Apre a Roma Seconde Vue. Si rilancia l’eredità del mitico TAD, il primo concept store della città
Il concept store TAD aprì a Roma nel 2001: negozio, caffè, espositivo, catalizzatore di nuove tendenze e luogo di relax. Il format replicò anche a Milano e oggi appartiene al passato. Ma lo spirito del progetto rivive nel nuovo spazio di Federica Dollfus, figlia della fondatrice
Tendenze e Antiche Debolezze è l’acronimo che ha condensato, per oltre un decennio la filosofia di TAD, concept store inaugurato a Roma nel 2001 da Marina Coffa, che già dieci anni prima aveva ideato il brand, e nel 1996 iniziava la produzione e distribuzione di TAD Home Interiors, linea di arredamento e oggettistica per la casa cosmopolita, improntata all’eclettismo e alla raffinatezza di design, materiali, colori.
TAD a Roma. La storia di un concept store innovativo
L’apertura del concept store in via del Babuino, con la chiara volontà di collocare un progetto di portata innovativa e internazionale nel centro di Roma – anziché puntare subito su piazze più “pronte” come Milano – fu l’esito più naturale del progetto, incentrato sull’idea di portare “il lusso privato in un luogo aperto al pubblico”. Sulla scorta di modelli di successo all’estero, come la mamma di tutti i concept store Colette in Rue Saint-Honoré a Parigi o il Jeffrey di New York, ma con la peculiarità di intercettare (e dettare) uno stile di vita, sicuramente aperto alle suggestioni del mondo, ma anche intimamente italiano, nella valorizzazione dell’alto artigianato, della creatività, del buon gusto declinato in più forme, dal vestire all’abitare, al mangiare. “La chiave di volta di TAD è stata puntare sul lifestyle, proponendo un lusso accessibile nell’arredare, nel vestirsi, nel mangiare: potevi entrare e uscire con un look nuovo, con una nuova visione; non potevamo parlare a tutti, ma sollecitare chi era sensibile a un certo tipo di estetica”, spiega oggi Federica Dollfus Volckersberg, figlia di Marina, che con le sorelle Valentina e Olivia contribuì a far evolvere il progetto. Ora Federica, formatasi come costumista accanto a sua madre, poi stylist per diversi fotografi e buyer di moda, si appresta a far rinascere, sempre a Roma, una nuova incarnazione di TAD, chiuso ormai da diversi anni.
TAD, tra shopping, relax, vetrina per l’arte, il design e la moda emergente
Ne riparleremo a breve, non prima di aver individuato le qualità che hanno portato il concept store di via del Babuino al successo (con tanto di spin off a Milano, in via dello Statuto, a Brera, nel grande spazio di mille metri quadri, ex showroom Cappellini, in attività dal 2006 al 2010). Negozio e insieme spazio espositivo, ma anche luogo votato all’intrattenimento e al relax, TAD ha saputo mettere in scena una visione globale del vivere contemporaneo, con il contributo di Studio Peia, che disegnò i locali di Roma (come quelli di Milano) privilegiando un continuo scambio con i clienti e i visitatori. Il principio fu quello di riuscire ad attivare tutti i sensi di chi percorreva i diversi ambienti del “negozio”, dall’area riservata alla decorazione floreale alle stanze popolare di tessuti pregiati, complementi d’arredo, celebri pezzi di design, ma anche linee esclusive create da Marina Coffa e dagli artigiani sollecitati a collaborare. Si parlò, allora, di shopping multisensoriale. Tra le atmosfere di un suk avveniristico e lo showroom di moda capace di fare tendenza sostenuto da una ricerca costante: “L’intenzione è di fornire spunti, proporre culture artigianali di Paesi lontani, dare un palcoscenico ai nuovi talenti della moda e agli artisti decoratori innovativi”, spiegava Coffa all’epoca. A Roma, come a Milano, TAD si dotò anche di uno spazio per la ristorazione (TAD Cafè); a Milano, in un locale sviluppato in verticale, una veranda-lounge fu adibita all’organizzazione di eventi e momenti di festa.
Seconde Vue a Roma: upcycling e alto artigianato
Ora i riflettori si spostano su via di Monserrato, ancora una volta nel centro di Roma (a pochi passi da Piazza Farnese), per l’inizio del progetto Seconde Vue (inaugurazione il 16 maggio 2024), che in parte eredita la visione di TAD, però concentrandosi sulla sostenibilità e sull’economia circolare, con un’attenzione particolare al concetto di moda pre-loved e all’upcycling. “Nuovamente cerchiamo di suggerire una filosofia di vita, in cui arte, creatività ed etica si sostengono per immaginare un mondo migliore”, spiega Federica Dollfus, fautrice in prima persona di questa rivisitazione moderna di TAD. “TAD è stato innovativo nell’idea di concepire uno spazio che non c’era, sostenuto da una visione del mondo; con Seconde Vue riprenderò quella sensazione di esclusività – quasi tutto è un pezzo unico – ma il lifestyle deve fare un’evoluzione, il lusso deve cercare di non buttare più nulla, indirizzare verso una spesa consapevole. L’upcycling non è il futuro, ma il presente. Il fast fashion non è più sostenibile”.
Dunque si punterà sul second hand, con la collaborazione di stilisti della città, chiamati a dare nuova vita ad abiti provenienti dagli archivi storici di brand o dalle collezioni di personaggi famosi. “Faremo corsi di artigianato, organizzeremo una volta al mese la giornata dello scambio, ospiteremo tanti progetti di artigiani sensibili alla rinascita del pezzo, a partire dalle ceramiche. Abbiamo anche creato una linea Seconde Vue di tessuti di lino stampati e ricamati”. Tra i primi lavori esposti, le produzioni tessili di Margherita Alekvsieska Sclavi, la serie di saliere e pepiere in ceramica ‘Los Luchadores’, le opere dell’artista Nordine Sajot, gli oggetti di alto artigianato di Marco Montalti. E un abito parlante donato dalla sceneggiatrice Francesca Marciano.
Roma, l’innovazione e il contemporaneo
Lo spazio – su due livelli, recuperato e rinnovato da Monica Brachetti – è stato finora affittato a gallerie d’arte, e si inserisce in un contesto fertile della città: “I nostri vicini sono gli allestitori di Fendi, anche Alessandro Michele ha comprato qui, non sappiamo ancora per farne cosa. Roma è una città addormentata, ma ha bisogno di spazi innovativi, ha bisogno di sviluppare la sua propensione all’internazionalità, ha bisogno di emergere sul contemporaneo, al di là dell’eredità classica. Con TAD abbiamo scelto di aprire a Roma, prima che a Milano, e la storia si ripete: siamo molto fieri di essere romani, ci teniamo a nascere qui, vogliamo rappresentare una serie di artisti e artigiani della città. Allo stesso tempo svilupperemo le connessioni con mondi altri. Il progetto è work in progress, lo spazio in divenire, accoglieremo nuovi stilisti, artisti… Abbiamo intenzione di costruire pop up mensili per sostenere artigiani e creativi”.
Livia Montagnoli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati