé stante”.
L’artigianato arabo rivisitato e le sfide del presente
Per molti tra i designer selezionati per la mostra, la riscoperta dell’identità culturale va di pari passo con il recupero di motivi e narrazioni tratti dalla storia antica o dall’archeologia. “Lo vediamo, per esempio, in riferimento all’antico Egitto nel lavoro di Lina Elorabi per Don Tanani, o nelle forme celesti create da Omar Chakil con l’alabastro egiziano. I designer Sizar Alexis e Hozan Zangana trovano invece la loro ispirazione nell’antica Mesopotamia e nella mitologia assira, evocando storie che appartengono all’eredità del Kurdistan iracheno dopo essere stati costretti a lasciarlo. Un altro esempio di questa cooptazione e rivitalizzazione dell’artigianato popolare è il lavoro dell’artista tessile giordana Ishraq Zrakait. Il suo Raw Embrace combina le tradizionali tecniche di tessitura beduine con quella decisamente più contemporanea dell’infeltrimento”. Ma quali sono i problemi che i designer mediorientali e nordafricani si trovano ad affrontare oggi? Il pensiero corre per forza di cose alla situazione geopolitica e ai conflitti in corso, ma a preoccupare gli espositori di Arab Design Now sono anche, e forse è il caso di dire soprattutto, il cambiamento climatico e la scarsità di risorse. “Il mondo arabo è formato da oltre venti paesi, ognuno con la sua storia e con una particolare situazione politica ed economica che interagisce in maniera diversa con i problemi globali”, puntualizza ancora la curatrice. “L’egemonia culturale occidentale può aver preso il sopravvento in passato, ma oggi i creativi della regione hanno un approccio più universale e accolgono più spesso ispirazioni dal sud-est asiatico, dall’Africa e dal Giappone. Naturalmente, le difficoltà economiche e di circolazione rendono più difficile l’accesso a certi materiali o mercati. Questo è particolarmente evidente nel caso della Palestina, che ha una scena molto interessante, ancorata alla tradizione ma contemporanea sotto il profilo della fabbricazione e dell’estetica, ma subisce da decenni pesanti limitazioni”.
I designer arabi a scuola di business
Tra le persone che godono di un punto di osservazione privilegiato sulle dinamiche del design qatariota e mediorientale c’è anche Alia Rachid. Due anni e mezzo fa ha fondato Fromm., una piattaforma pensata per intercettare i talenti emergenti della regione e poi guidarli passo passo in un percorso che va dallo schizzo alla commercializzazione del prodotto passando per le fasi, importantissime, della prototipazione e della produzione (italiana, affidata nella maggior parte dei casi ad aziende brianzole). “Siamo legati al distretto di Mshereib perché il nostro brand è nato proprio lì, anche se abbiamo lavorato fin da subito anche a Milano, con un piccolo team di designer e uno showroom nel cuore della Zona Tortona”, spiega ad Artribune. “Design Doha rappresenta per noi una grande opportunità, facciamo già parte di un hub creativo locale chiamato M7 che sta aiutando a crescere tante realtà giovani e startup negli ambiti del design, della moda e delle nuove tecnologie e che ospiterà la mostra curata da Rana Beiruti. Durante la biennale, oltre a presentare nuovi prodotti condurremo un workshop nel quale offriremo ai giovani creativi delle lezioni di marketing ed economia, perché sappiamo per esperienza che anche i più bravi possono essere un po’ scoperti sul fronte del business. Al di là delle peculiarità dell’area MENA”, conclude Rachid, credo che il problema principale per i designer emergenti rimanga lo stesso a tutte le latitudini: dare vita ai loro prodotti e fare in modo che arrivino sul mercato, trovando un proprio pubblico”.
Giulia Marani
Doha (Qatar) // dal 24 al 28 febbraio 2024
Design Doha
designdoha.org.qa
Dal 24 febbraio al 5 agosto 2024
Arab Design Now, mostra a cura di Rana Beiruti
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati