Non solo tennis agli ATP Finals. A Torino c’è anche un progetto espositivo di arte e design
Per una settimana, dieci artisti e designer diventano protagonisti di Metacosmo, il nuovo progetto curatoriale del duo Pignatale-Galotti per il torneo internazionale di tennis torinese
Tennis, design e fantasia. È una collaborazione consolidata quella tra la gallerista romana Claudia Pignatale e gli eventi sportivi. Ma anche quella con il collega Giorgio Galotti, per la quarta volta co-curatore con lei della mostra Metacosmo, ospitata negli spazi di Tennis Family House, il format di hospitality che dal 10 al 17 novembre 2024 accoglie gli ospiti istituzionali delle Nitto ATP Finals di Torino, il torneo professionistico più importante dell’anno dopo le prove dei quattro Slam.
La mostra Metacosmo per gli ATP Finals 2024 a Torino
La mostra è allestita, come consuetudine delle ultime quattro edizioni, presso il Teatro Ragazzi e Giovani, una struttura degli Anni Trenta nata come cabina elettrica e oggi attivissimo centro di produzione teatrale. “Questo è il nostro quarto appuntamento con gli ATP Finals a Torino negli spazi del Teatro dei Ragazzi”, commentano i curatori Claudia Pignatale e Giorgio Galotti. “Dal primo al quarto anno abbiamo cercato di tracciare una rotta in crescita per avvicinare maggiormente il pubblico dello sport all’arte e al design contemporaneo. Ma ogni anno è una nuova sfida. Il lavoro che impostiamo con circa 6 mesi di anticipo punta a creare un percorso che parte dagli esterni del teatro coinvolgendo in modo identitario anche la facciata, per proseguire negli spazi interni dove tra il foyer e la sala del piccolo teatro sono disseminate opere d’arte e di design per offrire agli ospiti un’esperienza visiva che si sommi a quella emotiva vissuta durante i match”.
Il percorso espositivo outdoor di Metacosmo a Torino
Il progetto di quest’anno si sviluppa a partire da una riflessione sul cosmo e il suo rapporto con la realtà. Un percorso emozionale tra arte e design, composto dalle opere di dieci autori che invitano i visitatori dall’esterno fin dentro gli spazi di scena, a rivolgere la loro attenzione alla sfera celeste per immaginarsi una lettura alternativa del presente.
Si comincia con tre lavori in dialogo, in cui le leggi naturali dettano l’intensa relazione tra il cosmo e la Terra. UNA è l’opera luminosa di Ettore Favini (Cremona, 1974), posizionata sulla sommità della facciata sinistra, che si attiva come un’eterna eclissi che regola le forze magnetiche del pianeta, entrando in dialogo con Artificio naturale, un gruppo di cinque sculture in pietra di Matraia di Paolo Icaro (Torino, 1936), in prestito dalla Galleria Il Ponte, che per la loro struttura sembrano essere giunte come meteore per completare il paesaggio terrestre. È invece installata sulla facciata destra, la storica opera neon di Mario Merz (Milano, 1925 – Torino, 2003), Progressione di Fibonacci, presentata in collaborazione con Fondazione Merz. La serie numerica di Fibonacci, che notoriamente scandisce le regole di evoluzione del mondo vegetale e animale, compare come un manifesto di questa edizione, introducendo le opere all’interno. Accedendo allo spazio di soglia, il foyer, si è poi accolti da Starburst, l’intervento site-specific dello studio di architettura e design Stamuli che attende lo spettatore in un ambiente onirico. Trasformando l’atrio del teatro in un portale verso una nuova dimensione, l’installazione rappresenta un punto di transizione, passando dall’ordinario al surreale per poi approdare all’arte.
La mostra Metacosmo negli spazi del Teatro Ragazzi e Giovani di Torino
È Interno metafisico di Giorgio de Chirico (Grecia, 1888 – Roma, 1978), gentilmente concessa dalla galleria SECCI, che apre la sezione interna della mostra. Unica nel suo genere, l’opera appartiene alla ricerca che l’artista svolse nella seconda metà del Novecento sul materiale di accumulo, dopo aver a lungo indagato gli spazi prospettici, le figure e i soggetti cari alla poetica metafisica. Riguarda sempre il tema dell’accumulo Miami Avenue di Mark Handforth (Hong Kong, 1969), in prestito da Galleria Franco Noero, in cui pezzi di scarto, abilmente dipinti dall’artista, sono utilizzati per una composizione astratta che riporta le sembianze di una stella, la cui luminosità è data da una lampada neon incastonata. Prosegue il tema della luce – ricollegandosi alle leggi della natura esaminate da Mario Merz – l’opera luminosa di Mario Airò (Pavia, 1961) Ottava di Cadmio, concessa dalla galleria Vistamare, che diventa un contraltare alle suggestioni visive amplificando la dimensione immersiva attraverso una serie di display luminosi nelle tonalità della rifrazione della luce sulla cromosfera.
Entrando nel piccolo teatro, dal soffitto prende forma Contando le stelle, l’installazione ambientale site-specific di Giovanni Ozzola (Firenze, 1982), in collaborazione con Galleria Continua, che immerge l’osservatore in un’orbita spaziale di circa 50 mq, catalizzandone lo sguardo verso l’alto, come accade in una notte stellata. Completano l’ambiente il neon circolare prodotto per l’occasione, Illuminarsi rompendo l’eterno ritorno, le campane in bronzo sospese Dust on my memories che riportano alla dimensione metafisica definendo un nuovo emisfero di lettura spaziale e Sotto il cielo stellato, l’installazione di divani Do-Lo-Rez di Ron Arad per Moroso, morbidi parallelepipedi a base quadrata, di diverse altezze, che formano uno scenario unico.
Giulia Mura
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