Quando le ceramiche raccontano storie. Il design di Chiara “Ccontinua” Caselli

La designer emiliana ama i simboli e posa uno sguardo quasi da antropologa sui rituali legati agli oggetti. In tandem con il compagno, l’illustratore e tatuatore Mamt, oppure da sola sperimenta con le forme senza perdere di vista la sostanza, cioè la composizione delle basi terrose

Chiara Caselli (1990) è nata a Sassuolo, nella patria italiana delle piastrelle, ma ha cominciato a sporcarsi di argilla – “mi sporco d’argilla” è la frase che ha scelto per sintetizzare la sua biografia su Instagram – un migliaio di chilometri più a nord, ad Amsterdam, dove si è trasferita dopo gli studi in architettura a Venezia. In terra olandese ha lanciato il suo progetto, Ccontinua, che prende il nome dalle sue iniziali ma anche dal movimento circolare e continuo del tornio e usa la ceramica come un mezzo per arrivare a toccare l’aspetto spirituale dell’esistenza. 

Il design di Chiara Caselli. Dal bosco alla tavola, rinvigorendo antichi rituali

Uno dei suoi lavori più recenti, una collezione di utensili da cucina realizzata in collaborazione con la designer-chef Yacinth Pos, si basa proprio sulla reinterpretazione in chiave contemporanea di antichi riti pagani connessi alla manipolazione dei frutti della terra che una volta venivano associati alla stregoneria. I vasi, i mortai, le tazze e gli altri oggetti che la compongono, tutti in argilla nera lasciata grezza per sottolineare la loro materialità primordiale, sono pensati per esplorare le proprietà curative e gastronomiche di tre diverse piante selvatiche: l’olivello spinoso (con le sue bacche arancio brillante), l’achillea millefoglie (dai piccoli fiori profumati) e l’equiseto o coda di cavallo. 

Il design di Chiara Caselli. Il sodalizio con Mamt: ceramiche tatuate e mitologia

La traiettoria progettuale di Ccontinua interseca spesso e volentieri quella di Mamt, nome d’arte dietro il quale si nasconde l’artista pugliese Francesco Carrasso, partner della designer nel lavoro   e nella vita. È lui, che si dedica anche al tatuaggio, a intervenire sulla “pelle” delle ceramiche modellate dalla sua compagna tracciando a mano libera figure eteree e suggestive. Se i pezzi firmati da Ccontinua + Mamtsi distinguono soprattutto per i loro decori – soli, lune, figure mitologiche come le sirene, forme organiche stilizzate che trasportano l’osservatore in un universo altro denso di simboli e di metafore –, non bisogna dimenticare che alla base c’è sempre un lavoro rigoroso sulla materia. White Lava, per esempio, una serie di vasi e cestini premiata con il riconoscimento più importante a Edit Napoli nel 2022, nasce dalla mescolanza di cinque tipi diversi di gres e di sabbie raccolti tra Stromboli, Lanzarote e il deserto giordano del Wadi Rum. 

La designer Chiara Caselli racconta il suo lavoro

Il mio lavoro nel campo della ceramica si concentra in modo particolare sulla continua ricerca e sperimentazione relativa alla pasta utilizzata”, racconta Chiara Caselli. “Prima di dare forma ai pezzi, infatti, mi dedico a modificare e perfezionare le caratteristiche della base terrosa; è proprio questa la fase con la quale intendo dare una prima identità e corposità al pezzo. Se arricchisco la terra di base con pigmenti colorati è per ottenere tonalità vibranti e sensuali, mentre mescolandola a sabbie e altri inerti le conferisco texture più robuste e materiche”. In questo caso, tutto si gioca sul contrasto tra uno sfondo scuro che restituisce l’idea di un paesaggio vulcanico e una decorazione più chiara fatta di figure ancestrali tratteggiate con linee sottili, simili a pitture rupestri, e segni più decisi. “Il bianco ottico delle colate in porcellana, che lavorano per contrasto con la base terrosa come riflessi lunari sul magma, conferisce ai pezzi un’aura di pura luminosità”, spiega ancora la designer. “È proprio attraverso un dialogo dinamico e un equilibrato accostamento tra parti chiare e scure, smaltate e non, che la superficie ceramica si trasforma in un affascinante paesaggio da esplorare, dove vista e tatto si muovono tra le ruvidezze dell’argilla al naturale e le morbidezze delle parti luminose o smaltate”. 

Ossa e sirene nel lavoro di Ccontinua e Mamt

Nel corso dell’ultimo anno, Ccontinua e Mamt hanno proseguito nel loro percorso di sperimentazione con forme e materiali dando vita a Ossa, una collezione di vasi dalle linee morbide e irregolari scolpiti senza usare il tornio e trattati in superficie in modo da ricordare la texture dell’osso, e a un progetto site-specific intitolato I was looking for the mermaids, realizzato ancora una volta per Edit Napoli con alcune “ossa” e diversi pezzi nuovi creati appositamente per la fiera, tutti nei toni del bianco e del blu. Le sirene a cui si fa riferimento, protagoniste dei bassorilievi ottenuti applicando le decorazioni ai pezzi durante diverse fasi della loro cottura, alludono alle tante leggende ambientate nelle acque del Mediterraneo ma anche alla straordinaria varietà del mondo naturale. “Con quest’installazione di ceramiche e tessuti, celebriamo il fascino di questi ibridi, abbracciando l’imprevedibilità illimitata della natura e le infinite sfaccettature che essa presenta”, spiegano gli autori. “La tentazione più dolce di esplorare il vero sé, riconoscendo la bellezza delle nostre ombre”.

Giulia Marani

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Giulia Marani

Giulia Marani

Giornalista pubblicista, vive a Milano. Scrive per riviste italiane e straniere e si occupa della promozione di progetti editoriali e culturali. Dopo la laurea in Comunicazione alla Statale di Milano si specializza in editoria a Paris X-Nanterre. La passione per…

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