“La Casa Dentro”, il lato intimo dei Formafantasma alla Fondazione ICA di Milano

L’Art Week e la Design Week di Milano sono finite, ma c’è ancora tempo per visitare alcune delle mostre inaugurate in questi giorni. Tra le più interessanti, la rilettura in chiave queer del modernismo a opera del celebre duo di designer

Gli oggetti realizzati dallo studio Formafantasma per la mostra La Casa Dentro alla Fondazione ICA (fino al 19 luglio) parlano da soli. Il dispositivo scenico, infatti, è volutamente minimo, quasi inesistente: un dato che può sorprendere visto che il duo formato da Andrea Trimarchi (1980) e Simone Farresin (1983) è famoso anche per i suoi allestimenti, in cui la preoccupazione per il ciclo di vita dei materiali va di pari passo con un’estetica ricercata e impeccabile. Per quanto riguarda il contenuto di questo discorso, la prima cosa che i dodici pezzi inediti – realizzati appositamente per questo progetto e raccolti al primo piano dell’edificio postindustriale di via Orobia con il sostegno della galleria romana Giustini/Stagetti – sembrano fare è ricordarci che la storia del design è stata, per lo meno fino a un certo punto, fatta da uomini.

La mostra di Formafantasma a Milano: l’ornamento non è un delitto

Sono il prodotto del ragionamento di menti maschili e di millenni di patriarcato, per esempio, le bordate di Adolf Loos contro l’ornamento negli oggetti d’uso, paragonabile secondo lui a un delitto, così come l’idea che la struttura (sobria, razionale, immutabile) e la decorazione (frivola, soggetta alle mode, inessenziale) debbano per forza essere in contrapposizione tra loro. L’operazione imbastita dai due designer è una decostruzione del dogma centrale del modernismo: a colpi di interventi decorativi senza complessi, ci dicono che l’ornamento non soltanto non è un delitto, ma può essere un modo per portare nel progetto un po’ del proprio vissuto attingendo alla memoria delle case delle nonne o delle zie, con le loro tende un po’ fané e i loro cuscini a fantasia floreale.

Il modernismo con un twist di Formafantasma

I tubolari d’acciaio curvato tanto amati da Marcel Breuer rimangono protagonisti, insieme alle intersezioni di piani inclinati che sono un chiaro riferimento agli insegnamenti di Gerrit Rietveld, ma coesistono con una pioggia di fiori dipinti o lavorati in vetro di Murano, imbottiture, balze e inserimenti di sontuosi tessuti di Rubelli, brand di cui i Formafantasma hanno assunto la direzione artistica nell’autunno del 2023. Le pennellate di colore (verde acqua, verde bosco, blu profondo) non mascherano la trama del legno, e contribuiscono a dare vita a un racconto intimo che si nutre soprattutto di ricordi d’infanzia. “Volevamo allontanarci da questo punto fermo del design moderno [l’ideologia modernista, ndr.] e sottolineare le sue ideologie implicite, abbinandolo a motivi decorativi dipinti o ricamati”, hanno dichiarato i designer durante una conversazione con il curatore Alberto Salvadori. “Non si tratta di un pastiche postmoderno, di un’ode al camp o al kitsch; è un tentativo romantico di dare dignità ai ricordi personali e a ciò che è spesso culturalmente vilipeso, il decorativo, il carino e, per estensione, il femminile”.

Giulia Marani

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Giulia Marani

Giulia Marani

Giornalista pubblicista, vive a Milano. Scrive per riviste italiane e straniere e si occupa della promozione di progetti editoriali e culturali. Dopo la laurea in Comunicazione alla Statale di Milano si specializza in editoria a Paris X-Nanterre. La passione per…

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