Macao, Vocla e Viale Molise 68. La storia più sgradevole della Milano Design Week 2025 spiegata bene

La manifestazione Alcova anche quest'anno puntava ad aprire un nuovo spazio abbandonato: la palazzina liberty di Viale Molise 68. Il centro sociale Macao che la occupava alcuni anni fa è riuscito ad impedirlo e così lo spazio è rimasto chiuso

Il Salone del Mobile 2025 con il suo Fuorisalone e con la consueta cacofonia di eventi e allestimenti sta procedendo regolarmente anche quest’anno a suon di code interminabili, business, nuovi prodotti e nuove idee mescolate a tanto tanto rumore inutile. Un carnevale più che una fiera. Ma tant’è.

La mostra di Vocla a Milano
La mostra di Vocla a Milano

Il progetto Vocla di Alcova e il risveglio dal letargo di Macao

A metà settimana però forse è il tempo di riavvolgere il nastro di quanto è successo a monte di questa Milano Design Week e ricordare un episodio che merita un’analisi per quanto è paradigmatico oltre che spiacevole. L’episodio riguarda l’evento Vocla che avrebbe dovuto svolgersi in una palazzina liberty da tempo abbandonata e fatiscente in Viale Molise. Vocla doveva essere un punto d’incontro in città con mostre, bar e ristoranti organizzato a Alcova. Cosa è Alcova? Ne abbiamo parlato tantissime volte su Artribune, ma possiamo sintetizzare così: Alcova è negli ultimi anni uno degli appuntamenti più rilevanti del Fuorisalone, una fiera-mostra-piattaforma dove alcuni tra i migliori progetti indipendenti decidono di presentarsi. Da sempre Alcova si è fatta carico di popolare luoghi abbandonati della città per mostrare i propri espositori in un contesto inedito: un ospedale militare, un ex macello e ultimamente alcune ville e fabbriche a nord di Milano, in Brianza. Quest’anno Alcova voleva – pur restando col suo quartier generale fuori città, a Varedo – affacciarsi di nuovo in piena Milano sempre colonizzando uno spazio abbandonato. A tal fine l’organizzazione – inventata da Joseph Grima e Valentina Ciuffi – aveva partecipato ad un regolare bando del Comune di Milano richiedendo la location della palazzina liberty di Viale Molise 68.

La mostra di Vocla a Milano
La mostra di Vocla a Milano

Il progetto di Vocla per gli spazi di Viale Molise 68

Il 25 marzo il progetto è stato presentato alla stampa che lo ha raccontato anche sottolineando come, finalmente, un progetto di qualità puntava almeno temporaneamente a rigenerare degli edifici pubblici abbandonati e un tempo occupati illegalmente da un centro sociale chiamato Macao.
Macao è stato un esperimento di lotta politica e culturale della Milano di alcuni anni fa. Si partì occupando rapidamente l’allora abbandonata Torre Galfa (oggi è un hotel di lusso) e si giunse alle Palazzine Liberty di Viale Molise appunto. Artribune si affacciò subito nei primi giorni di operatività trovando tanti pregi e altrettanti difetti. Dopodiché Macao si trasformò in altro. “Hanno prevalso la stanchezza, i soldi facili e le spillatrici” di birra, spiega Corrado Beldì uno degli attivisti della prima ora. Dopo alcuni anni nelle Palazzine e dopo varie controversie  l’organizzazione ha deciso autonomamente di andarsene anche perché gli attivisti realizzarono che non avevano alcun piacere di convivere con gli altri occupanti vicini di casa (essenzialmente migranti arabi) che si erano appropriati delle palazzine contigue. Durante la pandemia il progetto si sgonfia definitivamente fino a chiudere nel 2021. Gli occupanti lasciano gli spazi e se ne vanno, da allora tutto l’edificio è in abbandono. La “stanchezza” di cui parlava Beldì si conferma: l’organizzazione non fa più nulla, non cerca altre strade operative, non usa i social per comunicare salvo qualche post sporadico una volta ogni anno in occasione del ‘compleanno’ dell’occupazione. Tutto questo fino all’annuncio del progetto Vocla.

