Milano Design Week 2024. Guida agli eventi del Fuorisalone distretto per distretto
Più centro, meno escursioni in periferia, con i distretti storici che tornano a organizzarsi e l’eccezione di Alcova, per la prima volta fuori dai confini cittadini: ecco come si disegna la geografia della MDW 2024, tra conferme, novità e chicche da non perdere
Come ogni anno, l’offerta è così vasta da poter risultare disorientante e le proposte così tante da rendere difficile rispondere alla domanda “che cosa vedrai la prossima settimana a Milano?”. Vedere tutto è impossibile, perfino per gli animi più curiosi e le suole più resistenti. C’è chi va a sentimento, lasciandosi guidare dalla serendipità – dal piacere, cioè, di scoprire qualcosa di interessante per puro caso, mentre si era in altre faccende affaccendati –, e chi invece, soprattutto tra gli addetti ai lavori, non si muove senza aver prima preparato una tabella excel con indirizzi e orari di apertura delle varie location. Noi abbiamo preparato una guida organizzata per distretti, con l’aggiunta di alcuni eventi indipendenti che valgono l’allontanamento dai circuiti principali.
Giulia Marani e Giulia Mura
Brera Design District
Isola Design Festival
5VIE
Porta Venezia
Sarpi
Dropcity
Design Variations
Superstudio Più
We Will Design a Base Milano
Alcova
Nolo e dintorni
Rossana Orlandi
Dimorecentrale + Paradisoterrestre
Baranzate Atelier
Green Island
Paola Lenti + Nendo
David Lynch al Salone del Mobile
CEDIT al Salone del Mobile
Grandi installazioni, opere d’arte site-specific ed eventi diffusi negli oltre 190 showroom del quartiere, tra i quali si contano anche 15 nuove aperture: la ricetta del Fuorisalone di Brera non cambia, così come la scelta di aderire al macrotema scelto dal coordinamento generale. Quest’anno, si parla di Materia Natura: un argomento sufficientemente vasto da permettere decine di declinazioni diverse, abbracciando questioni di grande attualità come la sostenibilità e l’economia circolare. Tra le realizzazioni più attese, e di sicuro impatto scenico, c’è Lines of Flight, la scultura sospesa percorribile immaginata da Numen/For Use per Porsche a Palazzo Clerici. I tre membri del collettivo austro-croato hanno creato con la collaborazione dell’architetta e scenografa Ivana Jonke una sorta di enorme amaca o di “paesaggio fluttuante” la cui struttura reticolare si ispira al motivo pied de poule del tessuto Pepita, usato per i rivestimenti di alcuni modelli iconici della casa automobilistica tedesca a partire dagli anni Sessanta. Poco lontano, in via Cernaia 1A, Casa Mutina presenta l’universo del designer francese Ronan Bouroullec, con alcune novità già presentate di recente a Parigi, al Centre Pompidou, in occasione della mostra Résonance: due collezioni di rivestimenti e alcune nuove Editions, oggetti ceramici in edizione limitata. Adagio, per esempio, è un’installazione modulare che cresce sulle pareti lentamente, un pezzo alla volta.
Da tempo impegnato nella costruzione di una proposta che va oltre i sette giorni della design week e l’angolo di Milano in cui è nato, il distretto di Isola rivolge lo sguardo verso le sfide del prossimo futuro. This Future is Currently Unavailable è infatti il tema, assai vasto, intorno al quale si organizzano mostre, installazioni, eventi, workshop e performance ospitati in oltre 40 location, alcune delle quali nuove di zecca. I poli principali sono tre: Lampo Milano, all’interno dello Scalo Farini, dove vanno in scena il collectible con l’Isola Design Gallery e il design a impatto sociale in collaborazione con il magazine DesignWanted; il coworking WAO PL7 e la Galleria Bonelli di via Porro Lambertenghi, sede di diverse iniziative tra le quali Disclosure: Design Studios Unveiled, che offre la possibilità di osservare architetti e designer nel loro habitat naturale (o quasi, si tratta in realtà di atelier temporanei ricreati per l’occasione); la Stecca 3.0, infine, che si ripropone come quartier generale e ospita le proposte di una serie di scuole italiane e straniere.
L’orchestra è il luogo in cui strumenti e partiture diverse si incontrano dando vita a un tutto armonico che non cancella le differenze ma le sublima. Con in mente questa immagine, e con l’idea che la coralità possa e debba essere un valore, 5VIE ha chiamato a raccolta una Unlimited Design Orchestra per la sua undicesima partecipazione al Fuorisalone. Come sempre, il piatto forte del menù sono le produzioni, ben otto in questa edizione. Realizzate in collaborazione con creativi internazionali, permettono di viaggiare con la mente verso diverse destinazioni tenendo i piedi ben piantati nel centro storico di Milano, tra Palazzo Litta e via Cesare Correnti. Tra le destinazioni proposte ci sono la Spagna, la patria del laboratorio artigianale ELIURPI che produce meravigliosi sombreri e opere scultoree a partire da un filo di paglia, l’India di Gunjan Gupta, con i suoi colori e sapori speziati al centro del progetto Ikkis curato da Maria Cristina Didero, e la Nigeria di Nifemi Marcus-Bello, uno degli astri nascenti del design africano. Al 10 di via Conca del Naviglio, la designer toscana Maria Vittoria Paggini-MVP apre le porte della sua Casa Ornella (per chi se lo domandasse, il riferimento è alla sua musa, la cantante Ornella Vanoni) per presentare Porno Chic: un nuovo, raffinatissimo, progetto di interior basato sul corpo e improntato al massimalismo estetico.
EverythinK is design, un gioco di parole costruito sulla massima “tutto è design” del leggendario grafico Paul Rand, è il tema scelto dal Porta Venezia Design District per il suo secondo Fuorisalone. “L’altro distretto” punta ancora una volta sulle caratteristiche distintive del quartiere che lo ospita, l’inclusione e la diversità, per costruire una proposta che tiene insieme designer emergenti e studi blasonati come Park Associati e Rapt Studio, istituzioni come il centro internazionale per l’arte e la cultura digitale MEET e brand di tendenza. Tra le mostre più attese ci sono la collettiva di WonderGlass, ospitata come di consueto all’Istituto dei Ciechi, con la presentazione di due nuove collezioni di lampade firmate Nendo e Formafantasma, e la meditazione intorno alla terracotta di quindici designer catalani (Inspired in Barcelona: Terra Rossa, in via Sirtori 26). C’è molto curiosità anche per i mosaici perfettamente conservati nei “sotterranei” della Piscina Cozzi, eccezionalmente visibili durante la design week, e per l’installazione Making Sense of Color progettata da Ivy Ross, vicepresidente della divisione Hardware Design di Google.
Nel cuore della Chinatown milanese nasce un nuovo distretto, sotto la direzione creativa dell’architetto Michele Brunelli e del consulente creativo Luca Fois, già tra i padri spirituali di Zona Tortona. Le proposte, com’era logico aspettarsi, guardano a Oriente e sono organizzate intorno a tre poli: il Centro Culturale Cinese, l’ADI Design Museum e la Fabbrica del Vapore. Qui, la mostra Changes, Know Now China fa il punto sull’evoluzione degli stili di vita nella “Terra di mezzo” attraverso venti progetti promossi dalla rete delle design week del paese e da una serie di istituzioni locali. Per gli appassionati di culture asiatiche, segnaliamo la presenza della libreria di design One Way Street, che ha antenne a Tokyo, Seoul e Pechino e porta a Milano le sue pubblicazioni, introvabili da noi.
L’apertura del Centro di Architettura e Design nei tunnel della Stazione Centrale è prevista per il prossimo autunno, al termine di un esperimento di autocostruzione che coinvolge università internazionali, aziende innovative e collettivi. Dopo aver preso confidenza con gli spazi nella loro versione grezza, quest’anno si entra nel cantiere Dropcity In Progress, in un assetto più vicino a quello definitivo. Il programma dell’iniziativa, dal 12 al 21 aprile, prevede una serie di mostre, conferenze e workshop legati al tema del processo in architettura. In uno dei tunnel, 6:AM Glasswork presenta FLOAT, una collezione di arredi dal sapore industriale che trasforma il vetro in oggetti dalla manifattura artigianale attraverso la fusione delle lastre float. Un progetto che è parte di un lavoro più ampio dello studio, impegnato a sostenere, attraverso lo sviluppo di alcune iniziative di economia circolare, il recupero di vetri per migliorare il sistema del riciclo del vetro temperato.
Nato nel Duemila per iniziativa di Gisella Borioli e Flavio Lucchini, il distretto di via Tortona e dintorni è il più longevo e quello che negli anni ha cambiato pelle più volte. Adesso ospita diverse realtà indipendenti, ognuna con le proprie proposte legate tra loro da un filo tematico: Superstudio Più, BASE Milano, Tortona Rocks con la sua nona edizione intitolata Prelude. Introduzione al design che verrà e Tortona Design Week, che quest’anno cita la walk of fame hollywoodiana mettendo insieme una Walk of Design attraverso i luoghi iconici del quartiere. La novità principale è l’arrivo in zona di Design Variations, nato da Caterina Mosca e Valerio Castelli di MoscaPartners nel 2011, che si trasferisce in una nuova location: un’ex-autorimessa di 2500 metri quadri affacciata sulla Darsena, il cui progetto è stato ultimato per iniziativa di Marco Zanuso negli anni Quaranta. Allo spazio espositivo si accede attraverso un corridoio nobilitato dall’intervento site-specific di Nathalie Du Pasquier, attraverso dodici pannelli in Meg, un materiale resistente alle intemperie prodotto da Abet Laminati, decorati con coloratissimi motivi grafici.
L’edizione 2024 del Superdesign Show, con i suoi 40 progetti e un inedito verde brillante a rivestire le pareti interne del Superstudio, invita al pensiero laterale con il claim Think different!. L’esortazione a uscire dai sentieri battuti si rivolge in modo particolare alla generazione Z, quella dei ventenni e degli adolescenti di oggi, su cui ricade la responsabilità di disegnare il mondo di domani. Ne fanno parte gli studenti di Product & Furniture Design dell’Istituto Marangoni, che sono stati invitati da Cappellini a elaborare una serie di proposte per il lancio di uno spin-off del marchio dedicato ai loro coetanei, “nati con la tecnologia nel palmo della mano” ma anche più insicuri e più portati ad avere problemi di salute mentale. Vediamo, quindi, delle sedute che cercano di indurre alla socialità e all’interazione con gli altri come antidoto all’“ansia digitale” e all’isolamento da social, sistemi modulari pensati per adattarsi alle situazioni abitative spesso precarie dei giovanissimi (piccoli spazi, appartamenti in condivisione, traslochi frequenti…) e mobili che fanno i conti fin dalla loro concezione con l’onnipresente presenza degli smartphone.
I tredici prodotti frutto di questa ricerca sono esposti nella mostra NO CODE, curata da un ex-allievo dell’istituto, il designer brasiliano Gustavo Martini.
Forti come sempre sono la presenza dell’Asia, con le collettive vietnamite e thailandesi e i progetti proposti da diverse aziende giapponesi, e il quoziente tecnologico, con tre Virtual Point in cui i visitatori possono immergersi in ambienti digitali. Direttamente dal festival internazionale Designblok di Praga, che per festeggiare i suoi 25 anni si inoltra per la prima volta fuori dai confini del paese con una mostra itinerante, dieci designer contemporanei cechi presentano altrettante diverse interpretazioni dello stesso materiale: il vetro.
La convivialità intesa come bisogno collettivo di cura reciproca e solidarietà è il tema della quarta edizione di We Will Design, la piattaforma che riunisce designer da tutto il mondo, in prevalenza giovani, scuole e università nel complesso dell’ex Ansaldo. L’obiettivo principale è cercare di immaginare nuove modalità di convivenza basate sulla cooperazione e sul dialogo tra culture, elaborando una serie di visioni utopiche che, chissà, un giorno potrebbero diventare realtà. Due grandi installazioni, visitabili già nei giorni di Miart, precedono e accompagnano l’apertura di questo Laboratorio Conviviale: Flowair di Ingo Maurer, con due grandi fiori gonfiabili che fluttuano accarezzati dal vento, e Talamo, l’architettura conviviale creata dal duo di architetti Lemonot (al secolo Sabrina Morreale e Lorenzo Perri) e animata da coreografie e performance teatrali.
Le ultime sei edizioni ci avevano permesso di riscoprire le periferie di Milano, e con esse una serie di siti industriali dismessi, in alcuni casi di prossima demolizione. Il meccanismo, cioè la riattivazione grazie al design sperimentale di luoghi abbandonati e misconosciuti, ha sempre funzionato e avrebbe potuto essere riproposto senza problemi. Invece, Valentina Ciuffi e Joseph Grima hanno portato Alcova là dove nessuno lo aspettava: in due ville d’autore a Varedo, a 25 minuti di treno da Milano e completamente fuori dai circuiti canonici. Progettata da Osvaldo Borsani per i suoi genitori nel 1940, Villa Borsani è un gioiello razionalista splendidamente conservato e contiene elementi architettonici di grande pregio, per esempio una scenografica scala sospesa con barre di supporto in vetro e un camino in ceramica disegnato dall’artista Lucio Fontana. L’elegante Villa Bagatti Valsecchi, immersa nel verde, può contare su ampi spazi interni e su un grande parco. Le due location accolgono le proposte di oltre 80 espositori tra progettisti affermati ed emergenti, scuole, istituzioni e gallerie, con un occhio di riguardo per il design da collezione e il nuovo artigianato digitale. Tra i nomi più noti segnaliamo Object of Common Interest (in dialogo con Bitossi), Junya Ishigami, Avaro Catalán de Ocón, Diego Faivre e The New Raw.
Non si tratta di un distretto organizzato, però il quartiere a nord di Loreto vale una visita durante la design week perché, oltre a essere vivace e multietnico, è sede di diverse interessanti iniziative indipendenti ad alto quoziente di responsabilità sociale. Studiolatte e Finemateria hanno immaginato la trasformazione di un’architettura pubblica poco conosciuta, l’ex Casa dell’Acqua di via Giacosa, all’interno del Parco Trotter, in un inedito Bagno Diurno che si riallaccia alla tradizione ottocentesca dei bagni pubblici e a una concezione ormai tramontata del benessere e della cura del corpo. Da Assab One, vicino alla fermata Cimiano della metropolitana, va in scena il secondo capitolo del progetto Design for Communities di Giacomo Moor per LiveinSlums. Lo scorso anno, il designer aveva progettato gli arredi per il refettorio e il dormitorio della scuola dello slum di Mathare, a Nairobi; quest’anno, ha proseguito con la realizzazione di una piccola architettura per la preparazione e la distribuzione del cibo ai bambini. A due passi da Nolo, l’ex Cinema Casoretto ospita Artesanos, una mostra che presenta gli esiti della collaborazione di tre designer o studi di design (Giulio Iacchetti, Zaven e Maddalena Casadei) e l’omonima rete di artigiani peruviani con la regia di Luisa Bertoldo e Davide Fabio Colaci. Un’iniziativa che ha due grandi pregi: sostiene una realtà che forma persone in una situazione di fragilità valorizzando il loro lavoro e riesce a dialogare con le tipologie dell’artigianato andino senza cadere nel vernacolare.
