H&M a Roma. Sotto la cupola di Fuksas
H&M rappresenta per la moda quello che è l'Ikea per il design e l'arredamento: una progettazione capace di realizzare prodotti di stile a costi contenuti. Questo business concept ha caratterizzato da sempre l'azienda fondata nel 1947 in Svezia da Hennes&Mauritz e l'ha resa famosa in tutto il mondo, grazie anche alle collaborazioni con nomi importantissimi (Karl Lagerfeld, Madonna e anche l'invisibile Margela) che firmano collezioni dai prezzi accessibili.
Tremila negozi nel mondo, 106 in Italia; dieci anni fa, nel settembre del 2003, apriva il primo store H&M italiano in San Babila a Milano, ora il flagship a Roma nell’edificio dell’ex sede dell’Unione Militare recentemente ristrutturata da Massimiliano e Doriana Fuksas. Quattro piani, 4mila mq di superficie per ospitare tutti i concept donna, uomo e bambini e, cosa rara e preziosa, lavoro per 126 persone. “Siamo felici di poter offrire ai nostri clienti di Roma un full concept store di questa portata in una location così centrale, perché sappiamo che lo aspettavano da tempo”, ha dichiarato Dan Nordstrom, country manager H&M Italia. A giudicare dalla folla di invitati e spettatori che stava col naso in su ad aspettare che cadesse il megatendone che copriva l’edificio prima dell’inaugurazione, si crede a tanta attesa.
Gli inviti erano per un doppio pubblico diviso in comuni mortali e vip, tre piani di accoglienza con musica e cibo e un quarto piano dove, grazie adun braccialetto bianco, si entrava nell’Olimpo di dei e semidei, famosi e semifamosi.
L’Olimpo sta sotto la struttura reticolare di vetro di Fuksas, uno spazio bianco, bello come sono belli quei posti che ti illudono di non essere a Roma, internazionale ed elegante, e dalla terrazza capace di confrontarsi con la cupola della chiesa accanto. Cena piacevole da vedere e da mangiare, la musica colta di Paola Maugeri e, mentre si vaga in questa base spaziale atterrata sul centro della capitale, si pensa a cosa sarà dopo questo evento, se diventerà sempre e solo un raffinato ristorante o se potrà ospitare altro.
Si riflette sul concetto di evoluzione della specie che forse sta producendo nuove forme di contenitori commerciali e culturali; si pensa che tre piani di vendita avrebbero più senso se servissero a sostenere un elegante piano di cultura. Non si può non pensare alla disgrazia economica dei nostri musei quando si viene a sapere che quel posto, quei quattro piani di abiti e accessori, sono costati più di 80 milioni di euro…
Clara Tosi Pamphili
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