Leonardo Caffo a ruota libera su Macao e su Vocla

Appena i reduci di Macao si sono resi conto che nel ‘loro’ posto (costoro lo avevano tuttavia occupato illegalmente mentre Vocla lo aveva ottenuto partecipando ad un regolare bando comunale) si sarebbe svolto qualcosa d’altro, sono saltati su tutte le furie arrivando perfino a destarsi da un lunghissimo torpore. Il primo a muoversi, in modalità ideologo, è stato il filosofo Leonardo Caffo il quale dimostrando di non aver capito granché di quello che stava succedendo ha snocciolato un post Istagram in cui piagnucolava cose tipo “ora Macao diventa un posto solo per chi ha da spendere“, “qui si farà la gentrificazione mentre era il luogo che la combatteva” e “questi cocktail bar e ristoranti adatti a instagram rovinano la sacralità di una storia“. Il tutto ovviamente detto utilizzando quale veicolo? Ma sempre Instagram, naturalmente. Perché dovete sapere che tutti i protagonisti di questa vicenda hanno fatto la loro lotta di classe “anticapitalista” (come scrive Caffo) solo adoperando la piattaforma social di Mark Zukerberg grande nuovo amico di Donald Trump. Come se non bastassero le fesserie circa Macao e il riutilizzo delle Palazzine Liberty, Caffo ha incluso il solito armamentario retorico contro Milano, città dalla quale le persone intelligenti fuggono e dalla quale fuggono anche gli artisti rifugiandosi, a detta di Caffo, “a Torino”. A Torino… Ma superiamo il disagio del giovane pensatore e passiamo oltre. 

La mostra di Vocla a Milano
La mostra di Vocla a Milano

L’attacco di Macao al progetto Vocla di Alcova

Con Caffo siamo al 25 marzo, passiamo al 27 marzo quando finalmente interviene Macao. Il profilo Instagram si sveglia (sempre e solo Instagram, null’altro: anche perché grazie ad Instagram puoi fare cagnara a suon di cuoricini senza avere alcuna massa critica) e tuona il diritto di proprietà sugli edifici: Viale Molise 68 è Macao. A differenza di Caffo, che era comico, il post di Macao è così aggressivo, violento e intimidatorio che è disgustoso da riportare, per chi vuole sta qui. Epilogo della Instagram Fight è datata 29 marzo: sempre sui social, mi raccomando. Interviene uno dei protagonisti che fa la figura peggiore di questa storia Radio Raheem, realtà molto nota a Milano dedita alla ricerca musicale, che aveva siglato un’alleanza con Vocla\Alcova per sonorizzare le serate. Radio Raheem non è estranea all’enturage che fu di Macao e dunque subisce la pressione di attivisti attuali e passati e così alza bandiera bianca: “Con enorme rammarico negli ultimi giorni, i nostri valori sono stati messi in discussione senza possibilità di confronto, senza nemmeno sapere quali fossero i termini del nostro coinvolgimento. Critiche mosse anche da chi ci conosce bene, dalla nostra anima più intima, dalla nostra stessa community, in un modo e attraverso un mezzo che non condividiamo. …Abbiamo così deciso di non proseguire con la collaborazione“. Praticamente nell’ennesimo post Instagram di questa storiaccia Radio Raheem ci spiega che da una parte che era convinta di partecipare all’operazione e dall’altra che rinuncia, visto che probabilmente non era così convinta. “Così rimanete dalla parte degli infami, ma ci perdete pure i soldi” sintetizza efficacemente un sagace commentatore sotto al post. 

Alcova 2025, Milano
Alcova 2025, Milano

Alcova rinuncia lo spostamento del progetto Vocla

A questo punto con gli attivisti svegliatisi da un lunghissimo letargo e uno dei più importanti partner della manifestazione che ha tradito al primo stormir di fronde, Vocla decide di muovere un passo cavandosi d’impaccio e annuncia di lasciare la contestata location spostandosi altrove. Macao pubblica così un post (sempre-e-solo-post) in cui celebra la vittoria rincarando la dose su aggressività e intimidazione: “Abbiamo vinto: il nostro spazio è ancora vivo e chi prova a ignorarlo scivola“. Non si poteva scrivere qualcosa di più squallidamente minaccioso.