Nel mondo incantato della Galleria di Rossana Orlandi, insostituibile meta di ogni Fuorisalone, sono tre le mostre su cui puntiamo. Thoughts on Thickness, nelle sezioni Part1_In Variation in Thickness, Part2_SOBAK (素朴), Part3_MADANG della Coesistenza, a cura di Choi Jooyeon per la Korea Craft & Design Foundation, con il patrocinio del Ministero della Cultura, dello Sport e del Turismo della Corea. Un progetto che offre una profonda immersione nell’identità artistica del paese, sfumando i confini tra arte e design e creando un nuovo paesaggio culturale che attraversa liberamente le discipline. Sul Trespolo, la seconda avventura di Secondome + Studio F curata da Claudia Pignatale, che vede protagonisti cinque studi e altrettanti oggetti poetici: Matteo Cibic (e il tavolo Olga), Serena Confalonieri e Birdi, arredo fuori dall’ordinario; Simone Fanciullacci e il trono Epoca; Duccio Maria Gambi con Claude, collezione di mensole e console in vetro di Murano dalle forme fluide e luminose sorrette da blocchi di noce canaletto recuperato; Studiopepe con Alter Ego. E, per concludere, gli immancabili Draga&Aurel, che insieme all’architetto Giuliano Andrea dell’Uva firmano Apartment of Wonder, stanze di un appartamento eclettico dove la contaminazione tra arte e design si esprime attraverso le trasparenze – elemento caratterizzante e filo conduttore della mostra – i colori e il contrasto di forme, materiali e stili.
In occasione della Milano Design Week 2024, a distanza di cinque anni dalla prima collaborazione con Dimore Studio, Paradisoterrestre – azienda bolognese pensata sul finire degli anni Settanta e inaugurata nel 1983, l’ultima grande impresa del mitico Dino Gavina (1922-2007) – prende parte alla mostra collettiva Occupazione presso Dimorecentrale, lo spazio gestito da tre anni da Dimore vicino alla Stazione Centrale. In un costante dialogo tra arte e design, eccellenza nella qualità costruttiva, tradizione artigianale applicata e sperimentazione linguistica ed estetica, lo storico brand si inserisce nello spazio postindustriale della galleria proponendo un allestimento in cui, attraverso pezzi iconici, gli anni Settanta tornano ad abitare gli ambienti della casa. Giacomo Balla, Augusto Betti, Novello Finotti, Roberto Matta, Man Ray, Kazuhide Takahama sono solo alcuni dei nomi proposti.
Dall’hinterland a Linate: per la loro seconda apparizione alla Milano Design Week, i belgi di Baranzate Atelier scelgono di posizionarsi fuori dai circuiti urbani canonici ma strategicamente a soli 5 minuti dall’aeroporto, in un monumentale edificio industriale degli anni Cinquanta. Oltre 7.000 metri quadri di design da collezione curati da Zaventem Ateliers, lo spazio di creazione e contaminazione creato nel 2019 dal designer, artista e architetto d’interni belga Lionel Jadot. Ad animare – giorno e notte – questa cattedrale di cemento, una lineup di 35 studi, tra cui 15 ospiti appositamente curati e selezionati, con l’obiettivo di attirare un pubblico internazionale. Tra le mostre segnaliamo BOLD Dualities, collettiva che riunisce oltre 30 designer e studi di design, noti o di nuova generazione, con la curatela di Baroness O (studio creativo a Bruxelles fondato nel 2011 da Anne Van Assche e Kim Vandeloo) e una scenografia di Karel Burssens che presenta una selezione di oggetti particolarmente audace e anticonvenzionale.
Giunto alla sua 23° edizione il programma internazionale GREEN ISLAND – fondato nel 2001 da Claudia Zanfi per promuovere la ricerca culturale sui paesaggi urbani contemporanei e le ecologie sociali, che a oggi ha attivato una rete di oltre 100 realtà pubbliche e private – per questa edizione del Salone organizza, presso l’atrio della Stazione di Porta Garibaldi, THE SECRET GARDEN. Un giardino urbano nascosto, caratterizzato da una serie di pezzi realizzati con materiali naturali, in collaborazione di Gruppo FS Italiane, Altagares srl, IULM, Isola Design District, Jaipur Rugs, Vivai Coccetti, Viafarini Archivio d’Arte, Atelier del Paesaggio, ARTRIBUNE.
