La materia dell’immaginazione. Intervista all’artista e designer Elena Salmistraro

Tra i maggiori talenti del product design contemporaneo c’è Elena Salmistraro. L’abbiamo incontrata in occasione della sua mostra alla Galleria Antonio Colombo di Milano, per farvi conoscere il suo lavoro da vicino

La mostra  Alchimie nel Vuoto, presentata da Elena Salmistraro (Milano, 1983) presso la Galleria Antonio Colombo, offre una riflessione sul vuoto come condizione originaria della creazione artistica. Attraverso disegni spontanei e l’uso di materiali come ceramica e legno, l’artista racconta un processo creativo che intreccia libertà espressiva e introspezione. Il tema del “mostro”, ricorrente nel suo lavoro, diventa metafora di trasformazione e accettazione, mentre il disegno emerge come pratica terapeutica e ponte tra arte e design. Con una solida esperienza nel conciliare progettualità artistica e produzione seriale, Salmistraro esplora anche il linguaggio della moda, collaborando con varie Maison  in un racconto che fonde immaginazione, emozioni e tecnica. 

Courtesy Elena Salmistraro
Courtesy Elena Salmistraro

Intervista a Elena Salmistraro 

Alchimie nel Vuoto esplora il vuoto come condizione primordiale per la creazione artistica. Può raccontarci come ha sviluppato la progettualità? 
Alchimie nel Vuoto nasce come riflessione sul vuoto inteso come spazio di potenzialità creativa. La mostra si concentra sui primi passi del processo artistico, presentando disegni istintivi privi di un fine progettuale, nati da una necessità personale. Il vuoto diventa così un punto di partenza per trasformare emozioni e pensieri in opere concrete. Grazie alla curatrice Silvana Annicchiarico, questi frammenti sono stati strutturati in un racconto coerente, delineando il passaggio dal gesto spontaneo alla realizzazione di oggetti. 
 
Le opere combinano materiali diversi come ceramica e legno. Quali sono le sfide nel lavorare con una tale varietà di media? 
Lavorare con materiali differenti richiede comprensione e adattabilità. Ogni medium ha un proprio linguaggio e limiti tecnici, che orientano il processo creativo. In questa mostra, i materiali sono stati usati con estrema libertà, senza vincoli produttivi, come naturale estensione del disegno e del colore. Il loro impiego riflette un dialogo tra espressività e narrazione visiva. 
 
Il tema del “mostro” ricorre frequentemente nelle sue opere, non solo come figura artistica ma come simbolo di accettazione e integrazione. Come interpreta questa fascinazione e quale impatto spera abbia sul pubblico? 
Il “mostro” rappresenta la trasformazione di paure in elementi integrati nella vita quotidiana. Disegnare figure mostruose è stato un modo per affrontare e superare fragilità personali, convertendole in punti di forza. Attraverso le opere, cerco di condividere questa esperienza, invitando il pubblico a riconoscere le proprie paure e a trasformarle in opportunità di crescita. 
 

 
 
Nel suo percorso, il disegno sembra occupare un ruolo centrale, descritto come un atto intimo e terapeutico. Quanto influisce questa pratica sul suo approccio al design e all’arte? 
Il disegno è la base da cui esploro concetti e forme. Nato come esigenza espressiva, si è trasformato in uno strumento per visualizzare idee e tradurle in immagini. Questa pratica influenza sia il design che l’arte, permettendo di decodificare il reale e costruire narrazioni visive. Oltre a stimolare la creatività, favorisce una connessione profonda con ogni fase del processo creativo. 
 
Ha collaborato con molte realtà prestigiose nel design e nella moda. Come si integra la sua attività artistica con le esigenze di un prodotto destinato alla produzione seriale? 
Arte e design condividono una radice creativa, pur rispondendo a necessità differenti. L’arte esplora una dimensione personale e libera, mentre il design si confronta con vincoli funzionali e produttivi. Tuttavia, queste due attività si influenzano reciprocamente, trovando nel disegno un punto di incontro che guida il processo creativo e arricchisce entrambi gli ambiti. 
 
Intervista tratta da  HIGH Everyday Couture THE JOURNAL Issue 3, curata da ARTRIBUNE distribuita nei circuiti Artribune durante la Biennale di Architettura 2025, il Salone del Mobile a Milano in Galleria Sozzani, 5VIE e BRERA District, e ad Art Paris a Parigi. 
 
Elena Salmistraro indossa HIGH Everyday Couture. 
Producer Alessia Caliendo 
Photographer Nicola Biscaro 
Beauty Elena Gentile 
Photographer assistant Sarah Indriolo 
Production assistant Michelle Cavallini 
 
Alessia Caliendo 

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Alessia Caliendo

Alessia Caliendo

Alessia Caliendo è giornalista, producer e style e visual curator. Formatasi allo IED di Roma, si è poi trasferita a Londra per specializzarsi in Fashion Styling, Art Direction e Fashion Journalism alla Central Saint Martins. Ha al suo attivo numerose…

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