This Future is Currently Unavailable, recita il distretto di Isola per l’edizione 2024 della Design Week milanese. Un modo di mettere in discussione, in un mondo policentrico e afflitto da crisi sistemiche, la fede acritica in un progresso oramai inattuale. Ma anche per interrogarsi, secondo le intenzioni dei curatori, sul ruolo assunto dal design in questo contesto, sugli strumenti che questo mette a disposizione per la crescita, per la ricerca culturale, per lo sviluppo sostenibile. Lontano da visioni fideistiche, questo futuro dai contorni non meglio precisati non assume un volto necessariamente rassicurante. Eppure, nella visione di Isola, non rinuncia a mettere a fuoco, anche attraverso il ruolo di mediazione del design, soluzioni possibili e modelli da imitare, ancorandosi al presente e rigettando orizzonti distopici: la luce, in fondo al tunnel, può essere ancora vista distintamente.
Anatolia: un focus sul design turco
Si dice spesso che per osservare il futuro basta spostarsi nello spazio. Ed è quello che una serie di mostre ospitate in questo circuito del Fuorisalone si promette di fare. Si parte con Anatolia, già presentata a Downtown Dubai nel novembre 2023 ed esito di una collaborazione tra Isola Design Group e Grob Design, marchio di arredi turco. Il dispositivo narrativo scelto dalla curatela è uno dei grandi tratti identitari della cultura anatolica e levantina: il caravanserraglio, epicentro dell’incontro lungo le vie dei commerci, millenario luogo di scambio non solo di oggetti e forme di artigianato, ma anche di tutti quei valori, significati e spinte all’innovazione che si celano dietro una forma. Una modalità di arricchimento collettivo che i designer presenti nella selezione – Atelier Terra Madre, Creande, Doodle And The Gang, Dozaj / Gokhan Sencan, Editions Levantine, Ev ceramic-lab, Kita Living, Nella Figueroa, Od Art & Design, Tugba Cebecioglu, Zade Design – a loro modo rievocano, instaurando con i loro pezzi risonanze ed occasioni di dialogo.
Routes to Roots: identità locali e sostenibilità
La stessa metafora del cammino viene evocata anche da Routes to Roots, esposizione già presentata in Arabia Saudita nell’ambito di Tanween, conferenza annuale sulla creatività concepita e creata dal King Abdulaziz Center for World Culture – Ithra Creativity Conference. In mostra, troviamo oggetti che fanno appello alle radici per tramandare non solo tratti identitari, ma anche materiali e tecniche eco responsabili che, attraverso salti di scala, potrebbero offrire nuove opportunità produttive nel campo della sostenibilità. Tra i partecipanti, interdisciplinari e basati in differenti paesi, troviamo Asma Derouiche, Bachir Mohamad, Booabbod, LameiceAbu.Aker, Manahel Alqassem, Marwa Samy, Maryam Al-Homaid, Mina Abouzahra, Pilgrim, Shell Homage, Studio Bazaro, T SAKHI.
Lo iato culturale tra Turchia e paesi del Golfo, se si mette da parte la comune matrice religiosa, è certamente significativo e spesso un po’ ignorato dalla superficiale visione occidentale che accomuna sotto la comoda etichetta di “est” realtà eterogenee, legate per lo più dalla nostra fascinazione per gli orientalismi. Mettiamoci pure le enormi differenze in campo economico, con un paese che è un gigante produttivo anche nel campo del mobile e del tessile, e un altro che fa leva sulla propria ricchezza finanziaria per promuovere ricerche esclusive nell’edizione limitata. A dispetto di questa differenza, incuriosisce trovare una stessa linea comune nella proiezione del proprio racconto: le carovane nel deserto o nelle steppe, l’artigianato come forma suprema di incarnazione di un’identità culturale, la continuità tra generazioni, la preferenza accordata a certi materiali, ad esempio l’argilla, per la realizzazione di oggetti dai tratti biomorfici, la ricerca di soluzioni ai problemi ambientali di oggi attraverso tecniche ancestrali. Un distillato di futuro a cui questi paesi sembrano guardare?
Design e ambiente
Nella bolla confortevole del design, indubbiamente sì. Nella realtà della scena geopolitica, la risposta potrebbe essere meno univoca, senza niente voler togliere agli sforzi – di natura prettamente tecnologica, ci sentiamo di sottolineare – introdotti per l’azione climatica.
Confortandoci almeno su una certezza. Per tutti quei paesi che si affacciano alla design week milanese, il design è innanzitutto uno strumento di posizionamento, un modo per marcare tanto la propria presenza che la propria differenza dagli altri attori e paesi sulla scena. Al di là delle singole ricerche, delle soluzioni verso un progetto più sostenibile, forse è questo il lascito che queste esperienze sembrano testimoniarci. Senza la dimensione del design non c’è una narrazione possibile, e quindi nessun futuro. Che lo si faccia a partire dal passato, diventa tutto sommato ironicamente irrilevante.
Giulia Zappa
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