A Roma compie 20 anni uno dei primi “art hotel” d’Italia, che ora dedica un intero piano al design italiano
Aperto nel 2004 da una proprietà appassionata di arte e collezionismo, il 47 Boutique Hotel è stato allestito negli spazi di un edificio razionalista degli anni ’30, nell’area del Foro Boario. Oggi nelle sue camere si scoprono gli oggetti più iconici dei grandi designer italiani del Dopoguerra
La Radio Castiglioni, la lampada Pipistrello di Gae Aulenti, la macchina da scrivere Lettera 22 di Marcello Nizzoli per Olivetti, le carte da parati di Piero Fornasetti con le macchine volanti. È un compendio del grande design italiano del Dopoguerra il primo piano del 47 Boutique Hotel di Roma, recentemente rinnovato negli allestimenti per celebrare i 20 anni di attività di uno dei primi “Art Hotel” nati nella Capitale (oggi l’elenco è nutrito e vario, fino ad arrivare al progetto di prossima apertura per il debutto italiano del brand art’otel, con il coinvolgimento di Pietro Ruffo).
Storia del 47 Boutique Hotel di Roma. Dagli anni ’30 all’arte contemporanea
L’albergo debuttava nel 2004 all’interno di un edificio degli anni Trenta nella zona (centralissima) del Foro Boario, area sacra e commerciale dell’antica Roma, stretta tra il Campidoglio e i colli Palatino e Aventino. Nel 1928, con il progetto di realizzazione del primo tratto urbano della Via del mare, furono demoliti quasi tutti i fabbricati dell’attuale via Petroselli e della zona circostante: lì, qualche anno più tardi, il governatorato di Roma avrebbe autorizzato la costruzione di nuovi edifici, affidando il progetto urbanistico agli architetti più apprezzati dell’epoca, da Marcello Piacentini a Morpurgo. A realizzare l’edificio che oggi osita il 47 Boutique Hotel fu, nel 1938, Antonio Barluzzi: all’epoca, il palazzo fu destinato all’ufficio di affissione e pubblicità del Comune di Roma. Nel 1999, un bando indetto in occasione del Giubileo 2000, ne ha autorizzato il cambio di destinazione e d’uso in struttura ricettiva, dando il là al cantiere che ha portato all’apertura dell’hotel nel 2004.
Cos’è un “art hotel”
La proprietà è sempre stata appassionata di arte, cultura e collezionismo e per questo la struttura ricettiva è stata tra le prime in Italia a concentrarsi sulla connessione con l’arte, prevedendo una collezione di opere (quadri, sculture, litografie) di autori del Novecento e contemporanei da dislocare negli spazi comuni, da Mastroianni a Modigliani, Greco, Quagliato e Guccione.
Il progetto ha dunque sin dall’inizio concepito la creatività come un valore aggiunto nella definizione di una precisa identità degli spazi di accoglienza e ospitalità, non solo nelle aree comuni ma anche nel disegno delle camere. L’idea di selezionare opere di artisti italiani da dislocare nei diversi ambienti dell’hotel si è dunque rafforzata negli anni nella direzione della differenziazione tematica di ogni piano (sei in totale), con lo scopo di raccontare storie diverse agli ospiti. Un’articolazione per temi esplicitata da foto e poster originali collocati nei corridoi, e perseguita attraverso successive operazioni di restyling.
Il grande design italiano del Novecento al 47 Boutique Hotel
L’ultima, in tal senso, ambiziosa perché riconducibile al traguardo dei vent’anni, ha portato a dedicare le stanze del primo piano ai grandi nomi del designer made in Italy, e alle loro creazioni più iconiche.
C’è la camera 105, intitolata a Piero Fornasetti, che combina la carta da parati Chiavi segrete con le piastrelle in ceramica Sole e Luna, e poster personalizzati. Accanto, varcando la soglia della camera 106, si può rivivere il mito della Vespa Piaggio, progettata da Corradino D’Ascanio; mentre la 107 è dedicata ad Alfonso Bialetti e alla sua Moka. Ma c’è spazio anche per la celebrazione della storia di Olivetti – con la Lettera 22 premiata con il Compasso d’Oro nel 1954 e oggi esposta anche al MoMA di New York, e la Valentine di Ettore Sottsass – per le intuizioni dei fratelli Castiglioni, protagonisti della stanza 110, per la lampada Pipistrello disegnata da Gae Aulenti nel 1965 (peraltro sempre per Olivetti e i suoi showroom internazionali). Nella camera 114 si score, invece, la Radio Cubo disegnata da Marco Zanuso e Richard Sapper nel 1964 e prodotta da Brionvega.
Salendo ai piani superiori, poi, si spazia dal mondo della moda (tra Versace, Lagerfeld e Chanel, numi tutelari delle stanze del secondo piano) alle personalità più carismatiche degli anni Sessanta, cui è dedicato il terzo piano, da Jimi Hendrix a Marcello Mastroianni, a Sean Connery, Andy Warhol, Brigitte Bardot, i Beatles e molti altri. Il quarto piano è all’insegna della fotografia, e introduce idealmente alle stanze del quinto piano, dedicate invece a Roma e ai suoi panorami.
Livia Montagnoli
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