Al centro di questa mostra a cura di Claudia Zanfi – che utilizza cera, foglie, fiori, legni, pietre, argilla e ceramica – un’installazione progettata da Matteo Cibic e realizzata da Jaipur Rugs. Ogni giorno della settimana, alle 17, il pop up sarà animato da talk trasversali, un percorso di approfondimento per instaurare un dialogo tra manufatti artigianali e opere d’arte, tra botanica e design, tra Oriente e Occidente, tra natura e paesaggi.
Inaugura con Oltre lo sguardo Paola Lenti Milano, nel progetto del primo flagship store di proprietà dell’azienda, un esteso complesso industriale di 4.000 metri quadri nel quartiere Maciachini trasformato in architettura bioecologica. Un percorso che si sviluppa tra showroom, lounge, uffici, giardini, serre e una Gallery, spazio espositivo dedicato a espressioni artistiche contemporanee. Fulcro del progetto, la straordinaria presenza del verde – in partnership con PNat (Project Nature), studio multidisciplinare di architetti e ricercatori vegetali coordinati da Stefano Mancuso – che ricrea sei habitat: giardino umido, tetto verde impollinatore, bosco edibile, patio tropicale, giardino delle perenni e bozzolo. Per la MDW, a interpretare il secondo capitolo del progetto Mottainai – letteralmente, non sprecare, utilizzare le risorse che si hanno a disposizione in maniera efficiente – dopo Metamorfosi dei fratelli Campana, arriva lo studio giapponese Nendo che, nell’infondere nuova vita ai ritagli di Maris, crea la collezione Hana-arashi, “danza dei petali” in lingua giapponese e la presenta all’interno della mostra personale nendo: whispers of nature.
David Lynch non è soltanto un raffinato creatore di mondi di celluloide e un tessitore di trame intricate che mettono alla prova l’osservatore, è anche un designer per passione e da oltre vent’anni lavora il legno realizzando mobili con le sue mani. Il giornalista Antonio Monda lo ha convinto a disegnare un’installazione per il Salone del Mobile, due stanze gemelle chiamate Thinking Rooms avvolte in una specie di sipario che può richiamare i tendaggi presenti nelle ambientazioni di diversi suoi film, da Velluto Blu alla Loggia Nera di Twin Peaks. Vedere come il tocco del regista cult si applica all’interior design non è però l’unica ragione per visitare la fiera che con la sua presenza rende possibili tutte le altre iniziative di questi giorni e l’esistenza stessa di una design week. Tra gli altri motivi di interesse, oltre naturalmente alle novità presentate dagli espositori, c’è il nuovo layout espositivo firmato da Lombardini22: sperimentato lo scorso anno a Euroluce, l’impianto studiato sul modello del “borgo italiano” con strade e piazze viene esteso a tutti i padiglioni.
Per la settimana del design milanese il marchio di Florim CEDIT – Ceramiche d’Italia presenta un progetto che rivela una visione alternativa della sua proposta in materia di design, a partire dalle collezioni d’autore lanciate dal 2016 ad oggi. L’arte dell’incontro creativo, questo il nome del progetto presentato al Salone del Mobile, presenta inattesi accostamenti ceramici che coniugano più intuizioni creative. Originate da un lavoro di selezione e di interpretazione creativa firmato da BRH+ (Barbara Brondi & Marco Rainò), i duetti compositivi valorizzano gli originari disegni dei singoli autori e proiettano il materiale ceramico verso nuovi schemi compositivi.
Brera Design District
Isola Design Festival
5VIE
Porta Venezia
Sarpi
Dropcity
Design Variations
Superstudio Più
We Will Design a Base Milano
Alcova
Nolo e dintorni
Rossana Orlandi
Dimorecentrale + Paradisoterrestre
Baranzate Atelier
Green Island
Paola Lenti + Nendo
David Lynch al Salone del Mobile
CEDIT al Salone del Mobile
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Giulia Marani
Giornalista pubblicista, vive a Milano. Scrive per riviste italiane e straniere e si occupa della promozione di progetti editoriali e culturali. Dopo la laurea in Comunicazione alla Statale di Milano si specializza in editoria a Paris X-Nanterre. La passione per…