Macao. Uno spazio “vivo” in realtà fuori dal tempo e morto da anni e anni

Non si riesce a comprendere poi il motivo per cui Macao, essendo “ancora vivo”, era silente da anni e anni. Eppure Milano è una città dove chi vuole fare qualcosa ne ha la piena possibilità, esistono bandi dietro ogni angolo, fondazioni di tutte le tipologie che elargiscono finanziamenti considerevoli a spazi sociali, non profit, progetti dal basso. È la città del bengodi per questo. Eppure negli anni Macao, che avrebbe avuto tutte le carte per raggranellare grandi risorse utili a fare grandi cose, non ha combinato nulla di nulla: mai un bando, mai un avviso pubblico, mai una gara, mai manco l’ombra di mezzo progetto e proposta a comune, municipi, fondazioni. Il nulla mescolato al niente. Si spunta fuori solo per distruggere quello che fanno gli altri, ma non si costruisce alcunché né per la città, né per la società, né per la propria community. Perfino il collettivo Scomodo (che a Roma sta in uno spazio occupato illegalmente e che non si è tirato indietro dal diffondere altre sciocchezze su questa vicenda) a Milano ha la sua redazione in spazi regolarmente ottenuti e vince bandi da centinaia di migliaia di euro (sic!) facendo incetta di risorse economiche con tanto di foto opportunity davanti a Palazzo Marino, tra assessori sorridenti e banchieri finanzianti. Perfino una realtà che ha fatto la storia dell’antagonismo (non da Instagram) come il Leoncavallo ha da pochi giorni inviato una proposta al Comune per rilevare (pagando un affitto) uno spazio pubblico abbandonato. Perché Macao no? Perché l’organizzazione è ferma da anni e anni e si desta solo per fare ammuina sui social danneggiando chi ha la sola colpa di voler riutilizzare temporaneamente la sede dalla quale sono fuggiti loro sponte? Altrove forse sì, ma a Milano il trito pretesto dell’assenza di spazi e dell’assenza di risorse (e quindi la necessità di occupare illegalmente) non regge neppure un istante e si scontra contro la realtà. E spiace che l’autorevole Federica Verona, nel suo articolo pur eccellente sulla vicenda, lasci intuire che Milano sia una città dove c’è “bisogno di spazi pubblici veri”. Come se non ci fossero: beh, è falso. È una superstizione, come quella di chi da qualche mese sostiene che Milano sia una città “insicura”. Fesserie da Rete 4…

La mostra di Vocla a Milano
La mostra di Vocla a Milano

Vocla a Viale Molise 70 (e non 68)

Ma torniamo a Viale Molise. Cosa succede oggi? Oggi Vocla si sta regolarmente svolgendo. È una mostra di design con marchi importanti e anche progetti giovani e indipendenti, il contenitore è altrettanto affascinante e sta a 10 metri da Via Molise 68. Nonostante la leva dell’indignazione instagrammata degli attivisti fossero i cocktail e il ristorante col menu a 130 euro a persona, l’ingresso è perfettamente gratuito ti puoi fare una passeggiata nella mostra che è vastissima e di grande respiro, scoprire uno spazio solitamente chiuso e decidere se consumare o no nell’ottimo cocktail bar o nell’ottimo ristorante: i piattini da affiancare ai drink vengono 10 euro l’uno… Quando questi spazi erano occupati da Macao l’ingresso la sera era invece a pagamento, dentro c’era talvolta buona musica ma molto spesso anche spaccio di sostanze stupefacenti come è stato ampiamente documentato e un colossale smercio di alcolici totalmente in nero. E però la birretta abusiva a 5 euro è “cultura”, il cocktail a 13 euro che deve remunerare il personale, le tasse e una materia prima di buona qualità invece è “gentrificazione”. Sebbene i margini di guadagno sono più alti con la birretta che col cocktail. “Si sono pure dimenticati” prosegue Corrado Beldì “che fu proprio la fondatrice di Alcova a riattivare a Macao gli spazi del secondo piano realizzando studi e residenze artistiche. Uno dei tanti progetti che il gruppo non è riuscito a portare avanti per incapacità e miopia. Questa supposta vittoria nei confronti di Alcova\Vocla abbia tolto un’opportunità a giovani designer, cancellato ulteriormente la memoria del luogo senza creare nulla di alternativo“. 
In realtà Vocla è lì fino a domenica 13 aprile 2025, dunque l’opportunità per i giovani designer è intatta. Io ci sono andato con mia figlia adolescente che si è divertita e ha potuto visitare spazi incredibili che sono vicino casa ma solitamente chiusi ai cittadini: mi sarebbe piaciuto farle visitare la palazzina e raccontarle di quando era una borsa dove si fissavano i prezzi delle carni o di quando diventò un grande ristorante per sfamare gli addetti dei macelli comunali, ma non è stato possibile a cagione delle proteste-Instagram di qualche ex attivista annoiato.
Ma non disperiamo per il futuro. Per l’edificio di Viale Molise 68 non tarderanno nuovi progetti di rigenerazione. Nella speranza che chi ne avrà la responsabilità abbia anche il sangue freddo di ignorare i disturbatori social di professione ormai da tempo certificatamente buoni a nulla, dal punto di vista sociale e culturale, se non a raggranellare qualche innocuo e borghesissimo like sui social.

Massimiliano Tonelli

Vocla
Viale Molise, 70 – Milano
Dal 6 al 12 aprile
Dalle 18 alle 2

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Massimiliano Tonelli

Massimiliano Tonelli

È laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Siena. Dal 1999 al 2011 è stato direttore della piattaforma editoriale cartacea e web Exibart. Direttore editoriale del Gambero Rosso dal 2012 al 2021. Ha moderato e preso parte come relatore a…

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