Ricucire il confine. Un racconto della design week di Gorizia e Nova Gorica Capitali della Cultura

Nell'ambito della rassegna che per la prima volta abbraccia due città e due Paesi diversi si parla anche di progetto. Al centro del discorso ci sono il tessuto e la trama, simboli del passato manifatturiero della regione ma anche del ricongiungimento di ciò che la storia ha diviso all'insegna della collaborazione

Al piano terra dell’Auditorium della Cultura Friulana, una scatola di vetro e cemento sostenuta da un reticolo di struttura metallica a vista progettata negli Anni Settanta da due allievi di Carlo Mollino, Giorgio Picotti e Mariateresa Grusovin, c’è un gran movimento di mani. Sotto la guida delle designer slovene del collettivo Oloop, chiamate a Gorizia per una residenza artistica, i visitatori, a piedi nudi, si cimentano nell’intrecciare e nell’annodare fili di cotone multicolore partecipando alla creazione di una grande opera collettiva: un tappeto che ha già viaggiato per mezza Europa, allargandosi e mettendo su peso a ogni tappa. Questo è solo uno dei lavori esposti nel contesto di GO! Design Week, l’evento organizzato dal MuDeFri, il museo virtuale dedicato alla cultura del progetto in Friuli Venezia Giulia, come contrappunto progettuale al programma di Gorizia e Nova Gorica Capitale europea della cultura (al singolare, perché è la prima volta che due città, per giunta situate in due Paesi diversi, si uniscono per presentare una candidatura congiunta). La tessitura, e il lavoro di tante mani su una stessa trama, sono però una metafora potete che racchiude in sé il senso dell’intera operazione: ricucire gli strappi della storia valorizzando invece la collaborazione transfrontaliera e le pratiche etiche. 

Gorizia Design Week 2025
Gorizia Design Week 2025

La GO! Design Week per ricucire gli strappi della storia

Il confine che divide – o unisce, a seconda dei punti di vista – Gorizia e Nova Gorica è un argomento che salta fuori già dalle prime battute di qualunque conversazione con i locali. Chiunque ha degli aneddoti, propri o tramandati da parenti più anziani, da raccontare. Tracciato in fretta e furia nel settembre del 1947 dai soldati alleati con un secchio di vernice bianca e un pennello, coincideva con la Cortina di ferro e separava, in maniera non sempre razionale (c’è chi si ritrovò, per esempio, con la casa da una parte e i campi dall’altra, mentre la piazza Transalpina, dominata dalla stazione in stile austroungarico, finì tagliata a metà), l’Occidente dai Paesi di impronta socialista. Assai poco permeabile nei primi anni, se non per i pochi che possedevano una prepustnica, un lasciapassare di carta da far timbrare, il confine divenne più poroso a partire dalla metà degli anni Cinquanta e per ciascuna delle due popolazioni cominciò a rappresentare una finestra aperta su un mondo con regole, consumi e abitudini diversi.

Oloop, Connections, CMYK. Gorizia Design Week 2025
Oloop, Connections, CMYK. Gorizia Design Week 2025

Le “due Gorizie”, la città storica e la città-vetrina

Nel frattempo, all’indomani della tracciatura del confine sulle terre diventate jugoslave era sorto un nuovo agglomerato urbano, una città-vetrina fondata seguendo la visione utopica dell’architetto Edvard Ravnikar, che aveva lavorato con Le Corbusier a Parigi prima della guerra. Oggi, anche se la linea di demarcazione si è ormai smaterializzata – le date da tenere a mente sono il 2004 e il 2007, con l’ingresso della Slovenia prima nell’Unione Europea e poi nell’area Schengen – Gorizia e Nova Gorica mantengono due fisionomie ben distinte: raggomitolata intorno alla sua piazza triangolare e in un certo senso seduta sul suo passato di “Nizza austriaca” la prima, ariosa e slegata ma anche moderna e dinamica la seconda, con un mix tra edifici brutalisti  ereditati dal periodo socialista e architetture contemporanee. 

Il tessuto come eredità storica e simbolo di unione

Le esposizioni di GO! Design Week, allestite all’interno di diversi spazi nelle due città, hanno come filo tematico il tessuto, una scelta che come spiega la curatrice Anna Aurora Lombardi ha a che fare sia con la storia travagliata di questo territorio che con la sua tradizione manifatturiera legata al settore tessile. “Nelle contee di Gorizia e Gradisca nel Cinquecento c’erano già le piantagioni di gelsi e gli allevamenti di bachi da seta. Dalla metà dell’Ottocento, con la costruzione di una fabbrica per la filatura e la tessitura del cotone, prima, e poi di una filatura per i cascami di seta da parte della famiglia Ritter, la città è stata sede del complesso industriale cotoniero più importante dell’Impero”, spiega. Oggi, in Friuli Venezia Giulia c’è un distretto del design di cui magari si parla meno rispetto al suo omologo brianzolo, ma dove non mancano i nomi prestigiosi, da Moroso a Snaidero, da Gervasoni a Calligaris e Fantoni.

La fiber art è comunque presente anche nel palinsesto generale di GO!2025 con eventi dedicati e installazioni come quella dell’artista di Lubiana Eta Sadar Breznik. Il suo Catturare la tempesta è un intervento site-specific che arricchisce l’interno della cupola del Teatro Nazionale Sloveno di Nova Gorica con una serie di pannelli tessili sospesi.

GoDW, Gruppo Politecnico Mi, Trattopunto
GoDW, Gruppo Politecnico Mi, Trattopunto

Go! Design Week. Il focus sui giovani talenti, locali e non 

Una mostra, in particolare, presenta i progetti vincitori di un concorso lanciato ai designer sotto i quarant’anni di età per l’ideazione di oggetti funzionali legati all’universo del tessile o al concetto di trama. Le sensibilità sono diverse, ma i pezzi, messi fianco a fianco, costruiscono “uno spaccato delle sfaccettature del design contemporaneo perché vi si possono individuare i filoni che rispecchiano le tendenze e le riflessioni in atto”, prosegue Anna Lombardi. “Ci sono l’autoproduzione, la stampa 3D, il design sociale e partecipativo, l’hackeraggio di prodotti di largo consumo, la rivitalizzazione di antiche tecniche artigianali…”. La giovane designer slovena Urška Sadar, per esempio, realizza on demand dei colorati appendiabiti con ganci in bioplastica che riproducono la forma cristallizzata del nodo tessile. Un gruppo di studenti della Laurea Magistrale in Integrated Product Design del Politecnico di Milano presenta Trattopunto, una mini macchina da cucire portatile frutto del detournement di oggetti comuni come una matita a mina. Marina Piva invita a riscoprire l’artigianato come chiave per sviluppare la socialità nelle piccole comunità isolate in montagna. La tessitura può anche essere il pretesto che permette a generazioni lontane tra loro di comunicare: è il senso dell’inconsueta collaborazione tra una scuola superiore, l’ISIS Fermo Solari di Tolmezzo, e l’Università della Terza Età di Udine. I ragazzi hanno costruito applicando le indicazioni contenute nella Proposta per un’autoprogettazione di Enzo Mari i supporti di legno e i telai su cui le studentesse senior hanno potuto sfogare la loro creatività.

Giulia Marani

Articolo aggiornato il 15 marzo 2025.

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Giulia Marani

Giulia Marani

Giornalista pubblicista, vive a Milano. Scrive per riviste italiane e straniere e si occupa della promozione di progetti editoriali e culturali. Dopo la laurea in Comunicazione alla Statale di Milano si specializza in editoria a Paris X-Nanterre. La passione per…

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