Valentino omaggia Jan Vermeer. Trionfo italiano a Parigi, con la poesia del maestro fiammingo
Valentino trionfa sulle passerelle di Parigi, anche grazie alla nuova collezione Fall/Winter. Un omaggio a Jan Vermeer, genio della pittura Seicentesca. Abiti da sogno, fra eccellenza italiana e poesia fiamminga.
Il fascino discreto del made in Italy. Tutto l’inconfondibile appeal di una tradizione creativa che unisce classicità e innovazione, rigore manifatturiero e vocazione sperimentale, amore per il dettaglio, esattezza formale e straordinaria cultura iconografica. È l’Italia che il mondo guarda con ammirazione, ancora capace di tracciare una sintesi felice tra spirito imprenditoriale, qualità artigianale e sensibilità artistica. E la moda resta, in tal senso, tra i migliori fiori all’occhiello da esibire sui palcoscenici internazionali. Esemplare l’ultima sfilata di Valentino, nei giorni della fashion week parigina: collezione autunno/inverno 2013, un gioiello assoluto, per livello qualitativo e per la capacità di rimarcare un profilo identitario forte, autorevole. La moda italiana, così come ci piace raccontarla.
Intanto c’è l’arte, in sottofondo. I due direttori creativi della maison, Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli, hanno tirato fuori il meglio di sé, lasciandosi trasportare dalle suggestioni della pittura fiamminga secentesca. Un omaggio a Jan Vermeer. Delle cui scene d’interni la collezione restituisce l’anima, in termini di geometrie, di atmosfere, di preziosità decorative, catturandone quella singolare sospensione tra luce e penombra, quell’equilibrio tra severità ed eleganza. Non una trasposizione pretestuosa – come spesso accade – ma un’operazione di rilettura e rievocazione, tanto nostalgica quanto calata nell’attualità.
Ed ecco esili creature virginali scivolare lungo la passerella, i volti incorniciati da morbide trecce, sospese in una perfetta parentesi temporale: schizzate fuori dalla tela o pronte per finirci dentro, straniate nella soglia che separa seduzione metropolitana e ricercatezza d’epoca. Tagli eccellenti, linee essenziali ma sinuose e una femminilità piena di grazia regale. Questo era ed è, ancora, lo stile Valentino, tra perfezione delle architetture sartoriali, equilibrio dei dettagli e la classicità di filati pregiatissimi.
A ricordare le stanze incantate di Vermeer ci sono i tessuti, bouquet floreali disegnati nei blu oltremare e nei porpora sfarzosi; e poi le stole d’ermellino, le cappe e i mantelli, i boustier cesellati come intarsi di vecchie argenterie o come damaschi borghesi; gli abiti-vestaglia, a coprire la silhouette per intero: quelli neri e austeri, memorie di conventi o di collegi, nel gioco candido dei colletti inamidati e dei polsini severi; oppure quelli blu, bianchi, rossi e celesti, svaporati come nuvole, nella minuzia dei ricami e nell’essenzialità dei modelli. Tutto così retrò, tutto così contemporaneo.
Unico colore che manca è il giallo, protagonista assoluto della tavolozza cromatica vermeeriana, impalpabile quando diventa luce, sontuoso quando si fa panneggio. Un errore? Piuttosto, una scelta. Libera interpretazione, con tanto di filtro e di lettura critica. L’anima più severa e insieme più eterea di Vermeer si è fatta abito, privilegiando il decoro e il cesello alle giustapposizioni cromatiche, l’oscurità e i mezzi toni alle concentrazioni radiose, la sapienza costruttiva a quella luministica.
– Helga Marsala
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