A Napoli parte la fiera del design EDIT. Ecco il programma tra “design lento” e progetti di ricerca
Tre giorni, oltre cento espositori, sette mostre cult su temi che spaziano dal trattamento innovativo dei tessuti all’omaggio a un grande maestro come Filippo Alison, nato all’ombra del Vesuvio: sono i numeri della sesta edizione della fiera di design partenopea in programma dall’11 al 13 ottobre
Ci siamo quasi: EDIT Napoli, la manifestazione dedicata al design d’autore fondata e curata da Emilia Petruccelli e Domitilla Dardi, torna dall’11 al 13 ottobre 2024 con una nuova edizione effervescente quanto la città che la accoglie per il sesto anno consecutivo. Il format è quello consueto, con una sezione principale ospitata ancora una volta all’Archivio di Stato con oltre 100 espositori, un programma di mostre monografiche (i Cult, ben sette questa volta) e un’attenzione particolare per aziende e designer che privilegiano una progettazione lenta – ma sul serio, non si tratta di “slowwashing”, assicurano le curatrici – e per progetti in cui lavorazioni di tipo artigianale convivono con la produzione in serie. Diffusa in diverse sedi cittadine di grande pregio architettonico, EDIT è certamente una fiera ma anche una proposta culturale in senso più ampio e ingloba fin dal principio la componente “off” che nella maggior parte dei casi nasce a posteriori, a margine degli eventi di questo tipo. “In entrambi i casi, all’Archivio di Stato e nei luoghi storici meravigliosi dove vengono allestiti i Cult, lavoriamo molto sul rapporto con il contenitore, cercando di avere un’estetica distintiva”, spiega Domitilla Dardi. “Se dovessi sintetizzare il tutto in due parole, direi che cerchiamo di essere belli come un festival ma con una parte di concretezza che invece è tipica delle fiere”.
EDIT Napoli 2024. Il premio agli inediti e il “viaggio in Italia” di Undo-Redo
Molto importante è anche la dimensione dello scouting e della ricerca di nuovi talenti, che si appoggia soprattutto sul Seminario, la vetrina dedicata agli emergenti under 30 e alle realtà costituitesi da non più di tre anni, e sul premio per i migliori inediti. Grazie a una inedita sinergia con Labò Cultural Project, il laboratorio creativo creato da The Design Blender all’interno di una ex casa farmaceutica nel quartiere della Barona, i premiati avranno la possibilità di farsi vedere gratuitamente non soltanto alla prossima edizione di Edit ma anche al Fuorisalone milanese nella primavera 2025. Labò, dal canto suo, arriva a Napoli con un’installazione dello studio di grafica Undo-Redo che parla delle molteplici identità territoriali delle regioni italiane.
EDIT Napoli 2024. I cult: un racconto a più voci in luoghi d’eccezione
Anche quest’anno le mostre della sezione Cult, sparse per la città, permetteranno a un pubblico variegato fatto di napoletani e non, di addetti ai lavori e appassionati di design, di scoprire una serie di affascinanti location storiche già musealizzate o aperte eccezionalmente. Il Teatro di Corte del Palazzo Reale di Napoli è il palcoscenico scelto per presentare la ricerca sugli arredi dell’architetto e artista scozzese Charles Rennie Mackintosh portata avanti a partire dai primi anni Settanta da un grande progettista e studioso napoletano, Filippo Alison, figura cardine del successo della collezione i Maestri di Cassina. “Abbiamo voluto fortemente questo tributo ad Alison, che ha per certi versi inventato il concetto di edizione filologica andando a studiare i mobili di Mackintosch facendone rilievi dettagliati e lavorando sui prototipi con i falegnami che li avevano realizzati. Ha avuto una capacità straordinaria di individuare il passaggio fondamentale dal pezzo unico del passato al prodotto di serie, industrializzato e vendibile in un catalogo commerciale”, racconta Domitilla Dardi. “Questi pezzi straordinari, esposti alla Triennale nel 1973, non venivano mostrati da cinquant’anni e quando li ho visti è stato come trovare un tesoro nascosto”. Il Teatro San Carlo, dove proprio nei giorni di EDIT andrà in scena il Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi, accoglierà l’opera con delle scenografie molto particolari disegnate dall’archistar Kengo Kuma per Alcantara in cui la Genova dell’ex corsaro diventato Doge si sposa con la filosofia giapponese, mentre l’Ipogeo dei Cristallini, nel rione Sanità, ospita il progetto di Allegra Hicks ispirato alla sirena Partenope e dell’uovo da lei deposto e conservato, così narra la leggenda, nelle fondamenta di Castel dell’Ovo.
EDIT Napoli 2024. Focus sui rivestimenti
Alpi, specialista delle superfici in legno composto, collabora da tempo con grandi designer internazionali ai quali affida la realizzazione di totem rivestiti con i suoi prodotti, da Alessandro Mendini a Konstantin Grcic. Questi pezzi saranno esposti, per la prima volta tutti insieme, nel contesto del Museo Mineralogico Nazionale dando vita a un interessante dialogo tra naturale e artificiale. “Gli oggetti di Alpi sono il frutto di una sedimentazione creata a livello progettuale, in modo da generare effetti di sovrapposizione cromatica e di figure, ed è magico vederli affiancati alla stratificazione millenari delle pietre e dei minerali conservati nel museo”, spiega Dardi. Sempre in tema di superfici e di esplorazione creativa delle loro possibilità, i designer Giulio Iacchetti e Matteo Ragni hanno studiato una suggestiva installazione per Abet Laminati sulla terrazza della Sede Sussidiaria dell’Archivio di Stato, affacciata sul Vesuvio nel quartiere di Pizzofalcone.
EDIT Napoli 2024. I tessuti di ricerca
La tessitura è al centro di due esposizioni originali: il Galateo Ancestrale di Caterina Roppo per Incalmi è uno studio approfondito sull’incorporazione di elementi metallici nell’arte tessile, esposto all’interno del Complesso Museale Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, mentre la mostra Neuro-Philia di Claudia Campone al Museo Civico Gaetano Filangieri costruisce un’analogia tra la trama del tessuto e le reti neuronali. “Il Principe Filangieri, un intellettuale illuminista, ha studiato a lungo il diritto alla felicità ed è stato consultato persino da Benjamin Franklin durante la stesura della Costituzione Americana”, chiarisce ancora la curatrice. “Questo progetto unisce artigianato e scienza: partendo dal legame tra il sentimento della felicità e le connessioni neuronali sono stati creati dei pattern che poi sono stati tradotti in arazzi”.
Giulia Marani
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