Contrasti sulla valorizzazione del lavoro di Nanda Vigo. L’Archivio chiede spiegazioni, gli eredi non rispondono
Da circa un anno, l’Archivio Nanda Vigo chiede agli eredi dell’artista di rispettarne le volontà e li invita a spiegare alcuni comportamenti che ne starebbero danneggiando la memoria. E non si sa che fine farà la casa-studio
Sono tutte a firma di Allegra Ravizza, gallerista e presidente dell’Associazione Archivio Nanda Vigo, le lettere (diventate per necessità pubbliche) indirizzate ai signori Pietro e Francesca Cadeo, eredi dell’opera dell’artista milanese Nanda Vigo, in quanto figli di una sua cugina. Come spiega Ravizza nelle sue lettere, per ora tutte senza risposta, a loro spetta l’eredità però non la tutela dei diritti morali di Vigo e, di conseguenza, la tutela e la valorizzazione della sua opera, che invece è compito dell’Archivio. Infatti, prima della morte avvenuta il 16 maggio del 2020, Vigo ha espressamente disposto che Allegra Ravizza, Marco Meneguzzo e Andrea Zacchetti, promotori dell’Associazione Archivio Nanda Vigo (costituita il 18 marzo 2014) e membri del comitato direttivo, si assumessero l’impegno di diffondere la sua opera e di conservarne e valorizzarne la collezione.
L’Archivio Nanda Vigo e la lettera agli eredi Cadeo
In queste missive, Ravizza ci tiene a precisare la differenza tra diritto patrimoniale e diritto morale. Ma perché? Perché, per esempio, come scrive la presidente dell’Archivio, i signori Cadeo hanno rimosso tutte le opere esposte in modo permanente nei musei invece di prolungarne i contratti di comodato, e si sono anche appropriati del Compasso d’Oro dell’artista, finora conservato al Museo San Fedele di Milano. In questo caso la voglia degli eredi di mettere le mani su opere di valore cozza col compito dell’Archivio di valorizzare il lavoro di Nanda Vigo. Nella lettera diffusa che riporta la data del 15 novembre 2024 Ravizza pone una serie di domande che finora non hanno ricevuto risposta, tanto che, dopo un’ulteriore mail del 28 novembre, il 16 gennaio 2025 torna a chiedere spiegazioni anche, e soprattutto, sul destino della casa-studio dell’artista a Milano.
L’Archivio Nanda Vigo e il destino della casa-studio dell’artista
“Non avendo ricevuto nessuna risposta da parte vostra mi sento di scrivervi nuovamente nella speranza che il nuovo anno possa portare con sé alcuni chiarimenti necessari alla promozione del lavoro di Nanda Vigo. Le domande delle precedenti comunicazioni restano valide e in attesa di riscontro, riportate di seguito per praticità di chi ci legge. Vorrei avere oggi da voi un ulteriore chiarimento e una pianificazione sul destino della casa-studio di Nanda Vigo. Pietro e Francesca, vi chiedo quindi oggi, sempre in modo trasparente e pubblicamente, di raccontare lo stato attuale della casa-studio e del suo prezioso contenuto. Diteci quali sono i vostri prossimi progetti per il futuro di questo luogo? Nanda avrebbe voluto che diventasse una casa-museo, forse state lavorando per rispettare il suo desiderio, per questo voglio darvi nuovamente l’occasione per raccontare a chi ci legge come state rispettando le volontà esplicite di Nanda Vigo e adempiendo ai vostri obblighi”, si legge.
Il dovere morale dell’Archivio Nanda Vigo
L’appartamento fu un autentico teatro di incontri tra gli artisti che hanno generato i maggiori movimenti europei, è stato documentato e raccontato innumerevoli volte “ed è esempio perfetto della volontà artistica di Nanda Vigo, che ha abitato in quelle stanze per tutta la vita e le ha disegnate per se stessa nel corso degli anni”, spiega Allegra Ravizza. È dunque fondamentale per i membri del comitato direttivo dell’Archivio capire quale sarà il destino dell’opera di Nanda Vigo e la sua casa-studio, non soltanto per amor dell’arte ma anche, e soprattutto, per dovere e rispetto morale nei confronti dell’artista.
Caterina Angelucci
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